Le banche abbandonano il territorio anche in Piemonte. L’edizione di Torino de La Stampa pubblica un dettagliato servizio sulla desertificazione bancaria in regione evidenziata dai dati First Cisl. “La ritirata degli sportelli bancari. Sempre più comuni restano senza”: è questo il titolo dell’articolo firmato dalla giornalista Claudia Luise cui fanno da eco il settimanale Il Risveglio che scrive “Le banche abbandonano i comuni: più della metà sono senza sportelli” e Torino Cronaca Qui con “Il 62% dei comuni è senza banche. Ora se ne vanno anche dalle città”.
“In Italia – evidenzia La Stampa – c’è un’area vasta quanto i territori di Lombardia, Veneto e Piemonte messi assieme totalmente sprovvista di sportelli bancari. E nella nostra Regione (Piemonte, ndr) la situazione continua a peggiorare. Il 62% dei comuni piemontesi, infatti, non ha sportelli bancari sul suo territorio. E la desertificazione è avanzata più rapidamente negli ultimi anni: tra il 2015 e il 2023 il 16% dei comuni è rimasto privo di sportelli mentre diciannove comuni sono stati abbandonati negli ultimi 12 mesi. Una percentuale che potrebbe salire ulteriormente: i comuni con un solo sportello sono il 20% del totale. Facendo ancora una proporzione, la superficie dei comuni senza banca è pari al 49% della superficie totale della regione”.
Il giornalista Andrea Trovato su Il Risveglio evidenzia che fra i comuni senza una filiale bancaria c’è “Nole (…) con 6.803 abitanti. Segue Buttigliera, che conta 6.394 residenti. Sul gradino più basso del podio c’è Verolengo, con oltre duemila abitanti in meno (4.782). Tra i Comuni del territorio, nella top ten, ci sono anche Givoletto (al quinto posto con 4.095 abitanti) e Val della Torre (al settimo posto con 3.982 residenti)”.
“Tra i Comuni con un solo sportello bancario, invece, c’è San Maurizio che conta 10.228 abitanti, secondo dietro Rivalta con 20.172 residenti”. Numeri incontrovertibili rilasciati dall’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl ed elaborati su dati Banca d’Italia, Istat, Eurostat.
Su Torino Cronaca Qui Claudio Neve sottolinea come la desertificazione bancaria “colpisce cittadine sempre più grosse, non solo piccoli paesi di montagna. In Piemonte, secondi i dati dalla Fondazione Fiba del sindacato First Cisl (…) 596mila piemontesi vivono in un comune privo di banche e spesso non per loro scelta ma perché così è capitato: oltre la metà di loro, solo 8 anni fa, aveva questo servizio”.
“Molti alzeranno le spalle – sottolinea Neve – e diranno: «Ci sono le nuove tecnologie, basta usare quelle». Vero, ma solo in parte perché per alcune operazioni il vecchio sportello è ancora l’unica strada. E poi ci sono i nonni che magari il cellulare lo usano soltanto per telefonare, e pure con un po’ di fatica, ai nipotini. Gli stessi nonni che sono, ormai, gran parte degli abitanti proprio di quei paesini da cui le filiali scappano e per i quali spostarsi di qualche chilometro per ‘inseguirle’ può essere ancora più problematico che imparare a scaricare l’App e inserire una password per vedere il saldo del proprio conto corrente dopo l’arrivo della pensione. Un problema vero, tanto che solo pochi giorni fa se ne è interessato anche il Presidente della Repubblica, lodando l’impegno in tal senso delle banche cooperative: «Si tratta di una funzione economica, si tratta di una funzione sociale – ha ricordato Sergio Mattarella all’assemblea delle Federcasse – si tratta di un impegno nel solco dell’applicazione delle norme della Costituzione»”.
“E così Torino e provincia – riporta la giornalista Claudia Luise su La Stampa – finisce in 81esima posizione in classifica su 107 mentre il Verbano Cusio Ossola è la peggiore, in 102esima posizione. Ma non sono solo le persone a subire le conseguenze dell’abbandono dei territori da parte delle banche. Anche per molte piccole imprese la chiusura delle filiali rappresenta un problema rilevante che si traduce in una maggiore difficoltà di accesso al credito. Lo è per le 40mila imprese piemontesi che hanno sede in comuni senza banche (2.800 imprese in più negli ultimi mesi) e 35mila ne hanno a disposizione solo uno”. «La biodiversità bancaria non è un costo, ma una ricchezza, soprattutto in un contesto che vede le grandi banche continuare a chiudere filiali a un ritmo insostenibile – evidenzia al quotidiano torinese Riccardo Colombani – che mette a rischio l’economia dei territori e la coesione sociale».
La Stampa chiude il servizio rimarcando che comunque “c’e una buona notizia: rispetto alla media italiana (48%) i piemontesi che usano l’internet banking sono di più, il 56%, in settima posizione nazionale”.
Qui i dati di sintesi e i grafici descrittivi del fenomeno di desertificazione bancaria in Piemonte
Qui tutti i dati e i grafici descrittivi della desertificazione bancaria in Italia, a cura di Fondazione Fiba