Semestrale ISP: politiche commerciali ed equità distributiva

I dati di bilancio relativi al primo semestre 2017, diffusi nei giorni scorsi da Intesa San Paolo,  evidenziano:

  • Gli effetti rilevanti dell’operazione ex Popolari Venete: un utile netto contabile, senza precedenti, di € 5.238 milioni, frutto di un contributo pubblico cash di € 3,5 miliardi;
  • Una buona crescita della gestione operativa (+ 2,7% rispetto al primo semestre 2016, escludendo componenti straordinarie);
  • Il miglioramento della qualità del credito: calano infatti sia i flussi che lo stock dei crediti deteriorati;
  • Elevata patrimonializzazione, che consente di guardare con tranquillità all’integrazione con le ex venete;
  • Risultati in linea con le attese di dividendi cash pari a 3,4 miliardi di euro;
  • Elevata efficienza, con un cost/income al 49,2% nel primo semestre 2017, tra i migliori nell’ambito delle maggiori banche europee.

Tutto bene dunque. Un gruppo solido,  ben organizzato, che guarda  con tranquillità al futuro e che produce reddito. Di sicuro per il top management e per gli azionisti.

Dal nostro osservatorio vediamo, però, l’altra faccia della medaglia:

  • Politiche commerciali sempre più aggressive, talvolta poco rispettose delle persone e della clientela.
  • Una focalizzazione eccessiva sulla crescita delle commissioni, che potrebbe portare a una vendita non sempre rispettosa degli interessi dei clienti. Evidenziamo, a questo proposito, come dal 3 gennaio 2018, per effetto della nuova normativa Mifid, sarà necessario un controllo di adeguatezza, volto a verificare che i benefici derivanti da operazioni di switching siano maggiori dei relativi costi.

Oltre a queste considerazioni, risultati di questo tipo pongono poi un’ulteriore questione, quella attinente all’equità distributiva.

Anche in Intesa Sanpaolo permane una distanza abissale tra le remunerazioni manageriali e il salario delle aree professionali e dei  quadri direttivi. Siamo convinti che il tema dell’equità distributiva  sia centrale, non solo per il nostro Gruppo, ma per il Paese.

Non ci potrà essere ripresa se non ripartono salari e consumi.  Per la First e la Cisl è una questione centrale.