Gruppo Carige, difendere l’integrità, il lavoro, e la professionalità dei dipendenti

E’ da più di un anno e mezzo che l’istituto si trova sottoposto ad un sistematico attacco mediatico, che di certo non ha favorito l’azienda nel percorso per il ritorno ad una normalità operativa e gestionale.
Riportiamo di seguito alcune considerazioni relative al recente incontro che le OO.SS. hanno avuto con il Presidente, l’Amministratore Delegato, il Capo del Personale ed alcune valutazioni circa le numerose notizie apparse in questi giorni sulla stampa.
Ultimamente si sono levate voci da personaggi rimasti silenti e nascosti quando, in tempi non sospetti, il Sindacato aveva loro richiesto un intervento. Dalle stesse viene quasi con sorpresa verificata l’esistenza di un problema Carige, viene invocata la difesa della territorialità, vengono invitate, tramite compiacenti contributi mediatici, talune ben identificate famiglie cittadine a dare un loro significativo contributo ,etc., etc. Qui non si tratta di conservare solo la territorialità di un’azienda. Oggi la priorità è:
difendere l’integrità del Gruppo, i posti di lavoro, il salario dei dipendenti, la loro professionalità.
A questo è interessato il sindacato, tutto il resto diventa scenario di contorno. Vogliamo essere chiari fino in fondo: non ci interessa difendere luoghi di potere e di consenso sociale. Ci interessa solamente favorire soluzioni capaci di garantire il futuro di tutti i dipendenti del Gruppo. E abbiamo più di un dubbio che ciò possa essere garantito da una fusione immediata: sia che si tratti di una banca estera che di una banca italiana il costo in termini occupazionali, specie per le sedi, sarebbe invece enorme.
In questi mesi sono state già affrontate molte e dure prove. Non ultimo l’aumento di capitale da 800 milioni. Grazie a quanto fino ad oggi fatto, sempre con il fondamentale impegno profuso ogni giorno da ogni lavoratore dell’azienda, Carige è riuscita a superare la prova dell’AQR e quindi a raggiungere un buon livello di patrimonializzazione, come certificato in tale ambito dalla stessa BCE. L’accordo Quadro firmato il 30 settembre, pur consentendo un’importante risparmio prospettico per I’Azienda, ha anche permesso di salvaguardare importanti quote di salario.
Sono vicende positive, non sufficienti, ma importanti nella ricerca di soluzioni che permettano di recuperare il nuovo capitale necessario per colmare quella supplementare dotazione richiestaci dall’esito degli Stress Test.
lntanto occorre dire con chiarezza che gli Stress-Test sono simulazioni che prospettano una situazione devastante non solo per Carige ma per tutto il sistema a cui non solo la nostra banca ma tutto il paese non sarebbe in grado di reggere. Carige è una Banca in difficoltà che sta cercando di risolvere i suoi problemi e dopo il recente aumento di capitale e gli ulteriori interventi ad esso collegati si sta avviando lentamente sulla strada del risanamento.
Noi chiediamo all’Azienda di fare un cambio di passo: Obiettivi chiari. Prodotti maggiormente competitivi. Un’informativa più puntuale e tale da non lasciare mai le colleghe ed i colleghi “senza difese” nei rapporti di una clientela sempre più problematica. Occorre procedere, velocemente, con una riorganizzazione dell’intera rete, prima che incomincino le uscite legate all’esodo ed in modo da dare risposte concrete alle diverse necessità, sia che esse siano legate agli organici, ovvero che derivino da una cattiva distribuzione dei ruoli e dei carichi lavorativi.
Nelle prossime settimane verranno individuate le scelte che dovranno garantire ulteriori 800 milioni di patrimonializzazione. In queste sono ricomprese la vendita delle Assicurazioni e di altri ‘asset’ (Banca Cesare Ponti e Creditis). C’è il rischio di dover affrontare difficoltà maggiori e di perdere realtà di assoluto valore professionale. A tale riguardo I’Azienda ha comunque precisato che non intende minimamente abbandonare il mercato private e quello relativo al credito al consumo. In quest’ambito chiediamo di ricercare soluzioni che permettano di non disperdere le capacità acquisite dai colleghi.
Ovviamente ci sarà un nuovo aumento di capitale (previsto nella primavera del prossimo anno), le cui modalità tecniche ad oggi non sono ancora definite ma che risulta già garantito da Mediobanca e che comporterà un significativo cambiamento nella composizione dell’assetto azionario della Capogruppo.
Per contro la Fondazione, dopo una gestione perlomeno discutibile negli anni e, almeno secondo quanto riportato dagli organi di stampa, aver cercato di ostacolare l’aumento di capitale di luglio, e dopo l’operazione di cessione di una quota consistente di capitale a fondi altamente speculativi, che ha prodotto un crollo del titolo immediatamente prima dell’aumento di capitale, oggi propone soluzioni che se perseguite porterebbero a impatti pesantissimi in termini di occupazione, alla faccia della tanto sbandierata territorialità.
Non ci è possibile fare alcuna previsione. Né ci interessa rincorrere le miriadi di ipotesi di cui ogni giorno si scrive sulla stampa. Se la soluzione sarà tale da difendere i legami coi territori, ne prenderemo atto e non potremmo che esserne felici; ma non è questo il punto principale. A noi interessano soprattutto soluzioni che non passino per la riduzione dei posti di lavoro e sacrifici economici e professionali per lavoratori e delle lavoratrici.

 

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