Bene Draghi al FT ma per First Cisl una nuova era si apre se le banche cambiano

Dalla crisi dei mutui subprime alla pandemia da Coronavirus quello delle banche rimane un tema centrale. A rilanciarlo nella sua essenza un’intervista dell’ex presidente della Bce Mario Draghi rilasciata al Financial Times sulla quale torna FIRST online con un servizio che riporta la visione di First Cisl dal titolo “Draghi ok, ma le banche cambino dicono i bancari Cisl”.

Le considerazioni dell’ex presidente della Bce e le misure da lui suggerite al quotidiano economico inglese «potrebbero aprire una nuova era. Una volta superata l’emergenza legata alla pandemia da coronavirus, infatti, è probabile che venga ribaltato il consensus neoliberista – sottolinea il segretario di First Cisl, Riccardo Colombani – che ha ispirato le politiche dei governi occidentali negli ultimi 40 anni».

«Draghi ricorda a tutti che l’intervento pubblico in economia è l’unica strada percorribile in momenti di grave crisi. È necessario – prosegue Colombani – che i governi ricorrano a un massiccio indebitamento, coordinando le misure con quelle varate dalla Bce, che dovrebbe essere finalmente trasformata in prestatore di ultima istanza».

Quanto al ruolo che le banche, viste da Draghi come “strumenti di politica pubblica” fondamentali fornitori di liquidità a costo zero per le imprese affinché evitino i licenziamenti, il leader dei bancari della Cisl sottolinea che «servirà naturalmente anche il contributo dei governi che dovranno garantire tutto il capitale necessario tramite garanzie statali. Non è necessario che le banche passino sotto la mano pubblica” deve piuttosto cambiare “il paradigma che ne ha plasmato l’azione dall’inizio degli anni ’90 in avanti».

Questo fondamentale risultato si raggiunge riformando la governance come è necessario intervenire sul diritto penale introducendo il reato di disastro bancario che dovrebbe responsabilizzare i consigli di amministrazione per evitare conseguenze dolorose per famiglie, imprese, lavoratori. Provvedimenti certi per quei “comportamenti che, minando la fede pubblica in beni ritenuti fondamentali – conclude Colombani – determinino sanzioni proporzionate alla loro gravità, ben diverse da quelle attualmente previste (che peraltro in non pochi casi si sono dimostrate del tutto teoriche)».