“Le banche in ritirata: chiusi decine di sportelli. Dal 2015 al 2023 in provincia sono scesi da 280 a 201. Di pari passo la diminuzione del personale: sono 700 in meno”; così titola l’edizione pisana de Il Tirreno, aggiungendo subito in apertura che il record di chiusure è proprio a Pisa, “dove in nove anni ne sono stati chiusi addirittura 21”, anche se la desertificazione bancaria “ha lasciato il segno in tutta la provincia”.
L’articolo, a firma di Francesco Paletti, offre un’approfondita esposizione dei dati dell’ultimo aggiornamento trimestrale dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl, evidenziando, ad esempio, come vengano interessati dalle chiusure di sportelli non solo i piccoli comuni, ma anche centri maggiori.
Ampio spazio viene dato alle considerazioni politiche della segretaria generale First Cisl Pisa, Costanza Braccini, che sottolinea come “in tutti questi centri, chi non ha dimestichezza con l’home banking, se chiude anche l’ultimo sportello, per fare qualunque operazione bancaria dovrà spostarsi in un altro comune, un problema non da poco, soprattutto per i più anziani che non hanno troppa dimestichezza con la banca virtuale e spesso anche qualche difficoltà negli spostamenti”.
“Un altro risultato della desertificazione degli sportelli bancari – rimarca la segretaria provinciale – è la diminuzione dei dipendenti degli istituti di credito (…), una emorragia continua, lenta e ininterrotta”. In questo modo – prosegue – ad esempio, “la figura del cassiere, un tempo il vero e proprio front office fra la banca e il cliente, è diventato una rarità” al punto che “in tantissime filiali non ce n’è più di uno, con conseguenti file agli sportelli”, in quanto nelle poche nuove assunzioni le aziende preferiscono puntare “su nuove figure professionali dedicate alla vendita dei prodotti bancari”.
Braccini pone un importate accento anche sull’effetto che la desertificazione bancaria ha nell’accesso al credito delle piccole e medie imprese: le difficoltà “anno dopo anno si sono moltiplicate. D’altronde per decidere di sostenere una piccola impresa non basta leggerne i bilanci: bisogna anche conoscerla e se sul territorio gli istituti di credito non ci sono più, l’impresa diventa quasi impossibile”.
La situazione si ripercuote negativamente – prosegue – anche sui dipendenti che, a causa di queste “razionalizzazioni”, vedono aumentare “i carichi di lavoro e le pressioni”.
“Per quanto ci riguarda, abbiamo già superato il livello di guardia e lo stiamo dicendo da tempo – conclude la segretaria provinciale – ma questa deriva non si arresta: anche se la crisi bancaria, ormai, è lontana sedici anni e i tassi d’interesse sui conti correnti sono tornati a crescere da un bel pò garantendo agli istituti un buon margine di guadagno”.
Qui il report nazionale con le tabelle esplicative
Qui i dati sulla desertificazione bancaria in Toscana
Qui tutti i dati e i grafici descrittivi della desertificazione bancaria in Italia, a cura di Fondazione Fiba