“Affari&Finanza” prende in analisi lo studio elaborato da First Cisl sul credito erogato alle imprese dal 2010 al 2017 e titola che “Vivere senza credito si può. I distretti hanno fatto così”. “Dall’inizio della crisi – scrive Vito De Ceglia – i finanziamenti ai distretti industriali della moda, occhialeria, mobile, gioielleria e agroalimentare sono crollati di circa 60 miliardi di euro e i loro territori hanno perso in media due sportelli su dieci. Sono i numeri che aprono un’indagine del Centro studi di First Cisl, il sindacato del settore del credito. La ricerca ha analizzato la variazione dei flussi di depositi e prestiti dati Banca d’Italia e Istat dal 2007 al 2017. Il risultato è che la caduta verticale dei finanziamenti non dipende solo dalle crisi bancarie ma anche dal taglio degli sportelli. Colpisce il fatto che anche i territori di maggior successo non sono stati immuni dall’arretramento. L’occhialeria di Belluno, il prosecco di Conegliano e Valdobbiadene e i salumi di Parma sono ai vertici per performance e redditività secondo il rapporto annuale sui territori di Intesa Sanpaolo, eppure hanno visto crollare sia gli sportelli che i crediti (vedi tabella a destra)”.
“Nel frattempo – interviene all’inserto economico di Repubblica, il responsabile dell’ufficio studi di First Cisl, Riccardo Colombani – i depositi nei distretti del made in Italy hanno registrato un vero boom: +80% Belluno, +78% la zona del Prosecco, +50% Parma. Quei territori, che prima ricevevano un sostegno bancario superiore al livello di raccolta dell’area di pertinenza, sono diventati autosufficienti”. “Tradotto: i distretti hanno reagito alla crisi riempiendo i depositi bancari e congelando in parte le spese per investimento”.
Il settimanale di “Repubblica” riporta il punto di vista di Fabrizio Guelpa, responsabile Industry e Banking Centro studi di Intesa: “A oggi la produzione industriale è ancora inferiore del 20% al livello pre-crisi, contro il meno 5% del Pil. I distretti invece, pur soffrendo, sono andati meglio». Dati che hanno avuto un riverbero nel settore bancario ma che per Guelpa vanno interpretati. “È vero che negli ultimi anni il numero degli sportelli si è ridotto, ma non dobbiamo dimenticare che nel decennio precedente era aumentato in misura analoga: oggi siamo sui livelli del 2000. C’è poi una grossa differenza: i servizi alle imprese transitano sempre più dal digitale. Il modello delle banche prevede che sia il gestore a fare visita al cliente e non viceversa”.
Al dibattito alimentato dallo studio di First Cisl prende parte anche Lorraine Berton, titolare della Arlecchino, azienda che opera nel distretto degli occhiali secondo la quale il calo dei prestiti “va visto nell’ottica del credit crunch che ha coinvolto sia il mondo dei distretti che l’intera economia. Non aiutano le tensioni a livello di spread e l’incertezza sugli oneri fiscali che andranno ad interessare il comparto bancario, e che sono in fase di studio da parte del governo. L’impatto potrebbe essere un’ulteriore restrizione dei finanziamenti alle aziende, che saranno incentivate a cercare nuove forme di coperture”.
Vittorio Capanna, presidente del Consorzio Prosciutto di Parma, non ha però registrato nel suo territorio una drastica riduzione dell’assistenza bancaria. Però tiene a precisare che il rapporto con gli istituti di credito non è sempre stato facile. “Talvolta, non capiscono che la nostra attività è atipica: necessitiamo di risorse a lungo termine per finanziare il cuore della produzione, cioè i magazzini dove stagioniamo gli insaccati per 12,18, 24 mesi. Per farlo, ci affidiamo principalmente al microcredíto e ai fondi della Bei”.