Il Corriere della Sera intervista Luigi Sbarra, contrattazione e partecipazione per governare il cambiamento

Il Corriere della Sera pubblica oggi un’intervista al segretario della Cisl Luigi Sbarra sollecitato dalla giornalista Claudia Voltattorni a pronunciarsi sulla posizione assunta dal segretario generale della Cgil, Maurizio Landini che ha parlato di “rottura tra lavoro e politica” sostenendo che “c’è un voto politico”.

«E’ una visione legittima che fatichiamo a comprendere – ha risposto Sbarra –. Il modello sindacale a cui si rifà la Cisl è quello di una soggettività politica autonoma, che non vuole sostituirsi ai partiti di qualunque colore o surrogare il loro ruolo e la loro rappresentanza fuori e dentro il Parlamento. Riteniamo invece nostro dovere spronare e incalzare i decisori pubblici per raggiungere insieme obiettivi di sviluppo, coesione e inclusione. Bisogna muoversi insieme».

Serve ancora il sindacato?” incalza Sbarra, Claudia Voltattorni. «Oggi più che mai. Il suo compito è governare il cambiamento verso obiettivi di progresso, attraverso la contrattazione e la partecipazione. Non significa accantonare il conflitto ma ricorrervi solo quando il dialogo salta e mantenere nel confronto una linea pragmatica e non meramente antagonistica».

Il Corriere della Sera ha anche evidenziato il particolare momento politico chiedendo a Luigi Sbarra se teme la crisi. «Noi pensiamo che questo sia il momento della responsabilità nel quale tutte le energie del Paese, le istituzioni, forze politiche e sociali devono unirsi in vista di obiettivi condivisi. L’Europa, e pensiamo anche la gente comune, non comprenderebbe».

Le considerazioni del segretario generale della Cisl hanno richiamato anche l’incontro che avrà con il Presidente del Consiglio Mario Draghi. «Da un lato c’è da governare l’emergenza – ha detto Luigi Sbarra –, dall’altro affrontare i nodi strutturali delle riforme economiche, della transizione digitale, dell’energia, di una politica industriale sostenibile del Mezzogiorno. Sul piano strutturale bisogna tagliare il cuneo fiscale, controllare i prezzi, rinnovare i contratti pubblici e privati, valorizzare le relazioni industriali». Elementi fondamentali senza tralasciare il varo di «una riforma previdenziale sostenibile e inclusiva delle pensioni e un fisco che alleggerisca i ceti medi: l’imperativo è difendere il potere di acquisto di retribuzioni e pensioni».

Sulle aspettative dell’incontro con il premier Luigi Sbarra ha affermato che è «il primo passo di un cammino stabile e condiviso. Draghi deve indicare un’agenda precisa per arrivare a un nuovo moderno patto sociale. Non ci sono alternative se vogliamo evitare un autunno caldo (…)».

Il bonus 200 euro è sufficiente? ha chiesto ancora la giornalista Claudia Voltattorni. «Va confermato anche per i prossimi mesi ma da solo non può bastare – ha ribadito Luigi Sbarra –. Servono provvedimenti strutturali a partire da una forte detassazione dei frutti della contrattazione di secondo livello e una riforma fiscale che tenga saldo il principio della progressività e riduca l’Irpef nei primi scaglioni di salari e pensioni».

Oggetto del confronto è stato anche il salario minimo. All’Italia serve ? «Crescita salariale e contrasto al lavoro povero vanno affrontati con più investimenti, relazioni industriali e contrattuali più efficaci, la piena applicazione dei contratti e più controlli sui luoghi di lavoro». Per il leader della Cisl «Derive ideologiche e salari legali non porterebbero benefici: si rischierebbe di alimentare il sommerso e allontanare dalle tutele di buoni contratti collettivi milioni di lavoratori».

In chiusura d’intervista al Corriere della Sera il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra ha ripreso la proposta del ministro del Lavoro Andrea Orlando ritenuta «una buona base. Ma va rafforzato ed esteso il trattamento economico complessivo (Tec) dei contratti più diffusi, quelli confederali. L’Italia va ampiamente oltre la soglia dell’80% fissata dall’Europa. Una volta tanto che siamo riconosciuto come eccellenza sarebbe paradossale auto-demolirci».