La sezione economica de la Repubblica dà ampio spazio all’analisi di First Cisl sulla parità di genere negli istituti di credito. “In banca la parità di genere è solo alla base: solo una donna su 3 è quadro, una su 6 dirigente”. Questo il titolo del servizio del giornalista Andrea Greco che scrive: “La (dis)parità di genere è ancora ben presente nelle banche italiane: specie se le si guarda dal vertice in giù. Anche se negli ultimi vent’anni sono stati fatti dei progressi, e il 48% dei quasi 300 mila dipendenti nel settore credito è donna, solo un dirigente su sei è al femminile. E solo un terzo se si parla dei quadri direttivi, mentre nelle aree professionali quasi due lavoratori su tre sono del genere meno rappresentato. Un’avanzata a rilento, nei numeri messi in fila dall’Ufficio studi del sindacato First Cisl, che ha analizzato i primi otto gruppi bancari del Paese in occasione dell’8 marzo”.
Il quotidiano romano riporta un’esaustiva tabella comparativa sull’occupazione, evidenziando che “in un confronto con i dati dal 1997 nel settore, benché calante, si è decisamente riequilibrata: e la composizione della forza lavoro, allora sbilanciata in un settore tradizionalmente maschile con sette dipendenti su 10 uomini, si è quasi equilibrata, anzi il sorpasso femminile è ormai una realtà nei grandi istituti come Intesa Sanpaolo, Credit Agricole, Monte dei Paschi. Sono, invece, più indietro gruppi come Ubi (dove il 43,3% è donna, e che frattanto è stata integrata da Intesa Sanpaolo), Bper (44,2% di donne), Banco Bpm (44,8%). Le differenze di genere, viceversa, sono ancora piuttosto evidenti – si legge sul giornale – se si guarda agli inquadramenti dei lavoratori: le donne si concentrano infatti nelle “aree professionali” (dove sono il 57,9% del totale), ma restano nettamente minoritarie se si considerano i quadri direttivi (qui le donne sono il 36,2% del totale) e ancor meno donne sono dirigenti: solo il 15,7%”.
A la Repubblica il segretario generale di First Cisl, Riccardo Colombani, dichiara: «Negli ultimi anni, anche grazie all’impegno del sindacato, sono stati fatti molti passi avanti verso la parità di genere. Il nuovo contratto nazionale ha introdotto novità importanti su temi come la valorizzazione della genitorialità e i carichi di cura, fondamentali per consentire alle donne di seguire senza penalizzazioni i loro percorsi di carriera. Va ricordata anche la dichiarazione congiunta Abi – sindacati sulla violenza contro le donne. Tuttavia la strada da fare per raggiungere l’eguaglianza di genere è ancora lunga».
L’articolo di Andrea Greco prende in esame pure le risultanze del part-time evidenziando come la componente femminile sia preponderante. “Su 19.578 contratti esaminati, il 94% riguardano donne, solo un migliaio sono maschili. Un dato che si collega a esigenze familiari e di cura (…). Le donne con contratto a tempo parziale rappresentano il 25,8% della forza lavoro femminile, gli uomini solo l’1,7% dei bancari”. Il servizio di Repubblica approfondisce anche la dinamica degli avanzamenti professionali scrivendo che “il personale maschile è maggiormente favorito nelle promozioni che contano ai fini della progressione di carriera”.
In chiusura di articolo, il giornalista rilancia la dichiarazione della responsabile del Coordinamento donne e parità di genere di First Cisl, Elisabetta Artusio: «Le aziende promuovano programmi di vera valorizzazione delle persone, accompagnati da scelte organizzative coerenti, finalizzate a riconoscere e ad investire nel merito, nelle potenzialità e nel valore aggiunto dato dalle diversità, indipendentemente dal genere. Il “gender gap” che emerge mostra uno spreco di capacità e competenze che le aziende non sono state in grado di utilizzare».
In allegato il comunicato First Cisl con le tabelle esplicative