Marco Berselli, un ricordo di Mariagrazia

Quando ho iniziato la mia attività sindacale Mariagrazia era componente della segreteria dell’allora FIBA CISL di Milano. Qualche anno dopo ebbe lo stesso ruolo nella FIBA Lombardia e alla fine alla CISL di Milano. L’ho incontrata più volte sia formalmente che informalmente, sempre in relazione al sindacato. Mi ha insegnato, senza mai ergersi a maestra, ma sempre alla pari, nonostante avesse più responsabilità di me, uno stile di sobrietà e concretezza inusuali.
Anche nei momenti più concitati della vita sindacale, quelli difficili soprattutto quando si verificavano laceranti tensioni interne, si è sempre schierata con l’organizzazione e non con questo o quel leader.
Religiosissima (catechista e scout) con due fratelli sacerdoti, ha mantenuto una visione laica del mondo del lavoro, in difesa e rappresentanza dei lavoratori e, in Confederazione, degli ultimi e dei poveri.
La sua lettura sindacale del mondo non è stata connotata dalla sua fede, che in verità, ha praticato costantemente nel rispetto della aconfessionalità della CISL, ma senza palesarlo.
Certo, non era una persona con le certezze “in tasca”, anzi dubbi ne aveva sempre tanti, figura lontana da quei dirigenti sindacali che “le sanno tutte” e “non devono chiedere mai”.
Chiedeva e si confrontava con tutti.
Se, come diceva Lorenzo Cantù, il sindacato e i suoi valori li fanno le persone e non gli statuti, Mariagrazia è stata una delle migliori interpreti della CISL, e sono orgoglioso di far parte della stessa organizzazione cui è appartenuta anche lei, nell’auspicio di aver imparato qualcosa.

Marco Berselli