Corriere di Romagna, studio First Cisl, nemmeno i bancomat resistono alla crisi

Il “Corriere di Romagna” s’interroga sul ridimensionamento dell’offerta bancaria in provincia di Ravenna. Il titolo è la sintesi di una scelta dettata da un prolungato periodo di difficoltà: “La crisi colpisce duro. Scomparso un Bancomat su tre”. “Sarà stata la crisi – scrive il quotidiano romagnolo -, sarà stato l’effetto della digitalizzazione, ma alla fine il risultato è questo: gli sportelli bancomat in Provincia di Ravenna, negli ultimi dieci anni, sono diminuiti quasi del trenta per cento. La conferma arriva dalla Cisl, che dopo aver elaborato i dati della Banca d’Italia, ha riscontrato come proprio la nostra provincia sia quella che ha dovuto subire più chiusure di sportelli Atm in tutta la Romagna. Ben 122, portando così gli erogatori di denaro dai 461 presenti ne1 2007, l’ultimo anno prima della crisi, agli attuali 339. Nella provincia di Forlì Cesena ne sono stati chiusi 94 in dieci anni, mentre a Rimini 70. Il trend è praticamente identico in tutta Italia e non si limita ai soli servizi di bancomat”.

“Dal 2007 ad oggi sempre a Ravenna – prosegue il Corriere di Romagna – hanno infatti chiuso anche 57 sportelli bancari, le cosiddette filiali, passando da 327 a 270. Si tratta in generale di serrande abbassate che negli anni hanno riguardato soprattutto i centri città. Dove secondo la Cisl si era arrivati addirittura a un eccesso di sportelli. Restano salvi invece il forese e le periferie, dove raramente si verifica la chiusura di una banca, sia per evitare di togliere servizi ai cittadini sia perché la popolazione più anziana difficilmente utilizza il cellulare per effettuare pagamenti”.

Sulla problematica interviene il segretario di First Cisl Romagna, Stefano Manzi, secondo il quale “la chiusura degli sportelli e dei bancomat è il frutto di un’ossessiva politica di riduzione dei costi da parte delle banche. “Sul tema filiali – evidenzia Manzi – siamo più preoccupati, perché parliamo di dipendenti che dove vanno a finire? Il mercato del lavoro non è così elastico”.