Smartworking, Giulio Romani su Affari&Finanza de La Repubblica

“La vita è cambiata per i dipendenti delle banche italiane. Dopo gli esodi già portati a termine e quelli annunciati per il prossimo futuro, per chi rimane il lavoro non è più lo stesso”: lo afferma Massimiliano Di Pace in un ampio articolo dal titolo “Così cambia il lavoro in banca. Pronti allo smartworking mentre si va a caccia di clienti” sull’inserto Affari&Finanza del quotidiano La Repubblica. “Prima dovevano solo lavorare – scrive Di Pace a proposito dei bancari -, ora devono raggiungere risultati commerciali misurabili. Al tempo stesso devono cavarsela con qualsiasi richiesta del cliente in un’ottica di multitasking, devono saper gestire il lavoro da casa con lo smartworking e abituarsi ai trasferimenti. L’aumento della pressione commerciale da parte del top management verso lo sportello è uno dei fenomeni più recenti nel mondo bancario italiano. In pratica si richiedono alle agenzie e alle filiali risultati sempre migliori, con l’assegnazione di obiettivi di incremento dell’attività, come numero di nuovi conti aperti, nuovi prestiti, nuova raccolta”.

L’articolo riporta le dichiarazioni del segretario generale di First Cisl, Giulio Romani, sul lavoro che cambia nelle banche. “Secondo Giulio Romani, segretario generale di First-Cisl – si legge nel pezzo di Affari&Finanza -, l’approccio generalista non è la soluzione migliore: «Oggi si richiede una sempre maggiore specializzazione per soddisfare il cliente, in particolare servirebbero figure in grado di dare una consulenza adeguata in materia di finanza e investimenti». Il multitasking non è però l’unica novità nel lavoro dei bancari. Come dimostra l’esperienza di Intesa, si sta diffondendo il fenomeno dello smartworking, ossia lo svolgimento del lavoro a casa propria o in una sede diversa dal luogo di lavoro. «La sperimentazione dello smartworking racconta la responsabile delle relazioni industriali di Intesa è cominciata nel 2015 con un migliaio di dipendenti. Oggi essa riguarda 8mila dei 65mila lavoratori del gruppo bancario che si occupano di personale, valutazione del merito di credito, informatica. 1192% di questi smartworker lavora a casa, un 5% opera in uno dei nostri 70 hub (luoghi attrezzati per il lavoro), e un 3% presso clienti. Lo smartworking però non riguarda il personale di agenzia, restando determinante il contatto con il cliente». Per Romani della First-Cisl lo smartworking può essere utile, ma a determinate condizioni: «Dato che lavorare sempre a casa potrebbe essere alienante, e determinerebbe una perdita di contatto con la realtà aziendale, questa impostazione andrebbe bene se svolta in part time, soprattutto da coloro che ne hanno necessità». Un altro fenomeno è la frequenza crescente del trasferimento dei dipendenti da un’agenzia ad un’altra. «E’ vero che oggi i dipendenti rimangono nella stessa sede per un tempo minore che in passato ammette Romani della First-Cisl e una delle ragioni è la chiusura progressiva degli sportelli».”