La preoccupazione dei territori per la dismissione degli sportelli bancari è un dato che accomuna i cittadini. Il grido d’allarme questa volta arriva da Cremona e viene raccolto dal quotidiano “La Provincia” che titola: “Credito. Banche in fuga da Cremona Chiusi 22 sportelli, persi 71 posti”.
“Tra il 2016 e il 2017 – scrive l’autore dell’articolo Andrea Gandolfi -, in Lombardia sono stati chiusi 374 sportelli (il totale è passato da 5.805 a 5.431, meno 6,4%), determinando un saldo negativo totale pari a 1.180 unità dal 2010 (meno 17,8 per cento); ne deriva una copertura solo parziale del territorio regionale. Basti pensare che, su 1.516 comuni lombardi, quelli coperti da uno sportello bancario sono 1.159”. L’allarme arriva da Andrea Battistini, segretario generale della First Cisl regionale, che ribalta sulla realtà territoriale cremonese i dati dell’analisi dell’ufficio studi di First Cisl relativa alla bancarizzazione in Italia.
“Il trend regionale – dice Battistini – trova pieno riscontro anche in provincia di Cremona, dove pure l’emorragia di sportelli è meno accentuata; come testimoniano i dati pubblicati online da Bankitalia. Tra il 2016 e lo scorso anno, infatti, le statistiche di Palazzo Koch registrano un calo complessivo di 22 sportelli (da 508 a 486), che si ripercuote inevitabilmente sia sui livelli occupazionali con i dipendenti diminuiti di 71 unità, da 1.548 a 1.477 -, sia sulla disponibilità di sportelli bancari ogni 100 mila abitanti (passati da 70 a 68) ; sia infine sul numero di Comuni serviti da banche, sceso da 82 sull5 ad 81”.
“Le banche, anche quelle nazionali – prosegue Battistini -, continuano a indicare nella territorialità un elemento determinante della loro azione. I fatti, però, inducono a credere che si tratti solo di slogan; perché i processi decisionali sono stati tutti fortemente accentrati, indebolendo così il ruolo di chi il territorio lo conosce davvero perché ci è cresciuto, ci vive e ci lavora. Tutte caratteristiche che portano il lavoratore a credere in un progetto aziendale sulla base di evidenze non solamente algebriche; a riporre fiducia nell’imprenditore e nella sua idea”.
A parere di Battistini, rimarca “La Provincia”, “né i mutati comportamenti della clientela né la la digitalizzazione giustificano l’incoerenza di questa scelta. Il vero obiettivo, in realtà, è il contenimento dei costi in particolare quelli del personale attraverso pesanti tagli che interessano il settore da diversi anni. Con conseguente perdita di professionalità, diminuzione dell’efficienza nei servizi, indebolimento del legame proprio con quel territorio che le banche a parole dichiarano di voler valorizzare. Non può essere questa la strada da seguire”.
Andrea Gandolfi prosegue il suo articolo estrapolando i dati di First Cisl elaborati su fondi Bankitalia dai quali si evince che il saldo negativo degli sportelli è costante: 6.611 al 31 dicembre de1 2010, 5.805 alla stessa data del 2016 e 5.431 un anno dopo. Il raffronto tra Italia e Lombardia offre risultati contrastanti nel tempo: tra il 2010 e il 2017 le cose sono andate peggio a livello nazionale (meno 18,7 per cento contro il meno 17,8 per cento regionale), mentre le parti si sono invertite tra il 2016 e lo scorso anno: meno 6,4 per cento in Lombardia, meno 5 ,7 per cento la media italiana. Non solo. Nel periodo 2010/2017, i comuni serviti da sportelli sono calati del 2,4 per cento (meno 0,9 per cento tra il 2016 e il 2017) in Lombardia, e del meno 6,5 per cento (meno 1,7°/a) in Italia”.