Permessi visite mediche: qualche segnale di buon senso

Pochi giorni fa l’Azienda è intervenuta in maniera unilaterale riguardo la normativa in essere in CAI che regola i permessi per visite mediche, riportando l’art.33 del CIA 1998 che le attribuisce “la facoltà di concedere, previa richiesta, brevi permessi retribuiti per visite mediche o visite specialistiche, idoneamente documentate, che non possano essere effettuate fuori dall’orario di ufficio e/o per urgenti necessità familiari”.

Questa iniziativa, priva di ogni preventiva discussione con il Sindacato, ha introdotto alcune ulteriori rigidità come, ad esempio, la definizione di un tempo limite pari a tre ore per effettuare tali visite (viaggio compreso).

“Stupiti” da tale iniziativa e dalle modalità con cui è stata posta in essere, abbiamo necessariamente richiamato la controparte ad una opportuna riflessione su un tema che non ha solo risvolti normativi, ma anche sociali, impattando in maniera evidente sulla salute dei lavoratori.

La sollecitazione è stata resa imprescindibile anche dalla fulminea applicazione, non sempre omogenea e coordinata, delle nuove disposizioni, che ci hanno portato a raccogliere numerose segnalazioni di dinieghi dei permessi in questione, con evidenti disallineamenti rispetto a quanto applicato in passato riguardo le medesime situazioni e anche relativamente a patologie tutt’altro che banali.

Nelle ultime ore, tramite le vie brevi, l’Azienda ci ha quindi comunicato l’intenzione di procedere ad un (ri)allargamento delle maglie rispetto alla concessione dei permessi incentrato soprattutto sulla diagnostica, sulle terapie e ad una valutazione più flessibile della patologia sottostante alla singola richiesta.

Allo stato attuale, restano tuttavia le restrizioni relative a sedute fisioterapiche, cure fisiatriche e interventi odontoiatrici “ordinari” e viene confermata la necessità delle dichiarazioni del medico indicate dal CIA, oltre alla quantificazione del limite di tre ore legato al concetto di brevità del permesso.

La dichiarata intenzione aziendale di uno sblocco della situazione relativo a certe importanti casistiche e dell’applicazione di una maggior flessibilità costituiscono una prima apertura di buon senso nella direzione auspicata, ottenuta grazie alle nostre ripetute sollecitazioni, che andrà peraltro monitorata e valutata sul piano della concretezza e che conferma però come sia necessario superare lo sgradevole passo falso occorso in tema di relazioni industriali, aprendo una reale discussione tra le parti per affrontare ulteriormente le restrizioni che ancora permangono, derivanti dalla fuga in avanti degli scorsi giorni.

Per questo, riteniamo quantomai opportuno approfondire ulteriormente il tema nella sua sede naturale, ovvero il tavolo di Gruppo.