Bnl, Colombani: bene l’accordo sul ricambio generazionale, ma il modello di servizio non ci convince

La tutela dei livelli occupazionali resta al primo posto nell’agenda sindacale di First Cisl. A ribadirlo è il segretario generale Riccardo Colombani nel corso del Direttivo First Cisl Bnl, che si è svolto a Riccione ed ha visto il passaggio di consegne tra Valerio Fornasari e il nuovo segretario responsabile Giovanni Pacicco.

“Con Bnl abbiamo siglato un accordo importante e soddisfacente sul ricambio generazionale, al termine di una stagione difficile. Dobbiamo, però, essere pronti a difendere sempre le nostre idee e a tutelare le persone, come abbiamo fatto in occasione delle cessioni dei rami d’azienda. In generale, il sistema bancario non deve limitarsi a macinare utili, ma deve operare per produrre utilità sociale. Servono classifiche di sostenibilità delle banche – ha sottolineato il leader First Cisl – Le banche sanno che hanno l’esigenza di praticare la sostenibilità per mettere al sicuro la propria reputazione. Dobbiamo esserne consapevoli”, ha chiosato Colombani.

La storia di Bnl è, sotto molto aspetti, emblematica dei cambiamenti avvenuti nel sistema bancario italiano con l’introduzione del Testo unico bancario, con i processi di privatizzazione e di concentrazione tra banche. Grande banca italiana con una forte presenza all’estero, la Banca Nazionale del Lavoro si è progressivamente concentrata all’interno dei confini nazionali, riducendo però la presenza sui territori. L’acquisizione da parte di Bnp Paribas – ha ricordato Colombani – l’ha trasformata nella branch di un gruppo europeo. Gli sportelli sono scesi dai 747 del 2005 ai 610 del 2023, mentre i lavoratori, nello stesso periodo, sono calati da 16.970 a 10.145.

“È cambiato radicalmente il modello di servizio. C’è una forte focalizzazione sulla gestione di elevati patrimoni. Negli ultimi anni Bnl ha acquisito portafogli di clientela portati in dote da numerosi private banker che, insieme ai 407 agenti in attività finanziaria presenti alla fine dello scorso anno, formano la folta pattuglia dei 744 lavoratori autonomi che operavano in Bnl alla fine dello scorso anno. Il rapporto tra lavoratori autonomi e subordinati è oggettivamente elevato. Ma il modello Bnl, chiamiamolo così, non rappresenta affatto una strada obbligata. L’altra banca francese sbarcata in Italia, Crédit Agricole, segue, ad esempio con Crédit Agricole Italia, una pista diversa. La consulenza finanziaria, anche quella fuori sede, viene svolta da lavoratori alle dipendenze della banca ed è decisamente più forte la presenza sul territorio attraverso le filiali”.

Si tratta di un confronto che, secondo Colombani, dimostra ancora una volta come la riduzione dell’occupazione e la desertificazione dei territori non siano ineluttabili, ma dipendano da scelte fatte dalle banche per comprimere i costi. Di qui l’importanza di difendere l’occupazione, anche nel momento in cui l’innovazione digitale accelera e si fa largo l’intelligenza artificiale: “Non possiamo accettare la logica dell’efficienza come unico driver gestionale. Se vogliamo garantire che le transizioni, digitale ed ecologica, si compiano in un quadro di inclusività sociale – ha concluso Colombani – dobbiamo chiedere alle banche modelli di servizio di qualità per tutte le persone, e formazione continua per lavoratrici e lavoratori. Sarebbe, inoltre davvero distintiva la realizzazione da parte delle banche di programmi di educazione digitale per la clientela”.


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