29 aprile. La vita ai tempi del Covid-19

Prima è venuta l’emergenza sanitaria a cui è seguita immediatamente dopo quella economica e sociale.

Abbiamo dovuto prima di tutto mettere in sicurezza la salute delle persone ma subito dopo è stato necessario assicurarsi che non morissero di fame.

Il tema del welfare che ha dominato anche i tavoli sindacali in questi anni è diventato cruciale in questa fase. Ma come si è espresso nelle realtà a noi più vicine incluse quelle aziendali in cui operiamo?

Maddalena Acquaviti, segretaria territoriale FIRST CISL di Milano Metropoli con delega al Welfare, ci offre un contributo che si articola in tre parti e che vi proporremo in tre puntate come i vecchi romanzi d’appendice.

(Parte prima: il welfare intorno)

Nei giorni scorsi sono uscita di casa per andare in azienda. In prossimità c’è lo sportello di una società specializzata in credito su pegno. Mi ha colpito a distanza vedere la lunga fila fuori dall’agenzia paragonabile solo a quelle dei negozi di alimentari vicini. Sicuramente sulla coda incide l’ingresso contingentato ma mai in passato avevo visto tanta gente lì.

Sappiamo bene che se il virus non fa discriminazioni e contagia chiunque incontri sulla sua strada ma gli effetti che produce ricadono maggiormente sulle persone più fragili.

L’emergenza sanitaria ha, infatti, amplificato rendendole più evidenti e drammatiche tutte le situazioni a maggior rischio di marginalità esponendo agli effetti della crisi soprattutto indigenti, disabili, anziani, minori e precari. E dove è venuta a mancare la sola persona in famiglia che lavorava, oltre al dolore della perdita di una persona cara, è venuta a mancare la sola fonte di reddito.

Di contro si sono sviluppate moltissime iniziative di solidarietà che hanno coinvolto in larga parte i privati sia rispetto all’emergenza sanitaria in senso stretto (con la raccolta di fondi per istituire terapie intensive, acquistare macchinari e rafforzare i reparti COVID) che di contrasto alla povertà (con la raccolta di fondi a sostegno chi ha perso il lavoro, per l’acquisto di cibo da consegnare a poveri e anziani o anche per procurare gli strumenti informatici per la didattica a distanza dei ragazzi in età scolare).

Anche la FIRST CISL di Milano metropoli ha aderito a iniziative di solidarietà a favore degli ospedali lombardi e di sostengo al reddito di chi perde il lavoro tramite il fondo San Giuseppe.

Ben vengano queste nobili iniziative che stanno mettendo in luce una bellissima realtà di reciproca cura facendo nascere in modo spontaneo nuove forme di welfare come quello di vicinato. L’emergenza, nel suo aspetto positivo e se correttamente indirizzata, potrebbe diventare un’occasione di avvicinamento e coesione sociale persi in questi anni di forte spinta all’individualismo.

Qualcuno ci ha detto “Nel mio condominio si è costituito un gruppo spontaneo di aiuto e le persone che hanno bisogno di spesa o altro sanno chi chiamare perché c’è un avviso affisso in portineria con nome e cognome e numero di cellulare. Nel mio condominio ci sono tanti anziani e cerchiamo di monitorarli”. Altri hanno raccontato “vicino casa mia c’è una piazzetta in cui vengono lasciati sacchetti della spesa per chi non ha i soldi per farla e sono tanti”.

Si tratta di bellissime iniziative affidate alla buona volontà dei singoli ma pur sempre estemporanee e disorganizzate con il rischio, per chi non può accedervi, di esserne tagliato fuori. Perché si possa raggiungere tutti, ma soprattutto chi ne ha più bisogno e in maniera uniforme, è necessario che siano integrate e messe a sistema.

Pertanto, benché siano un meraviglioso segnale di una vivace umanità di cui sentiamo fortemente il bisogno, non può sostituirsi ad un sistema di welfare strutturato che parte da quello statale ma, nell’emergenza, trova in quello di prossimità la risposta più efficace perché, più vicino alle persone e alle loro realtà, risponde in modo più puntuale alle necessità dei singoli e delle famiglie.

Inoltre il nostro sistema di welfare statale potrebbe non essere sufficiente e adeguato a dare tutte le risposte necessarie a chi vive in condizione di povertà soprattutto se il periodo dovesse protrarsi ulteriormente. Ora che si avvicina la fase due molti vorrebbero riprendere a correre, soprattutto chi non voleva affatto fermarsi, ma la comunità non può lasciare indietro coloro che hanno il passo più lento.

A tal proposito l’Alleanza contro la povertà ha presentato alcune proposte specifiche per rispondere ai nuovi i bisogni che si stanno manifestando nell’emergenza (trovate le proposte qui http://lombardia.cisl.it/notizie/coronavirus-cisl-si-aggravano-le-fragilita-sociali-ed-economiche-delle-famiglie/ e qui http://lombardia.cisl.it/notizie/poverta-le-proposte-dellalleanza-per-la-revisione-delle-linee-di-sviluppo-regionali/)

Anche la Fondazione Welfare Ambrosiano ha attivato delle iniziative che potete trovare qui https://www.fwamilano.org/notizie/

Ci sono le iniziative della regione Lombardia

https://www.lombardiafacile.regione.lombardia.it/wps/portal/site/Lombardia-Facile/DettaglioRedazionale/news/guida-covid19

e quelle del comune di Milano https://www.comune.milano.it/web/milanoaiuta tra cui

https://www.portamilaspesa.org/

Frutto dell’accordo fra parti sociali e regione Lombardia il pacchetto famiglia http://lombardia.cisl.it/wp-content/uploads/2020/04/volantino-pacchetto-famiglia-lombardia-2020-.pdf

La CISL di Milano chiede al comune che vengano assegnate le case sfitte

https://www.cislmilano.it/dettagli_articolo/9755/Il-Comune-assegni-le-2000-case-sfitte-gi-abitabili

(…to be continued la prossima settimana)

La Comunicazione FIRST CISL di Milano Metropoli