Bergamo, sportelli chiudono, servizi bancari cessano. I dati First Cisl sulla stampa

Diminuisce il presidio bancario si acuiscono i disagi per privati e imprese. In provincia di Bergamo altri 32 sportelli hanno chiuso i battenti. Come titola l’edizione bergamasca del Corriere della Sera “Dal 2010 sportelli bancari quasi dimezzati. L’allarme della Cisl: sono scesi da 770 a 438, quasi cento paesi rimasti senza servizi”. L’Eco Di Bergamo fa risaltare il dato numerico della desertificazione bancaria: “Per gli sportelli bancari le chiusure continuano. In un anno 32 in meno”. L’edizione bergamasca on-line di QN – Il Giorno unisce nella sua impostazione la contrazione dei servizi banca e il tema dell’occupazione titolando “Bergamo, 96 comuni senza sportelli bancari: servizi a rischio in metà provincia. ‘Crollano anche le assunzioni’. Cosa sta succedendo”. Anche per BergamoNews la desertificazione bancaria è un problema “oltre metà provincia rischia di restare senza sportelli”. MyValley ribadisce che “In provincia di Bergamo avanza la desertificazione bancaria”. Oltre ai quotidiani e alle testate on-line, ampia copertura ai dati First Cisl anche da un servizio dal telegiornale di Bergamo Tv titolato: “Senza banca novantuno comuni”.

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Oltre la metà dei piccoli comuni della Bergamasca – si legge sul sito di QN Il Giorno – rischia di restare senza presidi bancari nei prossimi anni, senza contare che nell’ultimo decennio è aumentata del 382% la popolazione orobica che risiede in un comune senza alcuno sportello bancario. A lanciare l’allarme è la First Cisl, che in uno studio (elaborato dalla Fondazione Fiba su dati Banca d’Italia, Istat, Eurostat, ndr) mostra l’evoluzione del fenomeno della desertificazione bancaria nella provincia. Oltre all’aumento dei comuni che non hanno più alcuno sportello bancario resta alto il numero dei comuni con un solo sportello e quindi a rischio di desertificazione assoluta”.

Per le varie testate i numeri sono incontrovertibili: “Dal 2010 gli sportelli bancari in provincia sono diminuiti del 43,1%, passando da 770 a 438: i comuni attualmente senza alcuno sportello bancario sono 96, il 39,51% (erano 43 solo 8 anni fa) mentre quelli con un solo sportello bancario sono 55, il 22,63%. Nel 2013 i dipendenti delle banche erano in tutto 310.258; al “censimento” di fine 2022 ne erano rimasti 264.132, con un calo del 15%.

L’Eco Di Bergamo prosegue nell’analisi di quel che giudica un’evidente caduta: “In 13 anni la presenza di sportelli registra un meno 43%. Ultimi a chiudere il 15 dicembre scorso sono state tre filiali di Bper in città (quelle in via Borgo Santa Caterina 6, via Ruggeri da Stabello 22 e via Camozzi 81) e quattro mini sportelli, sempre appartenenti a Bper, ad Adrara San Martino, Bariano, Casirate d’Adda e Suisio. In un anno in Bergamasca sono «scomparsi» 32 sportelli. Secondo l’analisi della First più della metà dei comuni del nostro territorio rischia di rimanere sprovvisto di presidi bancari e negli ultimi 10 anni la popolazione bergamasca che risiede in un comune senza sportelli è cresciuta del 382%”.

Il segretario generale First Cisl Bergamo, Giovanni Salvoldi è intervenuto sulle varie testate per evidenziare che “la presenza di sportelli sul territorio non significa solo servizi, ma anche consulenza finanziaria dedicata. Solo il 30% degli individui in Italia è educato finanziariamente e i numeri sono molto bassi anche tra i giovani: uno studente su cinque infatti non possiede le competenze minime utili a prendere decisioni finanziarie responsabili ed autonome. Si tratta di una fragilità culturale che ha effetti negativi sia sul benessere dei singoli che sul sistema Paese nel suo complesso”.

Il dirigente cislino rimarca che si sta anche assistendo “ad una generale contrazione del numero degli addetti nella rete commerciale. Anche l’organico delle storiche sedi direzionali dei grandi gruppi bancari presenti a Bergamo si sta lentamente riducendo e in parallelo si riscontra anche un crollo delle assunzioni in provincia. Una significativa riduzione delle opportunità occupazionali per i giovani che, se vogliono lavorare nei grandi gruppi bancari, devono spostarsi nell’area metropolitana di Milano. Ribadiamo che il progressivo abbandono dei territori che si realizza, da una parte con la chiusura degli sportelli e la riduzione degli addetti, dall’altra dallo spostamento dei centri decisionali che sono sempre più accentrati, rischiano di indebolire il ruolo sociale delle banche e la loro concreta vicinanza al territorio e alle persone. Siamo consapevoli – ha concluso Salvoldi – che la progressiva evoluzione del digitale nel settore è una sfida. Non intendiamo comunque sottacere o prendere come un ‘dato di fatto’ gli effetti determinati dalle scelte connesse a queste trasformazioni: scelte fatte da persone, che ricadono su altre persone”.

Qui i dati sulla desertificazione bancaria in Lombardia

Qui tutti i dati e i grafici descrittivi della desertificazione bancaria in Italia, a cura di Fondazione Fiba