E anche in tempo di pandemia il mese di settembre è arrivato e, come accade ormai da qualche anno, il ritorno alla normalità presenta sempre delle incognite.

In questo 2020, contrariamente agli anni precedenti, abbiamo una certezza: in base ad alcune stime, il PIL lombardo subirà una contrazione del 12/13 per cento e circa il 25% degli esercizi commerciali non riaprirà.

Dati conosciuti da tempo e confermati anche dall’Ufficio studi di Confcommercio Lombardia, che calcola in 22,6 miliardi di euro la perdita di consumi in regione, il dato più alto a livello nazionale.

Una serie di “numeri” drammatica che, allo stato attuale, sembra non trovare soluzione e l’evoluzione della pandemia non facilita certo una ripresa delle attività.

In questo contesto, la Lombardia e, in particolare Milano, soffrono l’assenza della moltitudine di persone che per affari, per lavoro e per turismo alimentavano i consumi, consentendo alle attività commerciali di produrre reddito e occupazione.

Le università sono chiuse agli studenti, le fiere e i meeting agli operatori e ai manager e molti lavoratori sono in smart working ovvero, come riportato dalla stampa, nel solo mese di luglio Milano registra un calo di circa 700.000 presenze giornaliere.

Interpellato in merito dal quotidiano “Il Giornale”, edizione Milano, il segretario generale First Cisl Marco Berselli ha sottolineato come “I gruppi bancari si stanno attrezzando per un rientro graduale, che però non arriverà al 100 per cento delle scrivanie. Cioè ai livelli pre Covid, almeno secondo ciò che ci risulta attualmente” e, alla domanda di cosa ne pensano i lavoratori, Berselli ha commentato: “Ci sono due scuole di pensiero, a seconda delle fasce d’età. Chi ha figli in età scolare, preferisce continuare con lo smart working. Gli altri cominciano a manifestare stanchezza per tale soluzione, soprattutto perché il lavoro smart si è rivelato ben poco ‘agile’ e l’ambiente casalingo non ottimale per lavorare”.

Comunicazione First Cisl Milano Metropoli