Corsera, stretta fiscale banche, Romani, 120mila firme per legge stop privilegi

L’intenzione di porre una stretta fiscale sulle banche allarma i segretari generali dei sindacati del credito perchè rischia di far indirettamente pagare il conto a lavoratori e clienti. Il “Corriere della Sera” si occupa dell’argomento con un articolo di Fabrizio Massaro. “Potrebbe essere nei bilanci delle banche – scrive il Corriere – il tesoretto che il governo cerca per fare quadrare i conti della manovra. Colpendo quelli che il leader Cinquestelle, Luigi Di Maio, ha chiamato privilegi degli istituti”. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha reagito: “Aumentare la pressione fiscale sulle banche non peserebbe solo sul settore ma indebolirebbe o rallenterebbe la ripresa e inciderebbe su tutta la catena produttiva, il risparmio e il modello di business delle banche impegnate nel sostegno alle piccole e medie imprese”.

Netta la presa di posizione dei segretari generali dei sindacati dei bancari che con una nota congiunta hanno fatto notare come “fra i 340mila bancari ci sono elettori di Lega e M5S, non si capisce questa continua caccia alle streghe rispetto alle banche”.

Sull’argomento è intervenuto il segretario generale di First Cisl, Giulio Romani con una nota che richiama le proposte di “AdessoBanca!” ed in particolare la legge d’iniziativa popolare sostenuta dalla raccolta di 120mla firme e da tempo giacente in Commissione finanze. “Il vicepresidente del consiglio Di Maio – dice Romani – sbaglia a confondere i banchieri con le banche e, con esse, i bancari e i clienti. Se avesse davvero voluto tagliare i privilegi di chi in questi anni ha sbagliato nel gestire le banche, percependo tuttavia compensi decisamente privilegiati, avrebbe potuto prendere in considerazione il nostro manifesto AdessoBanca! con il quale chiediamo una regolamentazione di quelle retribuzioni e una diversa legislazione sulle responsabilità dei top manager bancari”.

”Ricordiamo a Di Maio – aggiunge Romani – che la nostra proposta di legge d’iniziativa popolare tesa a porre un freno alla retribuzione dei top manager, supportata da 120.000 firme certificate, giace in Commissione finanze da quasi cinque anni e ci domandiamo perché non abbia mai chiesto che la si discutesse in Parlamento. Le banche sono aziende fondamentali per la vita economica del paese e non è rendendole meno competitive che usciremo dalla crisi. Occorre piuttosto che i compensi dei vertici delle banche vengano regolamentati correlandoli strettamente all’ottenimento di risultati socialmente utili per il paese”.