Studio First Cisl, l’interesse dei giornali, per banche in salute fusioni dannose

Nel primo trimestre le principali banche italiane hanno registrato utili per oltre 3 miliardi di euro a fronte di un’evidente contrazione dei costi. È questo il dato più evidente dell’analisi condotta dall’Ufficio studi di First Cisl che non sfugge all’attenzione dei quotidiani a forte diffusione regionale.

Bresciaoggi, Il Giornale di Vicenza, L’Arena, sono concordi nel titolare “Gli istituti in salute ma First Cisl boccia le fusioni bancarie”.  Esplicito l’occhiello degli articoli “Aggregazioni dannose per il Paese”. Il sommario evidenzia infine come le big 5 italiane siano “in salute”.

Il tema dei buoni conti dei principali istituti di credito italiani ricorre anche nei titoli de La Provincia, La Provincia di Lecco e La Provincia di Sondrio che scrivono “Gli istituti in salute ma First Cisl boccia le fusioni bancarie”.  L’Eco di Bergamo titola infine “Per le banche torna l’utile ma fusioni sono un rischio”.

Tutte le testate riportano ampi stralci della ricerca condotta dall’ufficio studi di First Cisl che ha preso in analisi la prima trimestrale del 2021. Sono stati analizzati i conti di Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banca Monte dei Paschi di Siena, Banco Bpm, Bper. “Commissioni in crescita, produttività sempre più alta, rapporto tra costi operativi e ricavi molto al di sotto della media dei maggiori gruppi bancari europei”. È quanto si legge nello studio che prosegue. “L’andamento del primo trimestre del 2021 mostra chiaramente che la smania di maxifusioni che attraversa il settore bancario non ha giustificazioni reali. L’inizio dell’anno è caratterizzato dall’impennata del risultato netto di gestione, che cresce del 54,9% rispetto al primo trimestre del 2020. Un balzo dovuto ad una drastica riduzione delle svalutazioni nette sui crediti (- 48,5%) e reso possibile dal forte incremento della produttività, evidenziato dalla dinamica delle commissioni nette: l’aumento di valore per dipendente segna un + 7,5% sul primo trimestre 2020. Si riduce nettamente il cost/income. Il dato aggregato dei principali gruppi italiani, infatti, si attesta al 51,5%, ben al di sotto della media riferita ai maggiori gruppi bancari europei. È il risultato di un’ulteriore riduzione dei costi operativi (- 3%), ottenuta attraverso un ulteriore taglio del numero dei dipendenti e degli sportelli (rispettivamente – 3,3% e – 2,2%)”.

Sulle risultanze del report elaborato da First Cisl è intervenuto il segretario generale Riccardo Colombani per il quale «i dati delle trimestrali ci dicono che non è possibile pianificare ulteriori aumenti delle commissioni e riduzioni dei costi. Le fusioni volute dal governo con il provvedimento atteso sulle Dta e confermate dalle dichiarazioni di alcuni banchieri ridurranno in modo pesantissimo l’occupazione e la presenza, già all’osso, di sportelli sul territorio. Solo quest’anno i principali gruppi ne chiuderanno mille. A pagarne le conseguenze, oltre ai lavoratori, sarà la clientela, privata della possibilità di scegliere in un mercato tra i più concentrati a livello europeo. Preoccupa inoltre il livello raggiunto dalle commissioni. L’aumento del loro valore pro capite è la manifestazione di pressioni commerciali insopportabili».

«Le banche – ha concluso Colombani – hanno dichiarato a più riprese di voler aumentare il credito per sostenere la ripresa e accompagnare gli investimenti pubblici previsti dal Pnrr.  Per questo invece di altre fusioni servono piani di impresa che prevedano più occupazione e maggiore presenza sui territori al fine di sostenere le famiglie e le piccole e medie imprese che rappresentano il cuore del tessuto produttivo del nostro Paese».

 

In allegato il comunicato con le tabelle esplicative