9 maggio. Per non dimenticare

Il 9 maggio è il Giorno della memoria delle vittime del terrorismo.

Il 9 maggio 1978, 42 anni fà, in Via Caetani a Roma fu fatto ritrovare il corpo senza vita di Aldo Moro, barbaramente ucciso dopo 55 giorni di prigionia. Tanto durò il suo rapimento ad opera delle Brigate Rosse. Un tragico avvenimento che cambiò la storia del nostro Paese.

“Il 9 maggio – ha proseguito nel suo messaggio il capo dello Stato – è il giorno in cui Aldo Moro venne ucciso. La barbarie brigatista giunse allora all’apice dell’aggressione allo Stato democratico. Lo straziante supplizio a cui Moro venne sottoposto resterà una ferita insanabile nella nostra storia democratica. Respinta la minaccia terroristica, oggi ancor più sentiamo il dovere di liberare Moro e ogni altra vittima da un ricordo esclusivamente legato alle azioni criminali dei loro assassini.”, le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel Giorno della memoria delle vittime del terrorismo.

“Nel riscoprire il pensiero, l’azione, gli insegnamenti di Moro e di tanti altri giusti che hanno pagato il prezzo della vita, ritroveremo anche talune radici che possono essere preziose per affrontare il futuro”.

“Ricordare – ha continuato – è un dovere. Ricordare le strategie e le trame ordite per destabilizzare l’assetto costituzionale, le complicità e le deviazioni di soggetti infedeli negli apparati dello Stato, le debolezze di coloro che tardarono a prendere le distanze dalle degenerazioni ideologiche e dall’espandersi del clima di violenza”.

“Nel tempo sono state accertate responsabilità dirette e indirette. Gli autori dei delitti sono stati sottoposti a processi e condanne. Ma non ovunque è stata fatta piena luce. La verità resta un diritto, oltre che un dovere per le istituzioni. Terrorismo ed eversione sono stati battuti con gli strumenti della democrazia e della Costituzione: la ricerca della verità, dunque, deve continuare laddove persistono lacune e punti oscuri”.

“Nel ‘Giorno della Memoria’, che il Parlamento italiano ha voluto dedicare alle vittime del terrorismo, la Repubblica si inchina davanti alle vite spezzate dal fanatismo politico, dalle violenze di gruppi brigatisti e neofascisti, dagli assalti eversivi alle istituzioni democratiche e alla convivenza civile”.

“Tragicamente lunga – sottolinea ancora Sergio Mattarella – è la sequela delle persone uccise negli anni di piombo: servitori dello Stato, donne e uomini eletti a simbolo di funzioni pubbliche, cittadini impegnati nella vita sociale, testimoni coerenti che non hanno ceduto al ricatto”.

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