Riccardo Colombani a Radio inBlu. Riduzione degli sportelli sul territorio, quali ricadute per il Paese?

L’audio dell’intervento del segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, a Radio InBlu:

 

Al vostro servizio” ha ospitato il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani. Il programma di Radio inBlu, condotto dal giornalista Giuseppe Caporaso, ha affrontato il tema del “risiko bancario”, della riduzione degli sportelli e della digitalizzazione, chiedendo al leader dei bancari della Cisl se sia davvero conveniente per il risparmiatore e quali siano i limiti e le ricadute, anche occupazionali.

Riccardo Colombani segnala come “l’occupazione sia calata moltissimo negli ultimi 10 anni, circa 47mila persone in meno, di pari passo con la riduzione degli sportelli. E per quanto la riduzione degli sportelli sia comparabile con quanto avvenuto all’estero, le caratteristiche socioeconomiche italiane stanno causando delle ripercussioni sia per le famiglie che per le imprese, i cui finanziamenti hanno subito una contrazione”.

Il giornalista chiede quindi se interloquire di persona sia più importante rispetto alla possibilità di collegarsi on-line. Per il segretario generale di First Cisl “è fondamentale, perché per il nostro Paese l’indice di vecchiaia – cioè il rapporto tra gli ultra 65enni e le persone con meno di 15 anni – al 2018 è pari  al 168,9%, mentre la media europea è del 126,8% e la Francia ha il 108,5%. Siamo il Paese più vecchio d’Europa e che utilizza meno i servizi bancari on-line: la statistica Eurostat del 2020 mostra che le persone tra i 65 anni e i 74 anni utilizzano solo nella misura del 19% i servizi bancari on-line, contro una percentuale europea del 34%”.

“Ma i problemi – prosegue Colombani – ci sono anche per le imprese: il nostro tessuto produttivo è caratterizzato da piccolissime e piccole e medie imprese. Sono oltre 4 milioni le imprese minori – quelle che occupano meno di 20 dipendenti – e sono quelle che impiegano un gran numero di persone, circa 8 milioni. Le condizioni di digitalizzazione del Paese non sono ottimali, tant’è che l’indice Desi – elaborato dalla Commissione europea – per l’anno 2021, ci pone al ventesimo posto sui ventisette Paesi europei. Per quanto l’Italia sia in progresso rispetto al 2020, il dato relativo alle competenze digitali ci vede al venticinquesimo posto. C’è quindi molto da fare e la spinta eccessiva delle banche verso i servizi digitali rischia di creare un cortocircuito al Paese”.

Con riferimento alla desertificazione bancaria del Paese, Caporaso sottolinea che “chi si trova in un piccolo comune – una piccola ditta, una piccola attività artigianale – dovrà fare centinaia di chilometri per andare ad uno sportello bancario”.

“È proprio questo il problema – conferma il leader dei bancari della Cisl – Noi abbiamo 4 milioni e 150mila imprese minori che occupano meno di 20 dipendenti che ancora oggi fanno largo uso di credito bancario, e ciò non può essere fatto bene on-line, a distanza. Sarebbe anche interesse della banca conoscere bene l’impresa a cui fare credito e per farlo la deve visitare: non essendo una grande impresa la cui lettura dei bilanci chiarisce tutto, serve la prossimità, la conoscenza delle persone, dell’imprenditore. Ecco che il problema esiste tanto per le famiglie – è legato alla vecchiaia – quanto per il tessuto produttivo, essendo caratterizzato da una miriade di piccolissime imprese”.

Per Colombani “stiamo vivendo una fase paradossale della storia economica e sociale del nostro Paese: da una parte le piccolissime imprese, dall’altra una concentrazione del sistema bancario che si è fatta a dir poco selvaggia. Il sistema bancario italiano è infatti è più concentrato del sistema francese e molto più concentrato di quello tedesco”. Ciò nondimeno – prosegue il segretario generale di First Cisl – la Bce, i banchieri e la politica continuano a spingere verso questo processo di aggregazione che è disfunzionale rispetto agli interessi del Paese perché è necessaria la presenza nei territori per poter assistere le famiglie e le imprese per mettere in campo quegli investimenti privati che dovranno coadiuvare gli investimenti pubblici del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.

Infine, sollecitato da Radio InBlu sul rapporto di fiducia tra le banche e i risparmiatori, per Colombani “il rapporto di fiducia, anche in quelle crisi bancarie alle quali sono stati associati fenomeni di risparmio tradito, si è mantenuto per la dedizione e lo spirito di abnegazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Ma – avverte il segretario generale – stiamo rischiando il punto di non ritorno, tanto che oltre confine, nei Paesi anglosassoni, a Londra stanno riflettendo sul fatto che abbandonare completamente il territorio e affidarsi esclusivamente al collegamento a distanza, rinunciando alla prossimità, rischia di allontanare definitivamente i risparmiatori.

In Italia i risparmiatori costituiscono un asset – spiega infine Colombani – oggi purtroppo solo potenziale, per gli alti risparmi delle famiglie. C’è bisogno di riprendere le redini del rapporto fiduciario e tornare a modelli di consulenza che prevedano la presenza fisica delle banche sul territorio per poter orientare questi risparmi verso l’economia reale. Ne abbiamo bisogno perché il Paese cresca in maniera forte e prolungata, per una crescita che sia sostenibile ed inclusiva”.

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