First Cisl Romagna e Cisl Romagna unite contro la desertificazione bancaria: dove chiude una banca, il territorio si svuota

L’Emilia Romagna – e in particolare il territorio romagnolo – è storicamente annoverata tra le aree meno interessate dal fenomeno della desertificazione bancaria a livello nazionale. Tuttavia, i dati aggiornati al 30 settembre 2025 delineano una tendenza in mutamento: anche in una regione tradizionalmente più presidiata rispetto alla media italiana, si osserva un progressivo arretramento della presenza fisica degli istituti di credito, favorito dalle dinamiche di concentrazione del settore e dalla razionalizzazione delle reti distributive.

Se, nel complesso regionale, l’8,2% dei comuni risulta totalmente privo di sportelli e il 21,2% dispone di una sola filiale, la Romagna presenta un quadro eterogeneo che riflette una dicotomia crescente: buona tenuta nelle aree di pianura e maggiore fragilità nelle zone interne e montane.

Secondo l’Indicatore di desertificazione provinciale (Ipd), aggiornato a settembre 2025, la situazione nelle tre province romagnole appare diversificata:

Provincia Posizione nazionale IPD assoluto
Ravenna 29
Forlì-Cesena 23ª 88
Rimini 41ª 183

Questo quadro conferma come, nelle aree centrali e costiere, la struttura bancaria mantenga una certa solidità, ma procedendo verso l’Appennino e le zone periferiche, l’assenza di sportelli tende a divenire strutturale. Ne sono esempio i comuni totalmente privi di filiale:

Comune Popolazione Provincia
Borghi 2.882 FC
Sant’Agata Feltria 1.998 RN
Verghereto 1.763 FC
Dovadola 1.563 FC
Sassofeltrio 1.366 RN
Gemmano 1.121 RN
Talamello 1.067 RN
Montecopiolo 1.035 RN

Questi centri condividono elementi ricorrenti: popolazione anziana, bassa alfabetizzazione digitale e scarse opportunità di mobilità. In tali condizioni, la chiusura di una filiale non è un semplice dato statistico, ma un moltiplicatore di esclusione sociale, che limita l’accesso ai servizi finanziari essenziali e indebolisce la coesione comunitaria. Come sottolineato dal Segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, la desertificazione bancaria non è più soltanto l’effetto dello spopolamento, ma oggi rappresenta una strategia competitiva tra grandi gruppi, incentrata sulla gestione del risparmio. Il rischio è lasciare indietro le fasce più fragili della popolazione, penalizzare le piccole imprese e ridurre l’accesso al credito e ai servizi essenziali.

Accanto ai casi più estremi, numerosi comuni romagnoli si trovano in condizione di vulnerabilità elevata, poiché dipendono da un unico sportello bancario:

Comune Popolazione Provincia
Montescudo–Monte Colombo 6.782 RN
San Clemente 5.671 RN
Saludecio 3.048 RN
Sant’Agata sul Santerno 2.869 RA
San Leo 2.818 RN
Pennabilli 2.629 RN
Bagnara di Romagna 2.405 RA
Montefiore Conca 2.237 RN
Montiano 1.683 FC

Valentina Brandi, Segretaria generale First Cisl Romagna, ne evidenzia l’impatto sul territorio: “La chiusura di uno di questi ultimi presidi determinerebbe una desertificazione totale, con effetti immediati e profondi su famiglie, imprese e lavoratori autonomi: verrebbero compromesse le operazioni quotidiane di anziani e residenti senza strumenti digitali, rallenterebbe la circolazione economica nei piccoli commerci, si indebolirebbero le attività artigiane e agricole e si aggraverebbe la fragilità delle microimprese locali, già esposte alla contrazione dei servizi essenziali”.

Questa dinamica non è teorica, ma già osservabile nei dati più recenti: l’evoluzione degli ultimi dodici mesi conferma un aumento costante della rarefazione bancaria nelle aree interne, dove i comuni montani completamente privi di sportello sono saliti dal 58,3% al 61,5% tra il 30 settembre 2024 e il 30 settembre 2025. “Si tratta di una tendenza – prosegue Brandi – che avanza in modo silenzioso ma continuo, nella quale la chiusura di un solo sportello può segnare il passaggio irreversibile dalla semplice fragilità alla piena marginalità economica e sociale. È una dinamica che tocca in modo diretto la Romagna appenninica, dove la rarefazione dei servizi bancari procede più rapidamente del calo demografico, ma trova un parziale argine nell’azione delle banche di credito cooperativo che, pur talvolta coinvolte nei processi di razionalizzazione, continuano a rappresentare in molte realtà periferiche l’ultimo presidio fisico e operativo”.

Una situazione che, secondo la Segretaria generale, richiede non solo attenzione statistica, ma un’azione territoriale concreta e coordinata, capace di trasformare l’allarme in politiche di presidio stabile: “First Cisl Romagna, di concerto con la Confederazione territoriale Cisl Romagna, è da sempre attenta al mantenimento della presenza attiva delle banche e dei servizi nei territori. Non si tratta – conclude Brandi – solo di tutelare un presidio economico, ma di difendere la vivibilità stessa delle comunità locali. Dove una filiale chiude, spesso si riducono anche i servizi pubblici, le attività commerciali, le opportunità occupazionali e la capacità delle famiglie di restare nel proprio territorio. Per questo la Cisl Romagna e First Cisl Romagna lavorano in modo coordinato affinché i processi di riorganizzazione non si traducano in uno svuotamento progressivo dei comuni periferici, ma mantengano una funzione sociale essenziale per la coesione e lo sviluppo locale”.

 


Il comunicato di First Cisl Emilia Romagna

Qui il 14° report dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl aggiornato al 30 settembre 2025

Qui tutti i dati e i grafici descrittivi della desertificazione bancaria in Italia, a cura di Fondazione Fiba

Qui i dati sulla desertificazione bancaria in Emilia Romagna