Credem, occupazione in crescita e relazioni sindacali più costruttive

Il gruppo Credito Emiliano (Credem) è quotato alla borsa italiana e dispone sul territorio nazionale di circa 600 filiali, 41 centri imprese, 800 promotori finanziari con 100 uffici dedicati, oltre ai CredemPoint.
L’istituto, che ha oggi 5.600 dipendenti ed è una delle realtà imprenditoriali private italiane di maggior spessore, è stato fondato nel 1910, su iniziativa di imprenditori reggiani, con il nome di Banca Agricola Commerciale di Reggio Emilia.
L’attuale denominazione di Credito Emiliano SpA (Credem) fu assunta nel 1983, in coincidenza con l’acquisizione della Banca Belinzaghi di Milano, prima opportunità di crescita significativa al di fuori dei confini regionali.
Oggi Credem è presente a livello nazionale in 19 regioni; tale diffusione è stata raggiunta sia attraverso l’apertura di nuove filiali sia mediante l’acquisizione di banche di piccole e medie dimensioni, verso le quali ha rivolto il proprio interesse sin dai primi anni ’90.
Come possiamo presentare il gruppo?

Credem è davvero un’Azienda “privatissima” e gelosa della propria autonomia imprenditoriale.
Una concezione di questo tipo è stata a lungo coniugata con un deciso ostracismo verso il Sindacato e, per molto tempo, gli unici accordi sottoscritti hanno riguardato la gestione delle acquisizioni.
In tali occasioni, abbiamo, come Organizzazioni sindacali, salvaguardato un principio per noi importante: le riorganizzazioni conseguenti alla fusione, da parte di Credem di circa 20 banche, quasi tutte al Sud, dovevano delocalizzare il lavoro verso le aree a più alta densità di personale, evitando lo spostamento in massa dei lavoratori.
Dai primi anni 2000, siamo riusciti a sottoscrivere accordi che miglioravano le tutele per il personale, facendo decollare la previdenza integrativa ed l’assistenza sanitaria, primo esperimento in Azienda di condivisione di obiettivi con il Sindacato.
Oggi le Relazioni Industriali restano complesse, ma il Credem che negli anni ’80 voleva buttar fuori il Sindacato dall’Azienda è cambiato, anzi, l’abbiamo fatto cambiare!
Credo di poter dire che buona parte del merito, per questo cambio di rotta, vada ascritto al rapporto costante che abbiamo sempre cercato con i lavoratori e con le lavoratrici.
La First Cisl, è la maggiore sigla sindacale del gruppo bancario con quasi 1400 iscritti e lavora da sempre per realizzare soluzioni contrattuali che, nel difficile contesto in cui operiamo, rispondano ai bisogni concreti delle persone.

2) Nel bilancio semestrale del Credem di giugno 2015 si è registrato un utile d’esercizio di 90 milioni di Euro, con una crescita degli impieghi del 5,3% rispetto al corrispondente periodo del 2014.

A marzo 2015, l’Agenzia Fitch, nel confermare il rating del gruppo, ha revisionato l’outlook da negativo a stabile, mentre piu’ recentemente anche Moody’s ha posto sotto osservazione il gruppo per un miglioramento del rating sui depositi a lungo termine.
Come sta vivendo il Credem questi positivi segnali, nel contesto dei grandi cambiamenti di sistema?

Come ai tempi della crisi del settore bancario degli anni ’90, anche oggi il gruppo fa leva sulla propria solidità patrimoniale e sulla qualità dell’attivo per “farsi largo” all’interno del sistema, con l’obiettivo di entrare stabilmente tra i primi 10 gruppi creditizi italiani.
Fino a qualche anno fa, “far contento l’azionista” massimizzando il valore dell’azione, era l’unico orizzonte che muoveva l’Azienda; oggi, pur restando corposi i dividendi erogati, l’azione sindacale tende ad allargare a tutto il personale i benefici del buon andamento del gruppo.

