Tavola rotonda First Cisl alimenta il dibattito su mondo del lavoro e smart working

La pandemia e il lavoro agile. A cosa sta andando incontro il mondo del lavoro? First Cisl ha posto il tema in una partecipata tavola rotonda dal titolo “Lo Smart working tra tutela e territorio: realtà e prospettive”.

L’iniziativa ha suscitato grande interesse ed è stata rilanciata dalle principali agenzie nazionali di stampa.  Ansa ha incentrato il titolo del suo lancio su un particolare aspetto, “Smart working: Cisl, si lavora 48 minuti in più al giorno”, completando con un secondo lancio la copertura dell’evento, con il quale ha evidenziato l’intervento di Francesca Puglisi, sottosegretario del ministero del lavoro e delle politiche sociali, secondo la quale l’esecutivo punta ad una legge “leggera”.

AdnKronos rimarca ciò che per il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani è fondamentale: “Colombani (First Cisl): ‘smart working va gestito con contrattazione. No regole dure’”. Stessa impostazione per Italpress: “Smart working, Colombani: ‘va gestito con contrattazione’”.

Le risultanze della tavola rotonda di First Cisl mettono in evidenza come il settore bancario sia all’avanguardia con la disciplina nel lavoro agile e l’introduzione del diritto alla disconnessione contemplato dal contratto collettivo nazionale dei lavoratori delle banche. Anche nel settore assicurativo e del credito si sono registrati risultati importanti raggiunti tramite gli accordi aziendali.

First Cisl ha ribadito di non voler “lasciare i lavoratori da soli a negoziare con le aziende”. Per il sindacato questa non è un’opzione ma un “rischio assolutamente da evitare”, perché non si può “destrutturare il rapporto di lavoro subordinato, che deve restare invece il baricentro del settore”.

Ansa, AdnKronos e Italpress riportano l’intervento del segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, che sottolinea come «durante il lockdown abbiamo sperimentato non lo smart working ma l’home working: è stato necessario per contenere la diffusione del virus. Ma adesso dobbiamo andare oltre l’emergenza. Per farlo non servono però interventi legislativi eccessivamente prescrittivi, è la contrattazione che deve mantenere il suo primato».

Un’esigenza reale sostenuta dall’analisi dell’Ufficio studi di First Cisl che ha rilanciato un’indagine della New York University e della Harward Business attraverso la quale si apprende che “a livello globale il tempo medio di lavoro nelle 24 ore è aumentato di 48,5 minuti. In Italia, nel settore finanziario e assicurativo (codice Ateco K), la percentuale dei lavoratori in smart working era del 2,4% ad inizio 2020, prima del Covid-19; è passata al 26,1% a marzo–aprile, dunque nel pieno dell’emergenza sanitaria; si è poi contratta parzialmente a maggio e a giugno, dopo la fine del lockdown, scendendo al 16,5%”.

Si è di fronte ad una fortissima accelerazione «perché lo smart working rappresenti davvero un’opportunità per i lavoratori – ha aggiunto Colombani – non dobbiamo coltivare l’illusione che bastino nuove regole per governarne l’impiego. Ciò di cui più abbiamo bisogno è un approccio multidisciplinare, in grado di inserire questa modalità di lavoro nel nuovo modello economico e sociale che si profila. Di questo nuovo modello dovrà far parte – ha concluso Colombani – una profonda evoluzione della cultura organizzativa, basata sull’autonomia e sulla fiducia anziché sul vecchio impianto fordista. Una sfida che si pone con particolare urgenza anche per il settore bancario».

Da parte sua il Governo, rappresentato dal sottosegretario del ministero del lavoro e delle politiche sociali Francesca Puglisi, ha riaffermato la volontà di regolare lo smart wkorking. «Ascolteremo quanto ci diranno le parti sociali nell’incontro del 24 settembre – si legge su Ansa – Il Governo vuole accompagnare il cambiamento e quindi accanto alla contrattazione nazionale bisogna guardare agli esempi di quella decentrata. Un cambiamento da attuare ad esempio della legge – ha spiegato Puglisi – è il punto in cui si fa riferimento alle madri lavoratrici. La cura dei figli non deve essere più appannaggio solo delle donne».