Banche, progressi sulla parità di genere, ma le donne sono ancora figlie di un dio minore

La parità di genere avanza in banca, ma ancora troppo a rilento. Aumenta infatti il numero delle donne con ruoli di quadro e dirigente, eppure il gender gap, la distanza che le separa dagli uomini, resta notevole. Questa la fotografia scattata dall’Ufficio studi di First Cisl sui primi otto gruppi bancari del Paese in occasione della Giornata internazionale della donna.

Negli ultimi 22 anni la composizione dell’occupazione nel settore si è decisamente riequilibrata: confrontando i dati relativi al 1997 e al 2019 emerge infatti che il divario tra componente femminile e maschile, che si attestava a circa il 38%, si è ridotto a soli 4 punti percentuali (48% contro 52%). La media nasconde una realtà tutt’altro che omogenea: in alcuni gruppi (Mps, Intesa Sanpaolo, e Crédit Agricole) l’equilibrio ormai è raggiunto. Le differenze sono ancora più evidenti se si guarda agli inquadramenti: le donne si concentrano infatti nelle Aree professionali (57,9%), ma restano decisamente staccate se si prendono in considerazione Quadri direttivi (36,2%) e Dirigenti (solo il 15,7%).

Sul versante delle promozioni solo 4 dei primi 8 gruppi forniscono nelle Dnf (Dichiarazione non finanziaria) i dati relativi, dai quali si evince una leggera prevalenza delle donne in termini percentuali. Ma solo due gruppi (Ubi e Bper) forniscono indicazioni precise sulla tipologia degli avanzamenti. Da queste si ricava che il personale maschile è maggiormente favorito nelle promozioni che contano ai fini della progressione di carriera (tra aree professionali a quadro, all’interno della categoria dei quadri direttivi, e tra quadri direttivi e dirigenti).

Significativo il dato sul part-time, che si collega alle esigenze familiari e di cura, e che registra nel suo utilizzo una marcata sproporzione. In 6 gruppi, infatti, le donne con contratto a tempo parziale rappresentano il 25,8% della forza lavoro femminile, gli uomini solo l’1,7%. Marcato il divario anche sui congedi parentali, che nonostante l’introduzione del congedo obbligatorio per i padri, continuano ad essere utilizzati in larghissima misura dalla componente femminile.

“Negli ultimi anni, anche grazie all’impegno del sindacato, sono stati fatti molti passi avanti verso la parità di genere – afferma il segretario generale di First Cisl Riccardo ColombaniIl nuovo contratto nazionale ha introdotto novità importanti su temi come la valorizzazione della genitorialità e i carichi di cura, fondamentali per consentire alle donne di seguire senza penalizzazioni i loro percorsi di carriera. Va ricordata anche la dichiarazione congiunta Abi – sindacati sulla violenza contro le donne. Tuttavia la strada da fare per raggiungere l’eguaglianza di genere è ancora lunga”.

“È necessario che nelle aziende – dichiara la responsabile del Coordinamento donne e parità di genere di First Cisl Elisabetta Artusio – si promuovano programmi di vera valorizzazione delle persone, accompagnati da scelte organizzative coerenti, finalizzate a riconoscere e ad investire nel merito, nelle potenzialità e nel valore aggiunto dato dalle diversità, indipendentemente dal genere. Il “gender gap” che emerge mostra uno spreco di capacità e competenze che le aziende non sono state in grado di utilizzare”.

 

In allegato il comunicato con le tabelle esplicative