Colombani a Economy Magazine, puntare su partecipazione lavoratori e costruire nuovo modello di democrazia economica

Rilanciare l’articolo 47 della Costituzione per canalizzare il risparmio privato verso l’economia reale e far crescere il Paese: Economy Magazine dedica un ampio servizio alla proposta del segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, ribadita al secondo Congresso nazionale First Cisl svoltosi a Roma dall’11 al 14 aprile. “Lavoratori unitevi nel capitale partecipato” è il titolo del servizio firmato dal direttore del quotidiano economico-finanziario Sergio Luciano.

«È il momento di chiedersi – dice Colombani – quale deve essere il ruolo della finanza nel nostro sistema economico e sociale. Il modello oggi dominante vede nell’interesse dell’azionista l’unica priorità, ma è proprio questo che ha portato all’ampliamento di tutte le diseguaglianze. Per cambiare rotta è necessario puntare sulla partecipazione dei lavoratori e costruire un nuovo modello orientato alla democrazia economica, che apra loro le porte del capitale, attraverso forme di partecipazione finanziaria volontaria, strutturata, ricorrente e incentivata, e che consenta di far affluire il risparmio nei complessi produttivi del Paese».

Il leader dei bancari e degli assicurativi della Cisl riafferma il valore della proposta di First Cisl richiamando gli articoli 46 e 47 della Costituzione della Repubblica italiana. Ecco che il sindacato passa  “da sindacato negoziale a soggetto propositivo sull’assetto socio-economico del Paese”, come scrive Sergio Luciano che chiede:

Pensate di ottenere risultati concreti o è una battaglia di bandiera, simbolica più che concreta?

«Tutt’altro che simbolica» è la risposta di Riccardo Colombani per il quale «la strada della partecipazione dei lavoratori, ovvero della maggioranza dei cittadini, alla proprietà e alla gestione delle aziende è stata concepita dai padri costituenti come uno dei principi ispiratori del consesso civile. Purtroppo è rimasta sulla carta. Così come sulla carta a differenza del primo sulla tutela del risparmio, che ha ricevuto almeno parziale attuazione, è rimasto il secondo comma dell’articolo 47. (…) È ora di cambiare marcia. La partecipazione, sia quella finanziaria che quella ottenuta attraverso la canalizzazione del risparmio all’economia reale, dunque alle imprese, genera valore. Per tutti e quindi per la società nel suo insieme.

Per Economy Magazine il richiamo è giusto, ma perché se ne ravvisa la necessità?

«Abbiamo l’obiettivo della sostenibilità ambientale – prosegue il segretario generale di First Cisl – e quello dell’inclusione sociale da perseguire, tutti obiettivi strategici del Pnrr. Sono obiettivi molto importanti che possono essere raggiunti solo attraverso una forte regia che coordini i movimenti di tutte le forze economiche e sociali e dia un nuovo protagonismo alla finanza, la ricollochi al centro, ma dandole finalità e efficienza nuove. Anche per gestire la doppia transizione, quella digitale ma soprattutto quella energetica ed ambientale».

E come riformare la finanza in questa direzione?

«Abbiamo immaginato la possibilità che si costituisca un grande fondo nazionale di investimento nella e per l’economia reale, gestito attraverso una formula di partenariato pubblico-privato».

Su quali presupposti? incalza Sergio Luciano.

«Banche, assicurazioni e intermediari finanziari – spiega Riccardo Colombani – conoscono bene i territori in cui operano e la loro economia. E per perseguire una crescita forte, duratura e sostenibile si deve passare dai territori. (…) Il Pnrr non basterà ad invertire la rotta. Il Pil procapite a prezzi costanti (2010) dal 2000 al 2019 è sceso a 27.204 euro, unico caso tra tutti i Paesi Ue. Anche il Pil della Grecia è salito, per non parlare del Pil tedesco, cresciuto nello stesso periodo da 28 a 36 mila euro, e di quello francese, passato da 29 a 33 mila. Il nostro tasso di occupazione al 2019 era al 63,5%, di 9,2 punti percentuali più basso rispetto alle media Ue. Un gap che si allarga ulteriormente se prendiamo in considerazione la popolazione femminile, per non parlare dei giovani. In Italia stiamo assistendo ad una vera e propria glaciazione demografica: ogni 100 giovani under 15 ci sono oltre 179 ultrasessantaquattrenni. Lo scorso anno, nel 2021, abbiamo avuto il record negativo di nascite, meno di 400 mila. Dobbiamo dare una risposta corale e coordinata a tutto questo. Per evitare il declino».

