Unione bancaria, Colombani: il progetto è in stallo, non è il caso Unicredit-Commerzbank la minaccia. Con l’accordo sul ricambio generazionale abbiamo avviato un percorso per la salvaguardia dei livelli occupazionali

Il caso Unicredit-Commerzbank rischia, secondo alcuni commentatori, di far deragliare l’Unione bancaria europea. In realtà quello dell’Unione bancaria è un progetto in stallo, che si articola su tre pilastri, due dei quali non hanno trovato ancora attuazione. “Per un sindacato dal profilo europeista come il nostro questo non può certo essere motivo di soddisfazione – ha commentato il segretario generale First Cisl Riccardo Colombani prendendo la parola nella terza giornata di lavori dell’Organo di coordinamento Unicredit – Delle tre ‘gambe’ del progetto solo il meccanismo di vigilanza unico (Mvu) è a tutti gli effetti realizzato. Il sistema di garanzia unica dei depositi è stato bloccato dai Paesi cosiddetti frugali, Germania in testa. La direttiva sulla risoluzione delle crisi bancarie, che l’Italia ha applicato con le 4 banche interregionali nel 2015, è di fatto lettera morta”.

“Il progetto di Unicredit su Commerzbank va letto quindi in un contesto più ampio. L’Europa si presenta come un mosaico di sistemi bancari tra loro diversi. Basti vedere, per restare all’attualità, il diverso peso delle banche pubbliche in Germania, dove rappresentano una componente rilevante del sistema, ed in Italia, dove il Testo unico bancario le qualifica come residuali”. La banca guidata da Andrea Orcel, ha ricordato Colombani, “è una public company con un forte profilo internazionale, tanto per la presenza nell’Europa centrale ed orientale, quanto per la compagine azionaria che vede le fondazioni di origine bancaria solo al 4% circa, mentre gli investitori istituzionali posseggono il 75% del capitale, con quelli italiani che detengono appena l’8%. I risultati finanziari, favoriti dalla politica monetaria restrittiva della Bce, sono eccellenti e continueranno ad esserlo, nonostante l’inversione di tendenza sui tassi. Finora il primo obiettivo della banca è stato premiare gli azionisti, anche con i buyback, che Unicredit è stata la prima banca italiana a praticare in modo massiccio, ed hanno sostenuto la crescita del titolo”.

“L’accordo che abbiamo chiuso di recente sul ricambio generazionale, con un tasso di sostituzione del 75% tra entrate e uscite volontarie, rappresenta un risultato significativo. Abbiamo avviato un percorso per la salvaguardia dei livelli occupazionali. L’occupazione, infatti, è al centro delle politiche sindacali First Cisl, nelle quali si inquadra anche la battaglia contro la desertificazione bancaria. Siamo convinti che la difesa dei livelli occupazionali del settore risponda ad un preciso interesse generale: nel momento in cui il paese deve affrontare gigantesche transizioni servono servizi bancari sul territorio. E servono più bancari, non meno. Per questi motivi, abbiamo proposto l’introduzione di classifiche di sostenibilità delle banche basate su un indice di presenza territoriale e sulla realizzazione di programmi di educazione digitale in favore della clientela”.

Restando sul versante sindacale, Colombani ha rimarcato “l’importanza della trattativa sulle libertà sindacali apertasi con Abi, che ha confermato come l’accordo su questo tema sia importante per la centralità e la costruttività delle relazioni sindacali nel settore. Saremo impegnati a fondo nelle prossime settimane. Non si tratta dell’unica questione in discussione sul tavolo con l’Associazione bancaria italiana – ha spiegato Colombani – va definito il testo coordinato del contratto nazionale e va avviata la Cabina di regia sulla digitalizzazione. Inoltre – ha concluso il segretario generale First Cisl – è necessario avviare la trattativa per il rinnovo del contratto dei dirigenti, fermo da molti anni, aggiornando sia la parte retributiva che quella normativa.”


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