Eri un desiderio dentro al cuore: Jennifer Zacconi e Paula Peyton

Il prossimo 12 maggio si celebra la Festa della Mamma, celebrazione e riconoscimento del ruolo sociale, culturale e mistico-religioso della donna portatrice di vita.

Non è banale vivere questo evento in tal senso: i nostri antenati hanno adorato, per diversi secoli e fino almeno al 3000 a.C., la Dea Madre portatrice di fertilità, mentre noi oggi ricorriamo alla medicina affinché le coppie siano assistite prima e durante la gravidanza.

Cambiano i rituali e la tecnologia, ma ogni società, la nostra compresa, ha vissuto gli stessi culti legati alla procreazione con finalità preparatorie alla maternità: non passa quindi un giorno della nostra storia in cui ci scordiamo di riprodurci e di continuare il cammino del nostro genere su questa terra.

E questo lo sanno molto bene Jennifer Zacconi e Paula Peyton, loro che avevano un forte desiderio dentro al cuore: divenire madri.

Jennifer Zacconi ha 19 anni, vive con la madre ad Olmo di Martellago e adora cantare, tanto che, appena ne ha la possibilità, si diletta con il karaoke tra amici e nei locali della provincia veneta, soprattutto all’Affinity, un famoso club privato della zona.

Paula Peyton è giovane, studia al college ed inizia a collaborare come consulente volontaria per una organizzazione statunitense che si occupa di prevenzione sessuale, sensibilizzazione sul virus dell’HIV e supporto all’aborto.

Jennifer Zacconi è piena di energia contagiosa ed attraverso la propria voce esprime tutta la voglia di vivere, tanto che un uomo con la cravatta, proprietario del club, ne rimane immediatamente attratto.

Paula Peyton assiste anche una donna rimasta incinta a seguito di uno stupro e nonostante il suo dichiarato sostegno per la vita, non riesce ad aiutarla in tal senso: quella donna infatti decide di abortire.

Jennifer Zacconi sempre più spesso fa capolino nel locale e tra una canzone e l’altra cerca di scambiare qualche parola con l’uomo con la cravatta, affascinata dai suoi modi eleganti: potrà mai essere un ostacolo la differenza di età che li separa, oppure al contrario, sarà motivo di crescita e confronto reciproco?

Paula Peyton stessa era stata vittima di violenza sessuale due anni prima e pertanto poteva capire come il mondo, a seguito di un tale terribile evento, potesse diventare un inferno dove nascondere la propria vergogna e la propria rabbia, ma non poteva capire cosa significasse portare in grembo il frutto di un abuso.

A poco a poco Jennifer Zacconi si innamora perdutamente: è l’inizio di un periodo fatto di effusioni e di tenerezze. E poco importa se l’uomo con la cravatta è stato sposato in passato, lui la riempie di attenzioni e diventa sempre più un costante punto di riferimento nella sua vita.

Paula Peyton nel 2016 rimane incinta, ma, a causa di un complicanze di gestazione, è costretta ad abortire e si sente complice involontaria di un omicidio preterintenzionale che il destino le ha fatto commettere: la vita va preservata ad ogni costo o si possono fare scelte diverse?

Jennifer Zacconi quando capisce che la relazione con l’uomo con la cravatta sta funzionando e si sta facendo davvero seria lo presenta finalmente alla famiglia e agli amici.

Nel gennaio 2017 Paula Peyton frequenta l’università e conosce un ragazzo carino e gentile. Una sera escono insieme e a fine serata viene invitata a salire nel suo appartamento.

Jennifer Zacconi ignora però che l’uomo con la cravatta in realtà conduce una doppia vita: non si è mai separato dalla moglie come le aveva fatto credere, ha anche due figli e oltretutto sta passando un pessimo periodo economico tanto da contrarre debiti con alcuni usurai.

Paula Peyton è presa alla sprovvista poiché il ragazzo gentile e carino non si accontenta di baci e carezze, vuole ben altro. Imbarazzata si dirige verso la porta d’ingresso, ma deve fermarsi: mentre un complice le blocca la fuga minacciandola con una pistola, lui le sussurra: “Non penso che te ne andrai così presto”.

Jennifer Zacconi non si accorge delle bugie che l’uomo con la cravatta le ha detto e così le giornate passano veloci e spensierate e con i pensieri che volano oltre i sogni fino alle stelle.

Paula Peyton una volta a casa si fa una doccia, poi un’altra e un’altra ancora. Il dolore e la sofferenza però non si lavano via, ma rimangono dentro come un macigno tra il cuore e lo stomaco.

Jennifer Zacconi scopre di essere incinta e si precipita dall’uomo con la cravatta per comunicargli la bellissima notizia: diventeranno di sicuro due splendidi genitori.

Il giorno dopo Paula Peyton si reca a comprare un contraccettivo d’emergenza che non assumerà mai e che settimane dopo renderà per comprare un test di gravidanza.

Sia per Jennifer che per Paula l’inaspettata notizia di divenire madre è motivo di felicità incalcolabile: una benedizione divina che accettano con entusiasmo, nonostante i moniti che vengono loro rivolti.

A Jennifer Zacconi viene insistentemente chiesto di abortire: l’uomo con la cravatta è costretto a raccontarle la verità ed interrompe la loro relazione.

A Paula Peyton viene continuamente ripetuto che anziché portare in grembo il figlio del diavolo, la prosecuzione ignobile del suo dolore, farebbe bene ad abortire.

Jennifer e Paula non si lasciano convincere da nessuno, perché nessuno può impedire loro di vivere l’immensa gioia di diventare madri, nessuno può capire fino in fondo la loro scelta di vita, nessuno può sapere come l’amore per un figlio vinca ogni dolore e ogni sofferenza.

Pochi giorni prima della presunta data del parto, Jennifer Zacconi viene strangolata con una corda, massacrata con pugni allo stomaco e con calci che le spezzano la schiena ed infine lasciata agonizzante in una pozza di fango dove perirà lentamente.

Non passa un secondo senza che Paula Peyton non ricordi le violenze subite, ma, anziché piangere sola e in silenzio, si guarda attorno, osserva il suo bambino giocare contento e si rende conto che ora tra il cuore e lo stomaco quel macigno non pesa più.

Cambiano i rituali e la tecnologia, ma ogni società, nessuna esclusa, ha vissuto episodi di tale inaudita violenza contro il corpo materno da porre seriamente in dubbio la concezione di umanità che ci siamo affidati come medaglia di un premio etico che davvero non meritiamo.

Ma se donne come Jennifer e Paula hanno avuto il desiderio di portare a termine la loro gravidanza nonostante gli eventi che hanno vissuto, allora per il genoma umano c’è ancora la piccola speranza per una nuova e migliore sequenza e, se è pur vero che continueranno a nascere altri gretti, altri infami e altri violenti, tanto si può ritenere che mentre quegli uomini gretti, infami e violenti verranno al mondo, le loro madri saranno dio almeno per un giorno e piene di grazia per l’eternità.

E anche noi, come sanno fare tutte le madri quotidianamente, non smetteremo di educare e di insegnare a tutti la cultura del rispetto in seno alla prevenzione contro la violenza di genere, senza mai chiudere le porte, nemmeno per un secondo, a quante hanno bisogno di aiuto, sostegno e protezione.

 

In copertina “Madre con figlio” di Pablo Picasso, particolare.