La scienza è donna: Margherita Hack e Rosalind Franklin

Storicamente uno dei pregiudizi maschili più ingiusti è stato quello che ha considerato l’intelligenza della donna minore rispetto a quella di un uomo. Questo atteggiamento di superiorità si è tenuto anche in ambienti umanistici e scientifici a maggioranza maschile e ha purtroppo permesso che moltissime studiose rimanessero pressoché sconosciute, sebbene avessero contribuito in maniera determinante allo sviluppo del progresso del sapere. Gli uomini infatti hanno eletto quali interlocutori del dialogo culturale e cognitivo solo altri uomini, tendendo a relegare l’operato femminile ad una funzione di complemento o di assistenza.

Gli studi, le intuizioni e le invenzioni di scienziate eccellenti sono così finiti sulle pubblicazioni di esimi colleghi e, non solo non vi è stato alcun riconoscimento, quanto, a tutt’oggi, bambini e bambine studiano in un mondo le cui le scoperte più importanti pare siano state fatte per la prima volta solo dagli uomini. Ricordo in modo molto chiaro che da bambina mi pareva che tutte le esperienze migliori e tutte le attività più interessanti le avessero fatte sempre e solo gli uomini.

Proprio in campo scientifico, dove sesso, religione o colore della pelle non dovrebbero essere un ostacolo alla ricerca alla divulgazione e, anzi, dovrebbe essere abbattuta ogni differenza, pare davvero una contraddizione che si sia verificata una simile discriminazione.

Per cominciare a porre rimedio a tale distorsione culturale vorrei parlarvi di due scienziate formidabili, entrambe dal carattere forte e determinato, che non si sono trovate in particolari situazioni di povertà o privazione, ma che hanno avuto percorsi differenti proprio a causa del diverso atteggiamento delle comunità scientifiche di appartenenza nei loro confronti.

Margherita Hack è nata a Firenze il 12 Giugno del 1922 da famiglia colta e benestante e, pur non potendo sostenere la maturità a causa della guerra, le sono stati riconosciuti gli studi, consentendole di laureandosi lo stesso in Astrofisica nel 1945.

Rosalind Franklin è nata a Londra il 25 Luglio del 1920 e, dopo aver cambiato molte scuole, si è trasferita a Cambridge per studiare matematica, fisica, chimica e cristallografia, senza mai giungere tuttavia alla laurea a causa dell’ambiente conservatore della facoltà.

Margherita Hack nel 1950 ha vinto il concorso per Assistente alla Cattedra di Astronomia dell’Istituto di Ottica a Firenze ed è stata incaricata di tenere tutte le lezioni di Astronomia Sferica e Astrofisica.

Rosalind Franklin è stata l’autrice della famosa ‘Photo 51’, ovvero la prima immagine che ha mostrato in modo inequivocabile la struttura a forma di doppia elica del DNA.

Margherita Hack nel 1952 si è recata a Parigi per collaborare con Daniel Chalonge ad una ricerca sulla temperatura delle stelle che troverà tanto noiosa al punto da volerne cambiare i metodi d’indagine: il risultato è stato talmente originale da ottenere la pubblicazione sulla prestigiosa rivista europea Annales d’Astrophysique.

Rosalind Franklin è diventata talmente esperta nel fotografare a raggi X il DNA da riuscire a creare l’immagine oggi universalmente riconosciuta come la più nitida che sia mai esistita della morfologia ‘a doppia elica’ dei filamenti; è su tale base che si è cominciato a capire quali sequenze del DNA siano intercambiabili e quali siano uniche e non spostabili nel codice genetico.

Margherita Hack nel 1954 ha ottenuto la libera docenza dell’Università di Firenze: aveva solo 32 anni. Ciò non le peraltro ha impedito di trasferirsi in Olanda, lavorando 6 mesi al CNR: è diventata così membro dell’Unione Astronomica Internazionale e i suoi studi sono stati riconosciuti a livello internazionale.

Rosalind Franklin non è stata premiata dal mondo scientifico: Maurice Wilkins, il direttore del suo istituto, le aveva infatti rubato i suoi appunti e la Photo 51 dal cassetto per consegnarli a due zoologi, Watson e Crick, che si vedranno così assegnare il Nobel per la Medicina.

Margherita Hack ha iniziato inoltre la sua attività di divulgatrice scientifica, collaborando con la carta stampata; le sue analisi si riveleranno sempre più preziosi contributi per il progresso scientifico e le università di tutto il mondo faranno a gara per poter lavorare con lei.

Rosalind Franklin nel suo ambiente lavorativo è stata soprannominata la terribile Rosy, per via della sua forte personalità. Il suo carattere determinato, infatti, l’ha portata a vivere il suo ruolo di ricercatrice associata come paritario rispetto a quello dei colleghi.

Margherita Hack è diventata direttrice del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Trieste, ordinaria di Astronomia e ha fatto parte dei gruppi di lavoro della NASA; inoltre è entrata in politica prendendo posizioni anche radicali, dichiarandosi atea, a favore dell’eutanasia e dei diritti civili delle coppie omosessuali.

Rosalind Franklin tuttavia non è stata considerata alla pari. Il collega Wilkins aveva una visione spiccatamente maschilista e, di conseguenza, pretendeva un comportamento ancillare, considerando la donna solo come una assistente. Proprio per questo motivo si è sentito autorizzato sia ad appropriarsi della Photo 51 come fosse sua che di mostrarla ai due zoologi.

Intorno a Margherita Hack si è intrecciato un tessuto sociale che è rimasto affascinato dal suo carisma e che ha ammirato la sua sfrontatezza senza mai cercare di ridicolizzarla, sminuirla o sottovalutarla.

Rosalind Franklin ha lavorato ad altre ricerche, cercando di utilizzare la diffrazione dei raggi X per lo studio di alcuni virus, fra cui quello della polio, finché si è ammalata di tumore ovarico ed è morta a soli 37 anni.

Nel 1962 Watson e Crick sono stati premiati e Rosalind Franklin non è stata nemmeno citata dai due. Solo nel 1968 Watson ha parlato di lei nel suo libro “La doppia elica”, descrivendola con toni insultanti e umilianti. Margherita Hack, invece, è stata accettata dalla comunità scientifica alla quale apparteneva: ciò le ha consentito di studiare, capire, creare, discutere ed elaborare le proprie ricerche con stima e rispetto dei colleghi.

Abbattere pregiudizi e discriminazioni non è semplice, certo, ma è assolutamente un passo da compiere per permettere alla società di scrivere nuove pagine di educazione civile e di rispetto. Quando ciò avverrà, si apriranno nuovi scenari tramite i quali poter lasciare fiorire lo sviluppo delle arti e delle scienze, liberamente e senza condizionamenti di alcun genere. Così facendo, non avremo nulla da perdere e, anzi, il nostro bagaglio intellettuale verrà notevolmente arricchito, mentre nuovi e ampli orizzonti si apriranno dinnanzi ai nostri occhi.

E solo quando il genio verrà accettato senza disparità alcune, la scienza potrà meravigliosamente avere anche il volto di una simpatica e impertinentemente donna.

Cristina Manfredi, Dirigente Sindacale First Cisl Parma e Piacenza

 

 

In copertina: “Jaidyn reading a book” di Karen Whitworth, particolare.