La Stampa: in provincia di Asti è allarme desertificazione bancaria, i dati First Cisl lo certificano

In provincia di Asti la desertificazione bancaria avanza e La Stampa si interroga sui suoi effetti utilizzando i dati First Cisl elaborati dalla Fondazione Fiba. “Banche, addio alle piccole filiali: metà provincia senza sportelli” è il titolo dell’inchiesta curata dalla giornalista Roberta Favrin che scrive: “Avanza la banca digitale, si assottiglia il numero degli sportelli sul territorio. «Nei primi sei mesi dell’anno a livello italiano sono state chiuse altre 593 filiali, sono più di 4 milioni e 249mila le persone che vivono in comuni sprovvisti di un servizio anche minimo», denuncia il segretario nazionale della First Cisl, Riccardo Colombani”.

Il quotidiano piemontese sottotitola che “la desertificazione lascia senza un bancomat oltre 35mila astigiani residenti in 68 comuni” e spiega: “Il contesto regionale non è brillante: 596mila piemontesi e 40mila imprese risiedono in comuni senza una banca, 485mila persone e 35mila aziende hanno nelle vicinanze un solo ed unico sportello. Tramite il proprio Osservatorio scientifico la First Cisl, insieme alla Fondazione Fiba, ha classificato le 107 province italiane in base ad un indice di desertificazione bancaria che considera diversi parametri: numero di comuni senza sportello o con un solo sportello, popolazione residente, numero delle imprese con sede legale e superficie territoriale. Nella graduatoria che considera la desertificazione parziale, la nostra provincia si posiziona all’87° posto nazionale e all’ultimo tra le province piemontesi. Guardando invece a indice di desertificazione ‘totale’ Asti è al terzo posto in Piemonte (dopo Cuneo e Torino) e al 71° in Italia. Conti alla mano sono oltre 35mila gli astigiani che vivono in comuni senza sportelli bancari, con un solo bancomat attivo o addirittura del tutto sprovvisti del servizio. Un disagio per tante piccole imprese ma soprattutto per le persone più anziane che fanno fatica a raggiungere la filiale più vicina, anche se si tratta di pochi chilometri”.

“I comuni astigiani ‘senza cassaforte’ – scrive Favrin – sono 68 su 117, da Moransengo, estremo Nord, a Serole al polo opposto. La realtà più grande è Valfenera, con oltre 2.500 residenti; seguono Calosso, San Paolo Solbrito, San Marzano Oliveto, Dusino e Cantarana che superano i mille. Poi Viarigi, Tonco e Moncucco Torinese attorno ai 900 e così via fino ad Olmo Gentile, 90 anime. Le realtà più piccole non hanno mai avuto uno sportello, ma tante ne hanno perso uno o più nell’arco di 5-10 anni. Si calcola che a livello nazionale abbiano chiuso 12.000 filiali, più di 3 su 10. L’Astigiano non fa eccezione. Dalle statistiche di Banca d’Italia risulta che negli ultimi 6 anni sono stati chiusi 36 sportelli, il 23,5% del totale: erano 153 nel 2016 sono passati a 124 nel 2020 per diventare 117 a fine 2021, dato confermato nel 2022. I comuni serviti da almeno una filiale sono passati da 60 a 49 (- 11). Tra quelli rimasti orfani si segnalano oltre a Valfenera e Calosso, Tonco, Grana, Frinco, Scurzolengo, Castelnuovo Calcea, San Marzano Oliveto, Roccaverano. Anche operazioni essenziali come il prelievo di contanti possono diventare un problema. I bancomat tra Asti e provincia erano 175 nel 2017 mentre a fine 2021 erano scesi a 161; l’anno scorso si è registrata una lieve inversione di tendenza con 169 punti censiti da Banca d’Italia a fine dicembre”.

A spiegare quel che sta succedendo interviene la segretaria generale First Cisl Alessandria Asti, Marta Mancuso: «Ci battiamo contro la desertificazione perché siamo straconvinti che le banche ricoprano un importante ruolo sociale. La transizione digitale è un passaggio epocale ma richiede tempi più lunghi di quanto non si immagini. La nostra indagine ha rilevato che solo il 56% dei piemontesi utilizza l’internet banking. Abbiamo una popolazione anziana che ha bisogno di luoghi fisici in cui trovare un contatto umano, lo stesso vale per tante piccole imprese che sono l’ossatura della nostra economia. Per fortuna esistono le piccole e medie banche, come la Banca di Asti o le banche di credito cooperativo, che a differenza dei grandi gruppi, continuano a presidiare i nostri territori».

“Un dossier caldo per il sindacato, ora alle prese con il rinnovo del contratto nazionale, riguarda l’occupazione”, rimarca l’edizione di Asti de La Stampa: “In dieci anni il comparto ha perso tra pensionamenti e prepensionamenti oltre 45mila posti di lavoro (- 14,5%). La contrazione nell’Astigiano risulta più lieve. I dipendenti che nel 2016 erano 1.171 sono scesi a 1.039 nel 2020 (- 11,3%) ma sono risaliti a 1.135 nel 2021. Il saldo a fine 2022 segnava 1.125 addetti (- 10) ma nel 2023 dovrebbe tornare in positivo principalmente grazie alla campagna di assunzioni avviata da Banca di Asti: entro l’anno sono previsti 82 ingressi a fronte di 48 pensionamenti”.

 

Qui i dati di sintesi e i grafici descrittivi del fenomeno di desertificazione bancaria in Piemonte

Qui tutti i dati e i grafici descrittivi della desertificazione bancaria in Italia, a cura di Fondazione Fiba