“Esserci per cambiare è una frase diretta che racchiude anche il senso di questo governo. Siamo qui per far quello che serve all’Italia, ai lavoratori, alle imprese e siamo qui per farlo insieme a voi alle parti sociali”; dal palco del 19° Congresso confederale della Cisl, il Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi ha dichiarato di condividere il titolo scelto per l’assise congressuale cislina in svolgimento a Roma.
Per Draghi “il cambiamento di domani dipende dalla nostra azione di oggi, e questa azione deve partire da una prospettiva concreta coraggiosa e condivisa. Fin dal suo insediamento il governo ha cercato e direi molto spesso ha trovato il dialogo con i sindacati. Lo abbiamo fatto perché le buone relazioni industriali sono state essenziali in alcuni dei momenti più difficili della nostra storia. Penso innanzitutto al patto Ciampi del 1993 che ha reso l’Italia più forte e competitiva e che ha coniugato crescita economica, tutela dei diritti, difesa dei salari dei lavoratori. Come ha detto Franco Marini, un grande segretario della Cisl, nel suo discorso di insediamento alla presidenza del Senato “la forza di una democrazia matura come la nostra risiede anche nel saper convergere insieme sulle decisioni e sulle scelte migliori per il nostro Paese”.
Il capo del governo ha poi elencato una serie di provvedimenti adottati rimarcando l’importanza delle decisioni assunte. Ha anche tenuto a ringraziare il segretario generale Luigi Sbarra e la Cisl, insieme a Cgil e Uil “per lo spirito di leale e franca collaborazione che auspico possa rafforzarsi ulteriormente nei prossimi mesi”.
Il Presidente del Consiglio ha poi affrontato i temi di più stretta attualità: dalla drammatica guerra in Ucraina al mercato dell’energia. Crisi che “… colpiscono in particolare i cittadini più vulnerabili, le realtà sociali più fragili e mettono a dura prova la coesione sociale. Ci costringono a ripensare la nostra politica energetica, le nostre catene produttive, il nostro sistema di filiera”. Quindi le politiche sociali con l’introduzione dell’assegno unico per i figli, un sussidio familiare più semplice, equo, inclusivo, esteso anche agli autonomi, ai disoccupati e agli incapienti”.
Da Draghi spazio anche alla riforma dell’Irpef nonchè al Pnrr, alla formazione professionale e all’occupazione delle donne. Nel sottolineare che resta molto da fare ha rivolto inoltre il suo pensiero alle famiglie che hanno perso i loro congiunti. “Voglio ricordare ancora una volta – ha detto – le persone che hanno perso la vita mentre lavoravano: oltre 1.200 nel solo 2021. Alle loro famiglie, ai loro colleghi esprimo la più sentita vicinanza del Governo e la mia personale. Con la collaborazione attiva di voi sindacati siamo intervenuti per rafforzare e rendere più partecipato il sistema dei controlli. Potenziare le attività ispettive però non basta: le aziende devono fare attività di formazione, di manutenzione, di prevenzione. È un tema di civiltà che qualifica una democrazia”.
Nel concludere il suo discorso Draghi ha infine evidenziato che “oggi, mentre le ragioni della forza tentano nuovamente di prevalere nel cuore dell’Europa, voglio ricordare l’insegnamento di un economista che ha dato molto all’Italia, alla sua civiltà del lavoro. “L’utopia dei deboli – diceva Ezio Tarantelli – è la paura dei forti” lo dimostra la storia del movimento dei lavoratori nel nostro Paese. È così che si costruisce la forza di una democrazia libera, per questo abbiamo scelto senza esitazioni di metterci a fianco di un popolo aggredito, per questo abbiamo condannato senza esitazioni gli attacchi neofascisti alla sede di un sindacato. Dobbiamo difendere la forza delle istituzioni democratiche, i loro valori fondanti. Dobbiamo – ha chiuso Draghi – mantenere una prospettiva economica, sociale e civile condivisa. Dobbiamo continuare a esserci per cambiare”.