Ex popolari venete: occorre ripartire dalla vendita responsabile

Il Decreto sulle Popolari Venete è ormai legge e le filiali dei Gruppi Veneto Banca e Popolare di Vicenza sono a tutti gli effetti parte del gruppo Intesa Sanpaolo. I colleghi hanno vissuto un periodo lungo e tormentato. La crisi, l’incertezza del futuro e le relative sofferenze quotidiane sono alle spalle e oggi, finalmente, con l’approdo nel nostro gruppo, si apre una nuova stagione che offrirà loro l’occasione di riscatto professionale e reputazionale.

Il passato, comunque, ha lasciato strascichi: migliaia di fascicoli in procura, colleghi indagati, denunce della clientela. La stampa è piena di articoli con titoli quali “Impiegati nel mirino” o  “sono stati complici”. Tutti noi siamo consapevoli  di cosa è successo e abbiamo ben chiara la matrice elitaria delle responsabilità originali.

 Nel recente passato non sono mancate pressioni commerciali per una vendita  a ”tutti i costi”  di attività finanziarie che ha visto questi colleghi  acquistare in prima persona,  coinvolgendo anche  familiari e parenti, nella convinzione cieca che le loro banche fossero solide. Molti colleghi, come i clienti, hanno visto svanire i loro risparmi, ma questo non basta ad assolverli dal processo mediatico nel quale si confonde spesso il bancario con il banchiere.

I colleghi più avveduti e diligenti, a futura memoria difensiva, hanno conservato mail del management e dei responsabili gerarchici a vari livelli, dalle quali si rileva un clima di pressione autoritaria, se non di intimidazione, nei confronti  di chi era adibito alla vendita allo sportello. Le direttive erano perentorie e c’era una sorta di coercizione al conseguimento dei risultati.

La tragica storia societaria di queste Popolari, dei soci, dei clienti e dei dipendenti, il cinismo irresponsabile dei manager che l’hanno determinata, resteranno vivi per lungo tempo, allungandosi come un’ombra ammonitrice sul futuro da ricostruire.

Pertanto, non  dovranno e non potranno ripetersi gli errori del passato!

 È importante oggi, per tutti i colleghi delle ex Venete (e di Intesa), ripartire dall’idea che la vendita responsabile rappresenta l’unica garanzia di un futuro lavorativo socialmente accreditabile e duraturo, mediante una crescita sostenibile in cui, ovviamente, anche la banca deve conseguire il giusto profitto, operando “nell’interesse del cliente”.

 In proposito, ci giunge notizia dal perimetro ex Venete, ovvero nella relativa nuova Direzione regionale di Banca dei Territori,  che qualche responsabile gerarchico – il quale non ha ancora capito la lezione – insista spregiudicatamente su switch e su vendite  di nuovi prodotti ad alta redditività per la Banca, con modalità assai discutibili che,  piuttosto che  costruire nuove premesse fiduciarie con la clientela, richiamano il cupo passato.

 Una collega ci scrive che ci sono Capi Area che terrorizzano i colleghi, dicendo che Intesa Sanpaolo li spremerà, li chiamerà 3 volte al giorno per budget impossibili, che li trasferirà senza riguardo, inducendoli alle dimissioni. E, per stare sul sicuro, queste avanguardie improvvisate stanno già chiamando 3 volte al giorno, imponendo la vendita di certi prodotti così, dicono, “ci presentiamo meglio ai nuovi padroni, dimostrando loro che li facciamo guadagnare”.

Non che sul versante Intesa Sanpaolo non esistano problemi rispetto alle pressioni commerciali. Tutt’altro! Infatti, segnaliamo come, nonostante tutto il lavoro che stiamo facendo come parti sociali, continuino gli episodi di vessazione per il conseguimento di appuntamenti in agenda e dei risultati,  rispetto alle continue e mutevoli  “priorità” indicate dai Direttori Regionali, rese poi esecutive dai Responsabili Commerciali e dai Direttori di Area. Tuttavia, la deterrenza indotta anche da importanti accordi sindacali, consente quanto meno di attenuare gli eccessi che vengono segnalati e di mantenere aperto in continuo il confronto con l’Azienda su questo tema.

I colleghi del perimetro ex-Venete, ancora impauriti, insicuri e inquieti, sono nuovamente piombati nella tensione quotidiana già conosciuta e i più fragili rischiano di commette ancora errori o di vendere in modo non appropriato. Li invitiamo pertanto,  oggi più che mai, al rigoroso rispetto della normativa e a non farsi condizionare dall’ansia da prestazione di qualche responsabile gerarchico che vuole mettersi in luce, con rinnovato zelo,  nei confronti della nuova gestione.

D’altra parte, in queste concitate fasi di avvio dell’integrazione, sembra che anche in Intesa Sanpaolo qualcuno dimentichi o faccia finta di ignorare la questione reputazionale in gioco, relativamente alla vendita dei prodotti finanziari, inducendo parimenti i colleghi che non sanno resistere alle pressioni commerciali a comportamenti che rischiano di infrangere il codice di comportamento e il codice etico, spingendoli, in questo modo, verso una contestazione disciplinare certa, qualora “beccati”.

Ognuno è interpellato! Soprattutto chi ricopre i più alti livelli di responsabilità commerciale, considerato che il Gruppo verrà ancora per lungo tempo osservato con grandissima e costante  attenzione dalla pubblica opinione e dalla rete mediatica, visto l’interesse pubblico e il clamore suscitati dalle modalità di salvataggio attuate.

 Come First siamo convinti  che dalla vicenda delle Banche Venete il messaggio più forte che arriva è che il futuro si gioca proprio sulla vendita responsabile e  su un rapporto con la clientela improntato alla trasparenza, senza eluderne mai la capacità e l’autonomia di scelta. È necessario il coraggio civile di organizzarsi, respingere pressioni indebite e sollecitazioni a conseguire risultati “a prescindere”. Invitiamo i colleghi tutti, del perimetro ex Venete e del perimetro Intesa Sanpaolo, a segnalarci comportamenti  non coerenti con questi principi. Gli accordi già sottoscritti sulle politiche commerciali, sia in ABI che nel Gruppo Intesa Sanpaolo,  offrono strumenti e luoghi  di confronto per i comportamenti lesivi della dignità del lavoro.

 Il lavoro di integrazione che ci aspetta è impegnativo. È questa l‘occasione per  ripartire, tutti insieme, su basi ancor più solide e allargate, per migliorare il clima di fiducia all’interno del Gruppo e nei confronti dei clienti e della pubblica opinione. Non può e non deve andare perduta!