Plus 24, First Cisl, whistleblowing sindacato sia filtro tra lavoratori e banca

Delle cifre del fenomeno del whistleblowing nelle banche italiane, rese note da una specifica ricerca di First Cisl, si occupa “Il Sole 24”. Su “Plus 24” Nicola Borzi firma un articolo dal titolo “Istituti italiani, i whistleblower non abitano qui”. A dimostrarlo sono “i dati sulle segnalazioni di operazioni irregolari lanciate nel 2017 dai bancari dei quattro maggiori gruppi nazionali, analizzati dall’ufficio studi di First Cisl – scrive il quotidiano economico -. I bancari che hanno effettuato segnalazioni sono stati 16 in Intesa Sanpaolo (su 96.892 dipendenti, una ogni 6.055 addetti), n in Ubi (su 21.414 dipendenti, una ogni 1.947 addetti), solo cinque in Banco Bpm (su 23.227 dipendenti, una ogni 4.645 addetti). UniCredit ha ricevuto invece 214 segnalazioni (erano 91.952i dipendenti a fine 2017, una ogni 430 bancari). Ma in questo caso, secondo FirstCisl, la motivazione va cercata nel fatto che il gruppo ha il 56% del personale fuori dall’Italia. Come a sottolineare che la cultura dei “lanciatori d’allerta” è più viva all’estero che non entro i confini nazionali”.

“Plus 24” evidenzia come la gran parte delle segnalazioni ricevute siano finite nel nulla. Nel sostenere tale dato si rifà ai puntuali dati forniti dall’ufficio studi di First Cisl, diretto da Riccardo Colombani. “Le segnalazioni archiviate sono state 149 da UniCredit, 10 da Intesa Sanpaolo, due da Banco Bpm e una da Ubi. Quelle considerate, dunque approfondite, sono state rispettivamente 53 da UniCredit, sei in Intesa Sanpaolo , tre da Banco Bpm e tre da Ubi”.

L’inserto de “Il Sole 24 ore” ricorda che “le banche sono state i primi soggetti tenuti anche in Italia a regolare le segnalazioni interne dei whistleblower. Lo ha stabilito la direttiva 36 del 2013, recepita dal decreto legislativo n.72 del12 maggio 2015 confluito nelle pagine 64 e 65 della circolare di aggiornamento del 21 luglio 2015 della Banca d’Italia alle “Disposizioni di vigilanza per le banche” (la n. 285 del 17 dicembre 2013) che ha introdotto le indicazioni in materia di whistleblowing”.

Sull’argomento è intervenuto il Segretario generale di First Cisl, Giulio Romani che ha fatto notare come “la legge non tutela abbastanza i lavoratori, per questo nelle banche italiane il whistleblowing non attecchisce, mentre funziona nelle realtà estere dove esistono protezioni maggiori. Eppure sarebbero uno strumento utilissimo per far suonare in tempo l’allarme sulle storture interne, che se non vengono corrette ricadono sulla clientela e anche sull’occupazione. Non si vuol capire – ribadisce Romani – che il whistleblowing va tutelato perché ha un grande valore sociale e si traduce in un costante stimolo al miglioramento delle modalità organizzative delle banche. Alla politica chiediamo di porre rimedio, dando al sindacato il ruolo di filtro tra banca e lavoratori”.