Una banca multietnica

Il sesto “Rapporto annuale dell’Abi sull’inclusione finanziaria dei migranti in Italia” ci consegna uno scenario molto interessante dal punto di vista socio-economico: l’ultimo trentennio ha mescolato persone, lingue e culture provocando soprattutto inclusioni anziché rotture.

Oggi e con notevole ritardo, le banche hanno iniziato ad esplorare questo nuovo mercato: quei migranti che passando per lo stivale hanno trovato in esso un accogliente luogo dove mettere radici hanno aperto locali, hanno investito i loro risparmi, hanno aperto un conto corrente e hanno iniziato ad utilizzare gli strumenti finanziari messi a disposizione dalle aziende creditizie.

La nuova società italiana è multietnica ma, nonostante il flusso migratorio abbia avuto inizio già dalla prima metà degli anni Novanta, il processo di integrazione non si è mai avviato del tutto, a differenza di altri Paesi europei. Abbiamo dovuto aspettare che sui banchi di scuola sedessero i figli dei migranti per avviare il contatto atto a favorire l’intercultura.

Dal punto di visto economico invece è avvenuto l’opposto: sono stati gli stranieri, forse anche per forza maggiore, ad avvicinarsi alla banca, sia come riferimento per gestire il patrimonio, sia come tramite per inviare i capitali a parenti lasciati nel natio paese.

Da leggere l’interessante articolo dell’Agi che analizza il rapporto Abi.