“Sportelli bancari in via di estinzione, chiudono altri 163 sportelli e così anche nel 2024 la desertificazione bancaria continua ad avanzare, confermando la tendenza delle banche a ritirarsi dai territori. La Sicilia, negli ultimi anni, è stata caratterizzata dalla chiusura, via via crescente, di un numero significativo di filiali bancarie, soprattutto nelle aree rurali e periferiche”; così apre l’articolo di Joska Arena, su ilSicilia.
Come riporta il sito di First Cisl Sicilia, il magazine on-line offre un’approfondita esposizione dei dati dell’ultimo aggiornamento trimestrale dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl secondo il quale la regione “ha perso 470 sportelli bancari dal 2012, una riduzione del 37,3%, superiore alla media nazionale del 31,3%. Attualmente, in Sicilia rimangono solo 787 filiali, il che rende sempre più difficile per i cittadini accedere ai servizi finanziari tradizionali”.
Nel confronto con le altre regioni “la Sicilia comunque vede un minore utilizzo dell’internet banking siamo al 35% rispetto alla media nazionale del e un basso numero di sportelli bancari (in entrambi siamo al 19° posto)”.
Nell’articolo il giornalista passa in rassegna le province siciliane che, sostanzialmente, “hanno subito riduzioni diverse nel numero di sportelli bancari, alcune in particolare hanno evidenziato una serie di criticità e problematiche, crescenti nel tempo. Enna: ha registrato la perdita più drastica, con il 56% degli sportelli chiusi. Questa provincia ha subito un impatto significativo, lasciando molti comuni senza accesso diretto ai servizi bancari. Agrigento e Caltanissetta: anche queste province hanno visto una riduzione significativa, con oltre il 40% delle filiali chiuse negli ultimi anni. La mancanza di sportelli ha creato grandi difficoltà, soprattutto nelle aree più isolate. Palermo e Catania: pur essendo le province più urbanizzate, anche Palermo e Catania non sono esenti dal fenomeno, con riduzioni rispettivamente del 28% e del 32%. Tuttavia, la concentrazione urbana ha permesso una maggiore resilienza rispetto alle aree rurali. Messina: ha subito una riduzione del 34% delle sue filiali bancarie. Le aree interne e montane, come i Nebrodi, sono state particolarmente colpite. Trapani: ha visto una diminuzione del 35% degli sportelli bancari, con un impatto significativo nelle aree rurali e sulle isole minori come Favignana. Siracusa: ha perso circa il 30% delle sue filiali, con le zone più periferiche della provincia, come quelle montane, particolarmente colpite”.
Il reportage de ilSicilia evidenzia come “molti comuni siciliani, specialmente quelli con meno di 5.000 abitanti, hanno visto sparire molti dei loro sportelli bancari. In questi centri, i cittadini devono affrontare lunghi viaggi per raggiungere i servizi bancari più vicini, aggravando l’isolamento finanziario. Ma anche posti come Aci Sant’Antonio e Santa Flavia (comuni con oltre 10.000 abitanti) si ritrovano “maglia nera” tra gli enti locali privi di sportelli sul territori”. Con grandi criticità devono confrontarsi i comuni delle aree montane delle Madonie e dei Nebrodi che hanno visto ridursi la popolazione residente e le attività economiche. Difficile inoltre la fruizione degli sportelli bancari nelle isole minori di Lampedusa e Pantelleria”.
“La desertificazione bancaria – scrive ancora Joska Arena – ha avuto un impatto profondo sull’economia locale e sulla vita quotidiana dei cittadini siciliani. In particolare, ha reso più difficile l’accesso al credito per le piccole imprese, limitando le possibilità di crescita economica. Inoltre, la mancanza di sportelli ha escluso dalla vita economica digitale molti anziani, che spesso non hanno le competenze o i mezzi per utilizzare i servizi bancari online. Dai dati emerge anche il fatto che le province e i comuni più colpiti dalla desertificazione bancaria tendono a essere anche quelli con i più alti tassi di disoccupazione e povertà, creando un circolo vizioso che rende ancora più difficile l’attrazione di investimenti e lo sviluppo economico sul territorio”.
“Questa situazione accentua ulteriormente la disuguaglianza nell’accesso ai servizi essenziali, che penalizza le aree rurali e i comuni più piccoli”. “Oggi – conclude l’articolo – serve un intervento coordinato da parte delle istituzioni pubbliche e del settore bancario, per garantire che tutte le comunità siciliane possano accedere a servizi finanziari adeguati e contribuire al rilancio economico della regione”.
Il segretario generale First Cisl, Riccardo Colombani, da tempo sottolinea come la desertificazione bancaria abbia importanti ripercussioni sociali: «Servono soluzioni in grado di ridurre significativamente l’impatto che la chiusura degli sportelli produce sulle fasce più fragili della popolazione. In un paese in cui oltre 4 milioni di persone risiedono in comuni privi di filiali bancarie ed in cui solo il 26% della popolazione tra i 65 e i 74 anni utilizza l’internet banking, non è più possibile ignorare il problema».
«In Sicilia gli effetti della desertificazione bancaria – aggiunge il segretario generale di First Cisl Sicilia, Fabrizio Greco – hanno un impatto ancor più pesante perché vanno ad incrociare le varie emergenze che la regione è quotidianamente chiamata a fronteggiare. I servizi bancari sono essenziali e sottrarli alla collettività significa semplicemente penalizzare cittadini e imprese. Le banche hanno un ruolo fondamentale e costituzionale, è arrivato il momento che politica e istituzioni intervengano sulla problematica. Da tempo sollecitiamo una riflessione che porti a soluzioni risolutive».
Qui il report nazionale con le tabelle esplicative
Qui i dati sulla desertificazione bancaria in Sicilia
Qui tutti i dati e i grafici descrittivi della desertificazione bancaria in Italia, a cura di Fondazione Fiba