In ogni caso, restano ancora ampie aree di discrezionalità aziendale, a partire da un sistema incentivante non condiviso con il Sindacato.
Va sottolineato, il dato importantissimo, della crescita dell’occupazione all’interno del Gruppo: l’entrata ogni mese in Azienda di giovani di primo impiego è apprezzabile da parte nostra ed evidenziata anche dei colleghi, vista la carenza degli organici!
Dobbiamo trovare soluzioni che favoriscano la stabilizzazione di questa nuova occupazione: si tratta di un’azione meno complessa rispetto alla gestione di eccedenze di personale o di esuberi, come purtroppo accade in altre realtà.
Servirebbe poi un’apertura alla partecipazione dei dipendenti al capitale della banca: come Cisl ci abbiamo sempre creduto ed i tempi secondo noi sono maturi per andare in questa direzione.

3) L’11 ottobre 2013 è stato rinnovato con l’Azienda, dopo 25 anni, il contratto collettivo di secondo livello per il personale appartenente alle Aree Professionali ed ai Quadri Direttivi, sottoscritto da Fiba, Fisac, Uilca ed Ugl.

Cosa ha rappresentato questo importante accordo, giunto, tra l’altro, in un momento particolarmente difficile dei rapporti tra Sindacati ed Aziende di Credito, all’interno di un gruppo bancario ove le Relazioni Sindacali, come detto, sono state sempre tradizionalmente complesse?

Il Contratto Integrativo è stato firmato, per singolare coincidenza, proprio nei giorni della disdetta del CCNL da parte di Abi.
E’ stato molto faticoso tagliare questo traguardo, oltre che per questioni di merito, anche per una sorta di “abitudine” ad operare in assenza di un contratto di II° Livello coordinato e omogeneo.
In questi due anni abbiamo già sottoscritto accordi che migliorano i contenuti dell’integrativo, ed ora, dobbiamo avviare la fase del rinnovo.
Quella firma è stata un vero e proprio salto di qualità, dopo anni di Relazioni Sindacali un pò “a la carte”!
Resta ancora molta strada da fare, ma la direzione imboccata è quella giusta.

4) Il mondo delle Popolari è in grande fermento per via della trasformazione in Spa e delle successive preannunciate integrazioni tra banche.

Come esprimere i valori della territorialità e del servizio a famiglie ed imprese in un contesto di Aziende Bancarie sempre piu’ grandi e soggette a cambiamenti rapidi e continui?

Il Credem ha gestito le numerose acquisizioni di questi anni imponendo un modello unico in tutto il territorio, dal Piemonte alla Sicilia; la cosiddetta “cultura Credem” ha uniformato l’azione della banca, con un forte presidio dal centro.
Con la creazione delle Direzioni Territoriali, da quest’anno, tale modello pare aprirsi (ancora troppo timidamente) ad un maggior grado di autonomia della “periferia” che, speriamo, si traduca anche in un maggior ascolto delle esigenze nelle diverse realtà del paese in cui la banca opera.
Tutto il sistema creditizio è chiamato a muoversi in una logica di valorizzare i territori e le specifiche tradizioni di autonomia, nel contesto dei grandi cambiamenti in corso.

5) Le politiche commerciali sono al centro dell’azione del Sindacato, anche per rilanciare sempre piu’ prassi di Responsabilità Sociale d’Impresa, anche grazie al CCNL che valorizza proprio l’accordo del 2004 sulla CSR.

Quali proposte per porre al centro le tematiche di un nuovo modello di banca, sostenibile e condiviso, e quali auspici, da parte della First Cisl del Credito Emiliano, di fronte agli impegnativi appuntamenti che attendono il nostro settore ed il gruppo?

Noi abbiamo sempre insistito, nei confronti dell’Azienda, sul tema del “benessere” del lavoratore.

Questo significa impostare politiche di welfare, come si sta facendo in questi anni, ma anche prendersi cura delle persone che lavorano all’interno dell’Azienda, che sono il vero volto con il quale il gruppo si presenta ai clienti.
Anche su questi aspetti rileviamo, rispetto al passato, una maggior attenzione, che però fatica ancora, dal centro, ad arrivare in “periferia”.
C’è poi un tema, quello delle c.d. “pressioni commerciali” che al Credem, come in molta parte del settore bancario, sono in totale antitesi con un modello di banca “sostenibile”, perchè possono indurre vendite forzate ed una scarsa attenzione alle esigenze reali della clientela.
Su questo aspetto c’è ancora molto da lavorare, serve un cambio di mentalità radicale, a partire dallo stile di “leadership”.

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