27 aprile. La vita ai tempi del Covid-19

Una vecchia canzone di fine anni ’80 diceva

Woke up this morning, closed in on all sides, nothing doing
I feel resistance as I open my eyes, someone’s fooling
I’ve found a way to break through this cellophane line
‘Cause I know what’s going on in my own mind
Am I living in a box?

 Mi sono svegliato questa mattina, chiuso da tutte le parti, niente da fare. Sento resistenza quando apro gli occhi, qualcuno sta prendendo in giro. Ho trovato il modo di sfondare questa linea di cellophane. Perché so cosa sta succedendo nella mia mente 

Sto vivendo in una scatola?

Ci è tornata in mente sentendo parlare dei box di plexiglass che qualcuno ha progettato per distanziare le persone in spiaggia e darci così la possibilità di tornare al mare già quest’estate (intanto qualcuno parla di bonus vacanze per risollevare il settore del turismo, uno dei più importanti per l’economia italiana, particolarmente penalizzato dall’emergenza sanitaria).

Immaginiamo quella stessa situazione in ufficio, sui mezzi pubblici e poi al ristorante.

Tutti come pesci in un acquario vivremo in una scatola?

Sarà fatta di scatole la fase 2 che partirà il 4 maggio 2020 come annunciato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ieri in conferenza stampa ha presentato il nuovo DPCM?

http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/DPCM_20200426.pdf

Probabilmente no, ma continuerà ad essere fatta di distanze.

Per noi esseri umani è complicato stare vicini ma anche distanti perché abbiamo bisogno di stare vicini ma anche distanti. E se trovare la giusta distanza per potersi, allo stesso tempo, abbracciare ma non invadere lo spazio altrui non è facile in condizioni normali, diventa puro equilibrismo in un contesto come questo che stiamo vivendo.  Ma la vicinanza, se non fisica, almeno emotiva è quello che adesso può fare la differenza fra vivere e sopravvivere perché non siamo fatti per essere monadi solitari.

Con il virus per un po’ ci dovremo convivere, ha detto anche il premier. Uno studio sostiene che, per rendere la gestione del contagio sostenibile per il sistema sanitario, potrebbe essere utile alternare le fasi di distanziamento addirittura fino al 2022 ma allungando man mano gli intervalli.

Se, come diceva Eugenio Montale, “Milano è un enorme conglomerato di eremiti” per gli abitanti della nostra città non dovrebbe essere un grosso problema mantenere le distanze eppure Milano continua a soffrire e ad essere la città con il maggior numero di casi in Italia per altro ancora in crescita.

Il comune ha predisposto un documento sulla ripartenza su cui da oggi i cittadini possono esprimersi e dare suggerimenti https://www.comune.milano.it/aree-tematiche/partecipazione/milano-2020

E al lavoro? Ci si dovrà attenere al nuovo protocollo firmato il 24 aprile fra governo e parti sociali

https://www.cisl.it/primo-piano/16039-coronavirus-intesa-tra-governo-e-parti-sociali-per-rafforzare-ed-ampliare-il-protocollo-nazionale-per-garantire-sicurezza-e-salute-nei-luoghi-di-lavoro-furlan-una-sintesi-equilibrata-e-responsabile.html

Anche nel settore ABI il presidio dell’emergenza sanitaria è continuo

 https://www.firstcisl.it/2020/04/coronavirus-comunicato-congiunto-abi-sindacati-a-seguito-dellincontro-odierno/

La Comunicazione FIRST CISL di Milano Metropoli