Lo studio First Cisl sul ridimensionamento degli sportelli bancari italiani registrata negli ultimi 7 anni continua a trovare interlocutori attenti che alimentano il dibattito sulla funzione sociale degli istituti di credito. “Unicosettimanale.it” rilancia la puntuale ricerca curata dall’ufficio studi di First Cisl, diretto da Riccardo Colombani titolando: “Bcc e territorio, sportelli bancari argini di spopolamento e abbandono”.
“Uncem – scrive il settimanale online – ha denunciato due mesi fa che 383 Comuni italiani sono rimasti senza uno sportello bancario negli ultimi sette anni, a seguito di ridimensionamenti della presenza, in particolare nei territori montani e rurali, degli istituti di credito. Che hanno chiuso gli sportelli meno interessanti per depositi, movimenti, credito. Lo attesta l’indagine della First Cisl sottolineando come, a farne le spese, sarebbero soprattutto le aree marginali, abitate da una popolazione più anziana. Lo stesso studio, diffuso anche da Uncem, invita a difendere la capillarità del servizio bancario a partire dalle zone più disagiate.
“Dati allarmanti, quelli di First Cisl – secondo Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem – In Italia ci sono 6.289 sportelli bancari in meno, il personale di rete in soli sette anni è sceso di 26.249 addetti. L’home banking non è una soluzione nelle aree ad alto divario digitale. Uncem ha già scritto ad Abi, Banca d’Italia e Consob per denunciare le conseguenze dell’abbandono dei servizi bancari, nonché per chiedere una vigilanza che non sia solo finalizzata a quanto le banche fanno, ma a come gli istituti organizzano la loro presenza sui territori”.
Un depauperamento bancario, di cui parla la Cisl, non sostenibile per i nostri territori – conferma Vincenzo Luciano, Presidente Uncem Campania e Vicepresidente nazionale Uncem -, molto grave, se unito anche alle chiusure e alle riduzioni di orario degli uffici postali. Uncem ha posto il tema al Governo e ai Parlamentari, oltre che alle Regioni. Ha scritto ai vertici delle banche. Ma ha anche analizzato il panorama bancario, guardando ad esempio alle banche di credito cooperativo che oggi stanno danno importanti risposte in termini di presidio e servizi ai territori. Un ruolo notevole, in incremento in Campania, in diverse zone degli Appennini come delle Alpi, in molte realtà provinciali italiane”.
“Le banche di comunità, soprattutto se hanno finalità mutualistiche – come le BCC e Casse Rurali – sono possedute dai soci ed espressione delle stesse comunità. “Banche, in molti casi, presenti proprio in quei centri più piccoli dove non vi è sempre convenienza economica ad aprire o a tenere aperta un’agenzia”, conferma Sergio Gatti, Direttore Generale Federcasse-BCC Credito Cooperativo.
“In Italia – prosegue Unicosettimanale – operano 278 BCC e Casse Rurali con 4.251 sportelli (il 16% circa del totale degli sportelli bancari, dati Federcasse). Sono presenti in 2.650 Comuni e in 101 Province. Ma, soprattutto, in 609 Comuni spesso di piccole o piccolissime dimensioni rappresentano l’unica presenza bancaria, confermano i dati Federcasse ai quali Uncem guarda con particolare attenzione”
Il direttore generale della Bcc di Aquara Antonio Marino evidenzia come “Le banche di comunità con scopo mutualistico hanno il compito di servire i luoghi. Mantenere una filiale dove può essere considerato non immediatamente conveniente per il conto economico di una banca è la conferma che si deve fare banca anche per contribuire alla coesione sociale e alla libertà delle persone di non abbandonare un Comune a causa della chiusura di tutti i servizi commerciali e imprenditoriali”.
“Una filiale bancaria costituisce un presidio non secondario affinché i piccoli borghi possano continuare a vivere, tornare attrattivi, contrastare il declino demografico, finanziando giovani coppie, consentendo di assistere a casa propria gli anziani anche finanziando imprese sociali che fanno welfare di comunità – aggiunge il Presidente Vincenzo Luciano – Integrando cultura, storia, vocazioni imprenditoriali, creazione di lavoro sostenendo le imprese”.
Uncem ricorda di avere inviato ai Parlamentari e a molti Comuni dove sono presenti le Bcc una serie di proposte per migliorare nel testo sulla riforma di sistema in discussione in Parlamento. “Ad esempio – conclude il direttore generale della Bcc di Aquara Antonio Marino — portare la decorrenza della riforma al 31 maggio 2019 al fine di poter fare una unica assemblea dei soci delle BCC per approvare il bilancio 2018 e deliberare l’adozione del patto di coesione. Ovvero portare la quota di partecipazione delle BCC al capitale della Capogruppo dal 60% ad almeno l’80%, per mettersi al riparo da scalate o partecipazioni improprie di terzi ed escludere le BCC sane dalla direzione della Capogruppo, la cui azione si limiterebbe solo al controllo contabile. La Vigilanza sulle BCC deve restare in capo alla Banca d’Italia e deve essere proporzionata alla dimensione delle banche affinché gli eccessivi adempimenti non vadano a gravare sulle BCC più piccole”.