L’home banking è al palo, su Wired la ricerca e le proposte di First Cisl

“Esaurita la fase di espansione dell’home banking la strategia delle banche deve passare ora a supporti consulenziali che poggino sulle professionalità dei lavoratori e sugli enormi database, ad oggi ampiamente sottoutilizzati, di cui dispongono le banche”, lo afferma Giulio Romani, segretario generale di First Cisl, commentando la ricerca relativa alla diffusione della banca via internet in Italia elaborata dall’ufficio studi del sindacato.

La ricerca dell’ufficio studi di First Cisl è al centro dell’articolo di Claudia Cervini “Gli strani numeri dell’home banking in Italia“, pubblicato da Wired, la rivista nata negli Usa e considerata “la Bibbia di internet”.

I dati fanno riflettere. In Veneto, ad esempio, i contratti personali di home banking in un anno (il 2016) sono aumentati di quasi il 10%, superando abbondantemente i due milioni cioè il totale delle famiglie venete e circa il 45% della popolazione. In Toscana i contratti sono circa 1,6 milioni, tanti quanto le famiglie, circa il 44% della popolazione. La Sicilia, non senza sorpresa, è la regione più attiva con 0,9 contratti internet per ogni conto corrente, esattamente come il Molise.

“Che la banca via web sia ormai diffusa è un bene; ma a questo punto serve innovazione di prodotto e di servizio oltre che di processo. Finora le banche hanno pensato che tagliare il costo del personale innovando esclusivamente i processi fosse sufficiente per recuperare redditività”, afferma Giulio Romani, segretario generale di First Cisl, che aggiunge: “Si è persa così la fidelizzazione della clientela. Il paradosso è che sono diminuiti i ricavi, mentre i costi non sono ancora calati, perché le tecnologie informatiche richiedono alle banche un frequente ricorso a consulenze esterne. È evidente la necessità di agire sull’offerta alla clientela”.