La Repubblica, studio First Cisl banche, no sportelli per siciliani e turisti

L’onda lunga della riorganizzazione degli sportelli bancari, analizzata da uno studio di First Cisl, non lascia immune la Sicilia che vede cittadini e turisti accomunati nel disagio di fruire dei servizi finanziari. L’edizione palermitana de “La Repubblica” propone un articolato servizio dal titolo “Addio bancomat in centro. I turisti restano senza soldi”.

“C’era una volta il bancomat – scrive Tullio Filippone -. E c’era la filiale sotto casa. Saranno i piani di riorganizzazione nazionale, o la crescita dell’home banking, ma in Sicilia, dal 2010 gli sportelli sono diminuiti del 20 per cento e 89 comuni su 390, poco meno di uno su quattro, secondo un dossier nazionale della First Cisl, non hanno più una banca. Nel centro storico di Palermo, invaso dai turisti, chi vuole prelevare dei contanti per fare delle compere nei mercati o nelle vie dello street food resta a secco e deve camminare per centinaia di metri alla ricerca di un sportello”.

“La Repubblica” fa notare come siano ormai pochi i bancomat disponibili in centro. “Nel 2010 gli sportelli bancari in Sicilia erano 1.759, a dicembre dello scorso anno 1.416. Nello stesso periodo a Palermo e provincia si è passati dal 417 a 345 sportelli. E le chiusure sono continuate anche nel 2018. Per rendersene conto basta passeggiare per le strade del centro storico di Palermo. Lungo gli assi di via Maqueda e corso Vittorio Emanuele è rimasto solo un sportello. A fine luglio Unicredit ha chiuso la filiale di fronte piazza Bologni, unico bancomat del percorso Unesco e due anni fa anche quello di via Maqueda bassa. Il risultato è che i residenti devono spostarsi sino a corso Tukory o via Roma per prelevare. E ai turisti, che conoscono meno la città, non resta che affidarsi agli Atm privati della zona. Più cari e meno affidabili”.

“Non è un caso – prosegue Tullio Filippone – che lo scorso giugno la polizia ha individuato e arrestato due serbi dopo aver scoperto tre atm manomessi con skimmer e telecamere nelle isole pedonali di via Maqueda e corso Vittorio Emanuele. E negli ultimi due anni Unicredit ha chiuso anche le sedi di via Autonomia Siciliana, via Libertà, all’altezza di via Ariosto, quella Unicredit e abbiamo raccolto storica di via Cavour e quella di delle firme per scongiurare una via Crispi, la prima in cui si scelta poco strategica dice il recavano i croceristi”.

Sulle scelte adottate da Unicredit “Repubblica” riporta il punto di vista dell’istituto di credito che interviene con una nota dell’ufficio stampa obiettando che le decisioni scaturiscono “da nuovi comportamenti e abitudini della clientela come la banca via internet o cellulare. Il ruolo delle filiali evolverà sempre di più da quello di punti vendita a quello di veri e propri punti di consulenza”.

“Hanno attuato la stessa politica anche gli altri concorrenti – rimarca Filippone -. Quest’anno, il gruppo Banca Intesa San Paolo, che ha incorporato Banca Nuova, il Banco popolare di Vicenza e Veneto Banche, ha avviato un processo di razionalizzazione con chilometri. 6 chiusure a Palermo. Dal 2017, il piano di ristrutturazione dell’Ue ha imposto a Monte dei Paschi di Siena centinaia di chiusure, tra cui tre agenzie a Palermo, accorpate alle 9 filiali della città. Ne hanno chiuse tre a testa il Credito Siciliano e la Banca Popolare Sant’Angelo. L’unico gruppo in controtendenza è Bnl di Bnp Paribas, che a fine anno aprirà uno sportello a Mondello”.

“L’altra faccia della medaglia sono i comuni senza un sportello. Ben 89 su 390, poco meno di uno su quattro, nella regione terzultima in Italia per numero di sportelli rispetto alla popolazione: appena 28 ogni 100mila abitanti. E non si tratta di centri di poche centinaia di abitanti. Un caso esemplare è Altavilla Milicia nel Palermitano, dove, da quando l’anno scorso ha chiuso la filiale Unicredit, per gli 8.300 abitanti c’è solo un’opzione spostarsi di sei chilometri sino a Casteldaccia per prelevare contante e parlare con un impiegato in carne e ossa. La conseguenza è che si sono moltiplicati i correntisti delle Poste Italiane, l’unica alternativa e i tempi di attesa nelle agenzie vicine si sono dilatati”.

Su “La Repubblica” interviene il sindaco di Altavilla Milicia Pino Virga il quale dice: “Lo scorso aprile ho scritto alla direzione di Unicredit e abbiamo raccolto delle firme per scongiurare una scelta poco strategica. Il paese ha una vocazione turistica e d’estate siamo 30mila, senza contare i weekend invernali con tanti palermitani e molti anziani e famiglie che hanno bisogno di uno sportello”.

Il viaggio del disagio di “Repubblica” tocca anche altre zone dell’isola. “La stessa sorte, per citare altri centri siciliani, è toccata a comuni come Gibellina, nel Trapanese, dove bisogna percorrere 16 chilometri per arrivare a Santa Ninfa. O Solarino nel Siracusano, dove i correntisti sono stati costretti a trasferire i loro conti nella sede di Floridia, che dista non meno di quattro chilometri”.

“Il servizio è peggiorato – conclude il quotidiano -. È vero che dal 2010 al 2017, secondo il dossier First Cisl, il numero dei clienti con l’home banking nell’Isola è raddoppiato e ha recuperato terreno rispetto al ritardo con altre regioni, passando da 924mi1a a un milione e 900 mila. I pagamenti alternativi al contante sono cresciuti del 20 per cento tra il 2013 e il 2017. Ma gli habitué della banca, fedeli allo sportello sotto casa non sono diminuiti. Tra il 2011 e il 2016 i siciliani con più di 18 anni, che si sono recati in banca sono rimasti quasi gli stessi, diminuendo di appena il 5,6 per cento e passando da un milione 740mila a un milione 635mila”.