Il direttore di Economy Magazine condivide l’analisi di Colombani ma chiede “perché il Pnrr non basta?”

«Diciamo una verità impopolare che però tutti conoscono: i soldi del Pnrr serviranno, ad usarli bene, per colmare le carenze più antiche, ma per costruire sviluppo, uno sviluppo sano e innovativo, non basteranno» afferma il leader di First Cisl che così prosegue: «La ricchezza finanziaria delle famiglie ammonta a ben 4.800 miliardi di euro. Sui conti correnti delle famiglie ci sono 1.183 miliardi di euro. Se una frazione di queste risorse venisse indirizzata verso l’economia reale gli effetti sarebbero enormi. Gli investimenti privati in rapporto al Pil al 2020 sono del 15,2%, Francia e Germania registrano il 4% in più. Se annullassimo il divario avremmo 70-80 miliardi in più da investire per riallinearci con le altree potenze economiche dell’Unione europea (…) Serve uno choc da investimenti privati, e bisogna convincere i risparmiatori a farlo. In che modo? Io credo che il modo ci sia” ribadisce Riccardo Colombani per il quale “l’investimento nel capitale di rischio va promosso attraverso un sistema pubblico di protezione che garantisca integralmente il risparmio investito, con ammontare e scadenze temporali definiti ex ante, almeno quando canalizzato verso scopi specifici, di sviluppo sostenibile, selezionati da questo costituendo fondo nazionale di investimento nell’economia reale».

Ma le pare possibile? I liberisti duri e puri si scandalizzeranno… chiede ancora Sergio Luciano a Colombani.

«È stato introdotto l’incentivo del superbonus al 110% per le ristrutturazioni edilizie finalizzate alla sostenibilità ambientale. Sta funzionando, al netto delle frodi: vuol dire che alcune cose si possono fare e bene, incidendo nel reale e mobilitando risorse private. Allora perché non incentivare anche banche e assicurazioni che accettino di cambiare i loro modelli di servizio per la clientela, a cominciare da un modello di consulenza aperto ad un maggior numero di prodotti finanziari? Quindi incentivi sì, se vanno a comportamenti d’investimento e di servizio virtuosi».

Ma c’è un obiettivo politico dietro questa sfida?

«L’obiettivo è incidere sulle scelte delle imprese, anche con l’ingresso di rappresentanti dei lavoratori negli organi elettivi, e attuare politiche salariali in linea con l’andamento della produttività, indispensabili per un’equa redistribuzione della ricchezza. La partecipazione è fondamentale anche per governare la transizione digitale. Senza perseguire gli obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale, la digitalizzazione – che pure è indispensabile e deve proseguire – rischia però di rivelarsi l’alibi per il taglio dei costi e dei posti di lavoro. Banche e assicurazioni, in particolare, hanno una funzione sociale da perseguire nell’interesse di tutti gli stakeholder, non solo degli azionisti: i dividendi non sono tutto».

Qui parla il sindacalista… evidenzia in chiusura d’intervista Economy Magazine.

«Sì» la risposta del segretario di First Cisl Riccardo Colombani «ma all’interno di una visione di sistema. Sono tempi di trasformazione, non è un’epoca di cambiamenti ma un cambiamento d’epoca. Occorre integrare le competenze, anziché sostituire le persone, formare nuove competenze digitali, ma anche ovviare alla desertificazione bancaria e finanziaria dei territori, con migliaia di comuni che non hanno più neanche uno sportello bancario. Il sindacato dev’essere un soggetto di trasformazione dei rapporti economico-sociali. Per questo dico che è tempo di investire nell’occupazione bancaria: il Paese ha bisogno di più bancari, non di meno bancari».

L’intervista di Economy Magazine al segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani: