20 giugno. La vita ai tempi del Covid-19

“To smart, or not to smart, that is the question”.

Da remoto, o non da remoto, questo è il dilemma: se sia più nobile lavorare da casa e soffrire l’assenza di orari e il carico dei costi o affrontare la giungla cittadina e il lavoro d’ufficio?

Non ce ne voglia il Bardo se anche noi, come tanti fanno da secoli, stravolgiamo le sue parole e il loro nobile senso. Non ce ne voglia nemmeno se ci poniamo il dubbio che, almeno su questo tema, la questione possa essere malposta perché potrebbe esserci una via intermedia che richiede di essere esplorata.

Il lavoro da remoto è stata una manna in periodo di emergenza sanitaria; lo è stata tanto per noi lavoratori quanto per le aziende. Ci ha consentito di conciliare senza troppe difficoltà i tempi di lavoro con quelli familiari e di continuare a lavorare pur salvaguardando la nostra salute e la salute pubblica.

L’emergenza, ricordiamolo, non è ancora dichiarata finita e d’altro canto i dati della nostra regione ancora ci preoccupano. Ad oggi il Governo italiano ha fissato al 31 luglio il termine dello stato d’emergenza ma non siamo ancora nelle condizioni di sapere se verrà ulteriormente prorogato.

Tuttavia è necessario iniziare a porsi delle domande sul lavoro da remoto, su come lo immaginiamo e su quali siano i nostri obiettivi a riguardo che, possiamo supporlo, non sono strettamente coincidenti con quelli aziendali che sembrano essere solo mirati alla riduzione dei costi.

Intanto un assunto: quello che stiamo effettuando oggi non è smartworking ma una forma ibrida in cui ci sono le rigidità del telelavoro senza vederne riconosciute tutte le applicazioni normative. Innanzitutto quello che manca è la volontarietà; non lo stiamo scegliendo liberamente ma di fatto ci viene imposto per legge.

Tuttavia sappiamo perfettamente che la maggior parte di noi e dei nostri colleghi, pur in assenza d’obbligo, lo sceglierebbero volontariamente perché ne colgono tutti gli aspetti positivi in particolare quelli più immediati ed evidenti: abbiamo guadagnato tempo per noi e le nostre famiglie sottraendolo ai tempi degli spostamenti. Ma il costo di questi vantaggi lo stiamo pagando noi stessi, a quale prezzo?

Il costo immediato è dato da quello delle utenze domestiche e dei consumi (dalla corrente elettrica all’acquisto di postazioni ergonomiche), dal mancato riconoscimento del ticket e degli straordinari.

Ma ci sono anche i costi a lungo termine: quello dei rapporti fra le persone, della crescita umana e sociale, della creatività che si genera dal confronto lavorando insieme e guardandosi in faccia perché non ci sarà mai tecnologia che potrà sostituire la presenza fisica. Come ci sono i costi invisibili eppure gravosi delle inefficienze organizzative scaricati sui lavoratori che non hanno più orari, che devono compensare le mancanze del management o di processi inadeguati in misura ancora più accentuata di quanto non accadesse già in presenza.

Di fatto il lavoro da remoto sta facendo da amplificatore di tutte le problematiche organizzative.

Come rappresentanti sindacali stiamo già avvertendo tutte le tensioni che questa situazione genera e il nervosismo, sempre più palpabile, non è che la manifestazione più evidente di un malessere organizzativo che era già presente prima del COVID.

Ora abbiamo la possibilità di cogliere l’occasione per ripensare in meglio, in modo più evoluto le nostre aziende o di chiuderci nell’oscurantismo difensivo del lavoro da casa come moderna forma di ricatto in cui, comunque, ci viene chiesto di scegliere a cosa rinunciare.

La tecnologia sta trasformando profondamente il nostro modo di lavorare, di consumare, di vivere e lo farà sempre di più. Il sindacato non può prescindere da questa evidenza da cui non può e non vuole tenersi fuori. Al contrario, abbiamo tante cose da dire a riguardo.

Abbiamo effettuato un’indagine a cui avete risposto in tantissimi a conferma di quanto questo tema sia sentito e sia di grande attualità. Alleghiamo i risultati alla presente email.

Nei giorni scorsi si è tenuta una videoconferenza organizzata dalla CISL di Milano sul lavoro da remoto. Se l’avete perso, lo trovate qui: https://www.firstcisl.it/milanometropoli/2020/06/17/mercato-del-lavoro-necessario-regolamentare-lo-smart-working/

La CISL Lombardia ha realizzato due schede sintetiche sulle misure per la famiglia e il bonus baby-sitting/centri estivi https://lombardia.cisl.it/notizie/misure-per-la-famiglia-e-bonus-baby-sitting-due-schede-cisl-lombardia/

Il governo ha approvato il disegno di legge “Family act” http://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-51/14740.

Le valutazioni della CISL: https://www.cisl.it/in-evidenza/16556-family-act-cisl-apprezzamento-per-il-testo-ma-si-apra-confronto-con-il-sindacato.html

La parola chiave per ripartire è “partecipazione”. L’editoriale di Annamaria Furlan https://www.cisl.it/a-proposito-di/16599-la-parola-chiave-per-ripartire-e-partecipazione-editoriale-di-annamaria-furlan-interris-del-17-giugno-2020.html

Terza edizione del Bando in memoria di Carla Passalacqua. Il tema di quest’anno è “Il ruolo del sindacato per la promozione delle pari opportunità nella trasformazione digitale e tecnologica del lavoro”. Per chi fosse interessato i dettagli sono qui https://www.cisl.it/in-evidenza/16605-bando-in-memoria-di-carla-passalacqua.html

Il testo dell’ordinanza regionale con le disposizioni valide sul territorio lombardo dal 15 giugno: https://www.regione.lombardia.it/wps/wcm/connect/a508d2d1-cd0b-4747-bb95-bbfd6562ac66/Ordinanza+566+%2B+Allegato.pdf?MOD=AJPERES

A partire da oggi ci si può iscrivere ai centri estivi per  le scuole dell’infanzia del comune di Milano https://www.comune.milano.it/-/educazione.-al-via-dal-19-giugno-le-iscrizioni-per-i-centri-estivi-della-scuola-dell-infanzia

La Comunicazione FIRST CISL di Milano Metropoli

Allegato:   Indagine FIRST MI sul lavoro da remoto