Le Bcc e la sfida della sostenibilità sociale, il video

“Le Bcc verso sostenibilità e ruolo decisivo del credito”. Questo il titolo dell’articolo del giornalista Carlo D’Onofrio, pubblicato da Conquiste del lavoro, che si occupa del cambiamento in atto nel sistema bancario italiano evidenziando come la sostenibilità sia “la parola d’ordine della grande trasformazione”.

A dare lo spunto, il convegno di First Cisl e Fondazione Fiba: “Le Bcc e la sfida della sostenibilità sociale”, tenutosi a Rimini l’8 febbraio nell’ambito del congresso dei gruppi bancari cooperativi di First Cisl. “L’attenzione ai criteri Esg (Environnental, social, governance) – si legge sul quotidiano romano – è diventata un imperativo per il sistema bancario, che sta riformulando la propria strategia con l’obiettivo di favorire una crescita responsabile verso la società e l’ambiente. Lontano dai riflettori dei media anche il credito cooperativo si è messo in marcia. Le Bcc italiane sono parte di un più ampio tessuto europeo che svolge un ruolo di primo piano a sostegno dell’economia reale, soprattutto delle piccole e medie imprese”.

Il video dell’intervento del segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani:

Nell’articolo di Carlo D’Onofrio vengono riportati i dati illustrati, nel suo intervento, da Elisa Bevilacqua, responsabile dipartimento finanza sostenibile di Eacb, l’Associazione europea delle banche cooperative. “In Europa le banche cooperative sono circa 2.800 ed erogano un terzo dei finanziamenti che ogni anno affluiscono alle imprese. Detengono 7.400 miliardi di attivi e raggiungono 209 milioni di clienti, con 84 milioni di soci e 712mila dipendenti”. «Le nostre banche hanno un ruolo cruciale sui territori per finanziare la transizione green», fa notare Elisa Bevilacqua “anche se è necessario – sottolinea Conquiste del lavoro – fare i conti con le difficoltà che derivano dall’acquisizione dei dati dei clienti, necessari per rendicontare le loro performance ambientali, e la presenza a livello locale di realtà economiche “brown”, popolate cioè da imprese ad alte emissioni o soggette a rischi climatici che possono impattare sulla performance Esg delle banche locali. In Italia il credito cooperativo ha fatto da salvagente ai territori dopo la crisi finanziaria del 2008”.

Il quotidiano romano riprende anche le considerazioni del docente dell’Università San Raffaele, Lucio Lamberti per il quale «mentre i grandi gruppi hanno accentuato la tendenza a prestare alle imprese maggiori e alle pubbliche amministrazioni le Bcc hanno aumentato gli impieghi alla clientela, specie alle imprese minori (…) A partire dal 2015 il sistema bancario si è trovato a fronteggiare la grande crisi dei crediti deteriorati. Gli istituti più grandi hanno reagito ripulendo i bilanci con massicce cessioni. L’obiettivo della stabilità è divenuto così una priorità assoluta senza che si prestasse troppa attenzione alla sostenibilità sociale. Il risultato è che oggi vagano nello shadow banking 252 miliardi di Npl e nessuno sa bene che cosa avverrà nei prossimi anni».

Conquiste del lavoro scrive ancora che “le Bcc hanno seguito un’altra strada, più consona alle loro tradizioni. Almeno fino ad un certo punto. Hanno puntato infatti sulla gestione interna attraverso il Fondo di Garanzia dei Depositanti, ma una volta intervenuta nel 2015 la decisione della Commissione Ue su Tercas, che ne equiparava l’intervento ad un aiuto di stato, salvo poi essere clamorosamente smentita dopo sei anni dalla Corte di Giustizia Europea, si sono dovute affidare, a partire dal 2017, a massicce cartolarizzazioni, soprattutto per le indicazioni della Bce”.

Per il direttore Federcasse e Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito, Roberto Di Salvo «la gestione in house si è rivelata più efficiente di quella esternalizzata, avendo denotato una serie di vantaggi, tra cui una maggiore flessibilità nelle strategie di recupero del credito e una riduzione delle perdite grazie allo smobilizzo effettuato con soluzioni concordate e non a condizioni di mercato».

Le certificazione del buon risultato arriva da Bankitalia che per il 2020 ha fissato in 12 punti percentuali il “tasso di recupero della gestione interna rispetto a quella esternalizzata”. Sul lusinghiero dato è intervenuto il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani: «Le autorità di vigilanza europee hanno dettato regole molto stringenti sulla svalutazione dei crediti e sulla definizione di default, regole che spingono le banche a liberarsi dei crediti deteriorati. È necessario che le Bcc ripartano dalla definizione dell’attività bancaria contenuta nel Testo unico, che ricalca non a caso quella contenuta nell’articolo 47 della Costituzione. Esercitare il credito – ha proseguito il leader dei bancari della Cisl su Conquiste del lavoro – significa gestirne tutte le fasi, non scaricare a prezzi di saldo le sofferenze all’esterno del sistema, in una zona opaca fatta di soggetti non vigilati, che nell’attività di recupero seguono sistemi non sempre ortodossi. L’esperienza di gestione interna del deteriorato nel credito cooperativo attraverso il Fondo di Garanzia dei Depositanti, alla luce della sentenza della Corte di Giustizia Europea su Tercas, va ripresa. È un esempio cui dovrebbe ispirarsi tutto il sistema bancario. In caso contrario c’è il rischio concreto di innescare forti tensioni sociali e di mettere all’asta spezzoni importanti del nostro tessuto produttivo. Non dimentichiamo – ha concluso Colombani – che è proprio nei momenti di crisi economica che la criminalità organizzata aumenta la sua penetrazione nell’economia».