Adapt, l’Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati sul Diritto del Lavoro e le Relazioni Industriali, fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere, in un’ottica internazionale e comparata, studi e ricerche nell’ambito delle relazioni industriali e di lavoro, ha pubblicato, nella prestigiosa collana dei suoi Working Paper, uno studio di Riccardo Colombani, responsabile del Settore Coordinamenti Aziendali di First Cisl, e Domenico Iodice, dell’ufficio Ricerca e innovazione contrattuale di First Cisl, dedicata al tema del “lavoro agile”, oggetto di recenti provvedimenti legislativi.
“Il lavoro agile nella legge n. 81/2017. Flessibilità o destrutturazione del rapporto?” è il titolo dello studio, scaricabile on line dalla biblioteca di Adapt.
Nel dossier si prendono in considerazione i contenuti della legge sul lavoro agile e le criticità che ne emergono.Come noto, fino all’entrata in vigore della legge 22 maggio 2017, n. 81, in assenza di un preciso quadro di riferimento, si sono moltiplicate, ad opera delle parti collettive, talune esperienze regolatorie definibili come “autarchiche”, in pratica “modellate ad hoc nei singoli contesti produttivi aziendali, in espressione di quell’autonomia negoziale che è tipica della contrattazione collettiva”.
Ora, con la nuova normativa, si è cercato di dare definizione non solo agli elementi di flessibilità organizzativa, come era nelle attese, ma anche ad alcune materie che sono fonte di potenziale criticità, ancora inesplorate. È il caso del cosiddetto “lavoro per obiettivi”, inserito tra le modalità di esecuzione del lavoro agile (subordinato), “che presenta di per sé caratteri di autonomia e assunzione di rischio da parte del lavoratore”, come sottolineano Colombani e Iodice.
L’analisi dettagliata del testo di legge proposta dal Working Paper mette in luce, in particolare, come esista una “zona grigia” che sul piano pratico integra già forme di “ibridazione” del rapporto di lavoro.