Parigi, bancari e metalmeccanici discutono di welfare sociale

Due settori coinvolti, finanziario e metalmeccanico, sette Paesi europei, due federazioni europee, un’associazione datoriale, una multinazionale: questi i numeri del progetto “Defining a company welfare system through the joint action of EWCs and Trade Unions in the metal and finance sectors: The key role of workers’ participation rights” promosso da First Cisl e finanziato dalla Commissione europea, partito il 27 aprile scorso a Parigi. Al centro il tema del welfare sociale, uno dei diritti fondamentali di cui godono i cittadini dell’Unione europea.

La crisi economica ha spinto i governi ad adottare politiche di contenimento dei costi del welfare pubblico, con un processo di tagli e ricalibrature.  Sono però aumentati i bisogni sociali della popolazione sulla spinta di profondi mutamenti di carattere culturale, demografico ed economico.  Si è ampliato quindi il gap fra necessità dei cittadini e risposta del settore pubblico, i Paesi europei stanno ricercando soluzioni mediante processi di riforma complessi e contrastati; sicuramente, in questa situazione, l’aumento generale dei livelli di welfare può essere realizzato solo grazie a una migliore collaborazione tra pubblico e privato. Il problema è che il contesto europeo è caratterizzato dalla debolezza del quadro normativo comunitario per la contrattazione.

“Gli accordi di welfare sottoscritti dai soggetti del dialogo sociale a livello sovranazionale, in cui operano spesso le multinazionali dei settori coinvolti nel progetto, non sono giuridicamente vincolanti come gli accordi collettivi a livello nazionale”, dichiara Sabrina Brezzo, Segretaria nazionale di First Cisl e project manager del progetto. “D’altra parte – aggiunge – risulta sempre più strategico negoziare accordi a livello europeo, al fine di definire un sistema di welfare aziendale sussidiario e garantire omogeneità di trattamento ai lavoratori di tutti gli stabilimenti in cui operano le società multinazionali”.

“Pertanto – prosegue Brezzo – l’ambizione del progetto è, attraverso una modalità operativa sinergica, che rafforzi il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori, quella di determinare una transizione dai diritti di mera informazione e consultazione all’esercizio di veri diritti di partecipazione a livello negoziale europeo, definendo un sistema di accordi e regole che coinvolgano allo stesso tempo i sindacati nazionali (che firmano accordi collettivi nel paese in cui operano), i Comitati aziendali europei (che sono titolari solo dei diritti di informazione e consultazione, ovvero non hanno potere contrattuale in senso stretto) e le federazioni europee di settore (che ad oggi esercitano solo una moral suasion diretta a una definizione di standard uniformi e possono presiedere le fasi dei negoziati con i loro esperti)”.

Il progetto si sviluppa su un periodo di 24 mesi e comprende tutte le fasi del ciclo di progetto classico, come richiesto dalla Commissione europea: una fase preliminare e preparatoria, lo sviluppo del progetto secondo le linee guida stabilite del programma, il controllo e la diffusione dei risultati, il follow-up in termini di impatto e durata degli effetti del progetto, un workshop, un corso di formazione e una conferenza europea (finale) per la divulgazione dei risultati. Infine la rendicontazione e il report completo delle attività sviluppate dal progetto.