Parla con me e con Beatrice Taruschio

In occasione della Giornata Internazionale per l’Alfabetizzazione, Parla con me propone la bellissima intervista a Beatrice Taruschio, una donna che ha fatto del sacrificio la sua arma personale per imporsi nel mondo del lavoro.

Studiare in un ambito che è considerato erroneamente territorio maschile e contemporaneamente accudire la propria famiglia, non è cosa da tutti: per ogni difficoltà che l’ha messa in ginocchio, Beatrice ha avuto sempre la forza di non gettare la spugna e di rialzarsi, anche per il gusto personale di non annoiarsi troppo.

Ciao Beatrice, benvenuta in questo nostro piccolo spazio de L’otto mensilmente, da anni gentilmente ospitato da First Cisl Emilia Romagna.

Ti abbiamo invitata perché tu ci possa raccontare un po’ di te attraverso una brevissima intervista; tuttavia, prima di iniziare con le domande vere e proprie, vogliamo che ti presenti al pubblico attraverso un piccolo riassunto sulla tua vita: raccontaci chi sei, che studi hai fatto e di cosa di occupi oggi.
Mi chiamo Beatrice ed ho quasi 36 anni, sono nata in un paesino del sud della Marche e sono vissuta fino ai miei 26 anni a Senigallia, una città splendida che affaccia direttamente sul mare (famosa per la Rotonda).

Mi sono laureata al Politecnico delle Marche con un triennale in ingegneria meccanica ed una magistrale in ingegneria Termomeccanica con una votazione finale di 110/110 e lode.

Dopo varie peripezie per lavorare nel mio settore, sono approdata in Lamborghini ormai dal 2011.

Mi scuso già in partenza perché non sono una grande scrittrice: tendo a essere molto sintetica… vedrete!

Passiamo ora allo specifico di questa monografia: l’intervista. Ti faremo alcune essenziali domande affinché attraverso le tue risposte si possa continuare a tracciare un solco positivo all’interno della società, grazie al quale poter proseguire la nostra semina di buone intenzioni e di azioni efficaci per la costruzione di una cultura fondata sul rispetto di genere e priva di qualsiasi forma di violenza, soprattutto nei confronti delle donne.

1) Quale è stata la gioia più grande che hai provato nella tua vita?
Ad oggi sono state le mie due lauree e la soddisfazione nel viso di mia madre. Oggi il mondo universitario, specialmente quello ingegneristico e/o meccanico si sta abituando a vedere donne che si iscrivono e portano avanti il loro percorso, ma questo non era così alla mia iscrizione. Non parlo di tanto tempo fa, ma abbastanza.

Il primo giorno su un totale di 200 persone iscritte al corso di laurea, erano presenti solo 10 donne.

2) E invece quale è stato il dolore che più ti ha segnato profondamente l’animo?
Sicuramente il dolore più grande è stato segnato dalla scoperta della malattia di mia madre durante il secondo anno di università. Mi ha fatto prendere coscienza che i genitori non sono degli highlander e che bisognava tirarsi su le maniche portando avanti “una famiglia” (ho una sorella maggiore di 3 anni ed un fratello più piccolo di 9).

3) Questo dolore come ha condizionato la tua vita? Come sei riuscita a trasformare questo dolore in voglia di farcela?
Se da una parte mi stava mettendo in ginocchio, dall’altra mi ha reso la donna forte che sono ora. Ho cercato di unire questo dolore con le cose che mi facevano stare bene: portavo mia madre a fare le cure e mentre l’aspettavo studiavo per gli esami all’università. Forse nel male, mi ha aiutato a concentrarmi maggiormente sul mio obiettivo (era un modo per spostare i pensieri).

4) Quanti sacrifici hai dovuto fare per essere la donna che sei ora? E per ricoprire il ruolo che oggi hai nella società (civile… lavorativa…)?
Secondo me, già quando si dice donna, si dice sacrificio. Viviamo in un mondo in cui la donna deve lavorare più del doppio per arrivare dove un uomo arriva con poco. Oggi lavoro in un mondo che mi piace, ma che continua costantemente a mettermi a dura prova.

Ci sono giorni in cui sarebbe più facile abbandonare tutto e prendere un percorso più facile… ma poi mi siedo e penso che mi annoierei!

5) Se volessi con una parola definire la situazione della donna oggi nel mondo, quale useresti? E per quale motivo useresti questa parola?
Sacrificio. Per ogni cosa che fa, toglie un po’ a se stessa.

Oggi la donna è la raffigurazione sia della famiglia che della lavoratrice e questo porta sempre a fare un compromesso per mantenere il giusto equilibrio.

Una donna che non vuole diventare madre è vista con “diffidenza” dalla società, e nello stesso tempo una donna che non vuole far carriera (quando è possibile) è messa da parte.

6) In che modo la società deve cambiare, affinché si concretizzi un pensiero collettivo di progresso civile e culturale grazie al quale la donna sia finalmente libera, emancipata e mai più soggiogata al potere e alle volontà maschili?
Penso che si debba cambiare la condizione dell’uomo e del suo pensiero. È un po’ come la violenza sulle donne: “non bisogna” solo proteggerle da uomini, ma “bisogna” far cambiare il pensiero nell’uomo. Occorre lavorare sulla sorgente, perché non basta mettere soluzioni ai problemi.

Durante gli eventi contro la violenza delle donne, quanti uomini partecipano? Quando parteciperanno anche gli uomini come sostenitori, allora saremo sulla strada giusta.

7) Quale consiglio vorresti dare ad una donna che sta vivendo una situazione di difficoltà?
Di piangere. E di rialzarsi. Ogni difficoltà è quella che ci fa diventare ancora più forti.

Di parlarne, perché spesso la donna che abbiamo vicino e che vediamo come una roccia, ha avuto le nostre stesse difficoltà.

Ognuna ha le proprie cicatrici più o meno profonde, ma sono proprio queste che rendono una donna perfetta.

Beatrice ti ringraziamo per il prezioso tempo che ci hai dedicato. Ti auguriamo che tutti i tuoi sogni si possano realizzare sia in ambito personale che lavorativo. Prima di lasciarci però, a chiosa finale di questo nostro incontro virtuale, vorremmo che tu facessi un appello contro la violenza sulle donne.
Nessuno merita di essere privato della libertà e di essere maltratto. Il buio che una donna vede deriva solo da questa condizione. Fate sentire la vostra voce per poter ricominciare a vivere una vita serena. Dovete trovare il coraggio di uscire… ricominciare da zero non sarà facile, ma sicuramente appagante.

La vita è una cosa bellissima e deve essere vissuta con il sorriso.