Esecutivo First Cisl, Colombani, no alla deregulation del settore

Un no secco alle deregulation del settore e un messaggio alle banche: First Cisl non starà a guardare. “Gli utili – ha spiegato il segretario generale Riccardo Colombani davanti al Comitato esecutivo nazionale riunito a Castelnuovo del Garda – sono tornati a crescere e cresceranno ancora nei prossimi anni, il costo del lavoro è sceso per effetto del calo degli occupati, il Roe è salito al 5%”. Ciò nonostante, ha proseguito Colombani, “il sistema bancario italiano si muove come se il precetto costituzionale dell’utilità sociale, legato all’esercizio del credito e alla tutela del risparmio, non esistesse”. Lo dimostra il fatto che le stesse banche che “alzano le barricate contro i newcomers, le piattaforme digitali che premono per entrare nel settore dei pagamenti, in realtà si stanno muovendo per creare un sistema bancario ombra”, che “destruttura l’area contrattuale, svilisce il lavoro. Il sistema bancario deve avere la lungimiranza di non badare alla prossima trimestrale, attuando scelte strategiche che puntino alla qualità dei servizi, cosa possibile solo attraverso la consulenza erogata alle famiglie e alle imprese piccole e medie”.

I tentavi da parte del sistema bancario di distribuire servizi basic e low cost fuori dai canali bancari “si ritorcerà contro le banche stesse, che stanno cercando di conquistare quote di mercato magari enfatizzando l’operazione stessa come esempio di responsabilità sociale d’impresa – ha aggiunto – Così facendo, infatti, si traccia la strada per Amazon, Apple, Facebook e altri competitor, che sfrutteranno le prassi in uso creando una giungla caratterizzata da servizi low cost a bassissimo margine. Ciò porrà molti problemi al sistema bancario ed in particolare alle banche piccole e medie, con riflessi negativi sulle economie dei territori”. Per Colombani, inoltre, “la direttiva sui pagamenti (PSD2) non c’entra niente, è una foglia di fico. Si vuole artatamente utilizzare la regolamentazione comunitaria per giustificare lo short-termism, ossia un approccio al business di breve termine, controproducente nel medio periodo. Invece c’è bisogno di una strategia di business da costruire insieme”.

“Noi vogliamo un patto per l’occupazione nell’interesse del Paese che elimini il falso lavoro autonomo. Vogliamo un patto per l’occupazione che escluda la contrattazione (complementare) che determina ribassi dei salari e degli inquadramenti. Le banche – ha proseguito Colombani – devono investire nel capitale umano per fare consulenza personalizzata (taylor-made), coniugando la soddisfazione e l’interesse della clientela con il loro legittimo interesse economico. D’altra parte le banche hanno bisogno di conoscere a fondo la clientela per sfruttarne le potenzialità inespresse e per ridurre i rischi. Bisogna tornare a fare credito alle piccole imprese assistendole con una consulenza che non abbia il solo, dannoso scopo di vendere lo specifico prodotto. Solo in questo modo, ossia abbandonando l’ossessione della vendita del prodotto, ma abbracciando la filosofia della qualità del servizio, le banche avranno ritorni economici stabili nel tempo, con un minore incidenza di deterioramento del credito concesso, anche attraverso la diversificazione dei rischi, dovuta all’assistenza mirata alle Pmi”.

Insomma, ha concluso Colombani, “per fare banca in modo sostenibile e socialmente responsabile è necessario respingere la distribuzione di servizi bancari basici che utilizza canali impropri ed è indispensabile gestire il rischio d’impresa senza esternalizzarlo con un utilizzo sbagliato di lavoratori autonomi che, nei fatti, sono lavoratori subordinati. La piaga del falso lavoro autonomo ha le ore contate”.