CARO NONNO….come sono cambiati i tempi…..

Caro nonno,

ti scrivo questa lettera per aggiornarti circa il mondo del lavoro per cui hai dato tutto te stesso per una vita.

Sarai felice di sapere che rispetto ai tuoi tempi, quando il datore decideva delle condizioni dei propri dipendenti secondo il proprio volere, oggi è tutto cambiato: abbiamo ottenuto tutele che ci permettono di lavorare anche in condizioni difficoltose, normative che ci permettono di venire a lavoro in ogni situazione, siamo attenti alla luce proiettata sulle scrivanie, alla vista che si possa deteriorare dal utilizzo dei computer (che ai tuoi tempi non esistevano per vostra fortuna), alle sedie che siano ergonomiche e non ci facciano appiattire le natiche, ci vestiamo persino tutti allo stesso modo per sembrare una squadra affiatata e vincente, poco diverso da ciò che avveniva ai tuoi tempi nelle fabbriche, ma soprattutto veniamo ascoltati, e, cosa non da poco, rispettati.

 

Ecco, il grande passo rispetto ai tuoi tempi è proprio questo: dopo anni di battaglie sindacali, di scontri, di rivendicazioni sociali e lotte di classe, finalmente si è giunti ad un momento in cui tutti siamo felici ed orgogliosi di lavorare per il nostro datore, che persino in una situazione di disagio collettivo nazionale, si è subito dimostrato attento a noi lavoratori, non solo a parole, come tiene a fare sui media ed attraverso le comunicazioni di gruppo, ma soprattutto a fatti, permettendoci di salvaguardare la nostra salute, quella delle nostre famiglie, ma nel contempo poter seguire le quotidiane attività operative, fondamentali per la collettività, mica perché gli utili a fine anno finiscano nelle tasche di qualcuno.

 

Sembrano così lontani i tempi in cui ci si fermava e si mandavano duri messaggi per reclamare le proprie ragioni, ci si fermava, si scioperava; oggi non abbiamo più bisogno di farlo, quando vogliamo lamentarci, apriamo internet e diamo sfogo a represse motivazioni che non troveranno mai soluzione, o ci sfoghiamo in modo talmente silenzioso per cui neanche un sonar sarebbe in grado di decifrarlo, salvo poi tornare mestamente al nostro posto, col sorriso sulla faccia di chi è consapevole di essere in una situazione privilegiata.

 

Privilegiata perché abbiamo un contratto che, tra le varie cose, ci consentirebbe di metterci in malattia quando siamo malati, ma anche solo incazzati, gravando di fatto su un servizio pubblico già al collasso.

 

Tu lo ricorderai bene, ai tuoi tempi era così, ma oggi tutto è cambiato, non c’è più bisogno.

Oggi abbiamo ottenuto il rispetto del nostro datore di lavoro.