I grandi giornali sul piano industriale UniCredit e la reazione di First Cisl

450 filiali da chiudere, un organico con 6000 dipendenti in esubero e una banca che guarda sempre più all’Europa lasciando progressivamente il territorio nazionale. Sono questi gli effetti più evidenti del piano industriale di UniCredit denominato “Team23”. Le cifre della riorganizzazione hanno messo in allarme governo e sindacati richiamando l’attenzione della stampa che ha dedicato ampio spazio all’argomento. Gran parte dei titoli parlano dei tagli e delle reazioni sindacali. Per bocca del suo segretario generale Riccardo Colombani, First Cisl ha già fatto sapere che senza assunzioni non si tratta.

La rassegna dei quotidiani parte con il titolo de Il Sole 24ORE “UniCredit, 6mila esuberi in Italia e 450 sedi da chiudere entro il 2023”. Stessa linea per Il Corriere della Sera “Unicredit, meno clienti agli sportelli: 6 mila esuberi. No dei sindacati”.  Anche La Stampa rilancia il tema della pesante riduzione dell’organico  “Unicredit taglierà 6 mila posti in Italia. L’ira dei sindacati”. Lo stesso fa Il Giornale che titola “Si partirà dai prepensionamenti. Unicredit taglia 6.000 posti in Italia”.  Di riduzione confermata scrive Avvenire con questo titolo: “Unicredit conferma i tagli: 6mila posti e 450 filiali”. Il Tempo mette in relazione la crisi industriale dell’acciaio italiano con il piano industriale di UniCredit titolando “Macché Ilva, peggio Unicredit”, mentre Il Secolo XIX e Il Fatto Quotidiano danno conto delle mosse dei sindacati e del governo con i rispettivi titoli “Parte in salita il confronto con i lavoratori. Unicredit formalizza i seimila esuberi. Il governo convoca i vertici dell’istituto” e “UniCredit, 6 mila esuberi. Il ministero convoca i vertici”.

Tutti gli articoli riportano la ferma presa di posizione di First Cisl, espressa dal suo segretario Riccardo Colombani, che fa notare come “mentre si annuncia l’aumento dei dividendi agli azionisti, UniCredit si presenta ai sindacati con la richiesta di tagliare 450 sportelli e 6mila lavoratori. Anche se sono stati i lavoratori, con i loro sacrifici, a consentire alla banca di superare la crisi e tornare a macinare utili, come dimostrano i conti resi noti la settimana scorsa. Avevamo detto a dicembre, in occasione della presentazione del piano industriale, che la strategia di Mustier era incentrata su un sostanziale disimpegno dall’Italia: non siamo stati smentiti”.

La lettera di apertura della procedura inoltrata da UniCredit ai sindacati porta Colombani a dichiarare che “un taglio di queste dimensioni penalizza gravemente la presenza della banca sul territorio e minaccia di disperdere il patrimonio di relazioni con la clientela. Al contrario, c’è bisogno di rafforzare le competenze dei lavoratori perché siano in grado di svolgere al meglio i servizi di consulenza. Servono investimenti, non nuovi tagli, a cominciare dalle tecnologie digitali, il cui impiego, come dimostrato dal nostro studio, non determina riduzione dell’occupazione, a meno che questo non sia il fine perseguito dalle aziende”.

Per Colombani “deve essere chiaro che non siamo disposti a discutere di esuberi se contemporaneamente non si parlerà anche di assunzioni. La nostra richiesta è che ogni due uscite sia prevista almeno un’assunzione”.