65 miliardi di dollari per il golpe in Myanmar, Uni Global si mobilita

Il sito di First Cisl Internazionale riporta un nuovo aggiornamento di un documento di ricerca pubblicato da BankTrack e Justice For Myanmar nel maggio 2021, in cui è stato riscontrato che l’esposizione delle banche commerciali nelle società che supportano la giunta militare in Myanmar/Birmania è aumentata.

La ricerca che ha esaminato fondi sussidiari e gestori patrimoniali, come gli investimenti di Amundi, Nikko Asset Management, Natixis e Dws, mostra che 19 banche internazionali detengono azioni per un valore di oltre 65 miliardi di dollari in 18 società affiliate alla giunta militare e ai suoi conglomerati in Myanmar.

Queste società hanno legami commerciali diretti e di lunga data con le forze armate del Myanmar o con entità statali che le forze armate ora controllano a seguito del tentativo di colpo di stato del 1° febbraio 2021.

Uni  Global Union, la federazione internazionale che unisce i sindacati del settore dei servizi, insieme ai sindacati membri di tutto il mondo, ha lanciato una campagna di mobilitazione per arginare il fenomeno.

In un webinar sulla Giornata internazionale per la democrazia organizzato da Uni Finance, il settore di Uni che rappresenta i lavoratori della finanza e delle assicurazioni (rappresenta ben 3 milioni di dipendenti in 237 sindacati in tutto il mondo) la segretaria generale dell’Uni, Christy Hoffman, ha dichiarato: “Il capitale globale deve iniziare a sentire la pressione: non va bene per le imprese convogliare risorse ai militari. Non va bene che le banche e altri investano in queste società. E abbiamo bisogno di muoverci ora se vogliamo salvare vite e ripristinare la democrazia”.

Più di mille persone sono state uccise, compresi i bambini. Oltre cinquemila cittadini, tra funzionari governativi e sindacalisti, sono stati arrestati e interi villaggi sono stati attaccati. “Non possiamo restare a guardare”, ha affermato Rita Berlofa, Presidente di Uni Finance. “Dobbiamo chiedere alle banche internazionali di smettere di sponsorizzare il colpo di stato per porre fine allo spargimento di sangue e ripristinare l’ordine e la democrazia in Myanmar”.

La federazione chiede alle banche con più di un miliardo di dollari investiti in Myanmar, di ritirare i propri investimenti dalle società legate alla giunta militare e, come primo passo, chiede agli affiliati di scrivere alla banca svizzera Ubs, che ha una lunga storia di investimenti in paesi con regimi repressivi, incluso il Sudafrica nell’era dell’apartheid. Partecipando al webinar, il fratello Maung Maung, presidente della Confederazione dei sindacati del Myanmar, ha chiesto di sostenere sanzioni economiche globali contro la giunta.

Sharan Burrow, segretaria generale della Confederazione internazionale dei sindacati, ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di sostegno per il governo dell’unità nazionale in Myanmar, che è stato eletto legittimamente. Abbiamo bisogno di pressioni sui governi dell’Asean e abbiamo bisogno di sostegno finanziario per i lavoratori”.

Uni ha pubblicato l’elenco delle banche coinvolte, dove compaiono anche due dei principali gruppi italiani.

Cisl e First Cisl sostengono la campagna e si sono mobilitati nel febbraio scorso, insieme agli altri sindacati confederali, per la libertà e la democrazia in Birmania; ne abbiamo dato notizia su queste colonne.

Qui l’articolo sul sito di Uni

Qui il report completo

Qui l’elenco delle banche coinvolte