Colombani, per il salario minimo bisogna puntare sulla contrattazione

La crescita dell’inflazione rischia di far deragliare il treno della ripresa e di creare fratture profonde nel Paese. Per contrastarne gli effetti non servono però “soluzioni demagogiche” ma “uno sforzo di creatività” a più livelli della politica economica.

Il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani parla davanti al Comitato esecutivo dell’organizzazione e mette in guardia dalle sirene del populismo politico e sindacale. Sirene il cui canto, tra le fibrillazioni di alcune forze di maggioranza, giunte a minacciare la stabilità del governo, e  la tentazione della discesa in campo accarezzata da una parte del mondo sindacale, si fa ogni giorno più suadente. E pericoloso.

L’incontro di oggi tra governo e sindacati ha fornito alcune indicazioni importanti sulla strada che l’esecutivo intende seguire per evitare un avvitamento della situazione economica e sociale. La Cisl, ha proseguito Colombani, si è presentata all’appuntamento con le idee chiare: “Al di là del consenso di fondo sul taglio del cuneo fiscale, tra le confederazioni emergono però differenze rilevanti, a cominciare dal salario minimo”.

Per affrontare il tema del lavoro povero la strada migliore è quella che mira ad estendere il trattamento economico dei contratti più rappresentativi, ragionando sulla proposta formulata dal Ministro del lavoro Orlando.

Nella strategia di contrasto dell’inflazione la contrattazione non può che occupare il posto centrale. E questo vale sia in generale che per i singoli settori: “L’ultimo rinnovo del contratto nazionale dei bancari ha garantito alla categoria un ottimo risultato sul fronte retributivo”. Lo stesso deve avvenire per quanto riguarda il rinnovo del contratto degli assicurativi, che proprio in questi giorni vede la trattativa entrare nella fase calda.  Non basta però: “Dobbiamo continuare su questa strada ma dobbiamo anche essere incisivi nella contrattazione nei gruppi bancari e assicurativi e nelle aziende. Il calo continuo del cost/income ci dice infatti che c’è spazio per la crescita dei salari”.

Tra le richieste avanzate al governo la Cisl ha inserito infatti quella di incentivare la contrattazione di secondo livello e di detassare i benefit aziendali. Un tassello, questo, di un mosaico articolato di proposte per la difesa del potere d’acquisto da adottare sia a livello europeo, come il price cap sul gas, che – ricorda Colombani – vede il governo Draghi protagonista, sia a livello nazionale, come l’esenzione Iva sui beni di prima necessità, il sostegno alle famiglie attraverso l’estensione del bonus bollette, l’aumento della tassazione sugli extraprofitti. “Sulla politica economica non è il momento di essere dogmatici – avverte Colombani – bensì creativi: in alcuni casi il controllo dei prezzi è un’arma da utilizzare”.

L’andamento dei prezzi a livello nazionale è ovviamente influenzato dalle tensioni geopolitiche e dagli orientamenti di politica monetaria delle banche centrali. Sui tassi d’interesse Fed e Bce si sono mosse con tempistiche e intensità diverse, che rispecchiano il diverso momento del ciclo economico sulle due sponde dell’Atlantico e un diverso assetto politico istituzionale. “Ma è chiaro che, pur con maggiore prudenza, anche la Bce non potrà sottrarsi ad un politica restrittiva. Vedremo quali saranno le decisioni nel board del 21 luglio. In ogni caso si tratta di una scelta difficilissima: un aumento dello 0,25% potrebbe lasciare indifferenti i mercati e rivelarsi inutile, un aumento superiore – sostiene Colombani – potrebbe aprire le porte alla recessione”.

Le differenze tra le politiche monetarie, inoltre, influiscono sul corso del dollaro. Il biglietto verde è la divisa attraverso cui vengono regolate le transazioni sulle materie prime ed il suo apprezzamento sull’euro, conclude Colombani, rischia “di portare ad un ulteriore surriscaldamento dei prezzi in Europa”.