Esecutivo First Cisl, Graziani, la stagione della mobilitazione non è finita

Il segretario confederale della Cisl interviene a chiusura del Comitato esecutivo nazionale di First Cisl. Fisco, pensioni, infrastrutture: ecco le priorità dell’agenda sindacale nel 2020

Archiviata una manovra finanziaria in cui le ombre hanno finito per prevalere sulle luci, la Cisl resta in campo con la sua agenda per il Paese. Primo obiettivo: crescere. “Perché se non si cresce – sostiene il segretario confederale Giorgio Graziani – non si può redistribuire”. Graziani è intervenuto al Comitato esecutivo di First Cisl che si è chiuso a Castelnuovo del Garda (Vr) tracciando un bilancio dell’anno appena trascorso e illustrando le priorità per quello nuovo.

“Sulla manovra ci aspettavamo di più, questo è chiaro – dice mettendo in fila i troppi dossier sui quali l’esecutivo marcia ancora a scartamento ridotto – ma non possiamo nemmeno trascurare quanto di buono siamo riusciti ad ottenere con la nostra mobilitazione, a cominciare dal cuneo fiscale. Perché se non fosse stato per i sindacati il taglio del cuneo fiscale ad esclusivo vantaggio dei lavoratori non sarebbe passato”. Tre miliardi di euro, questa la cifra stanziata per il 2020, che si faranno sentire sui redditi fino a 40mila euro. Una misura, nota Graziani, cui si aggancia “il consolidamento degli 80 euro, che per chi guadagna fino a 28mila euro diventano strutturali”.

Nel complesso però le ragioni che hanno spinto i sindacati a scendere a più riprese in piazza non sono state rimosse. “Da vent’anni l’Italia cresce meno della media europea – riflette il segretario confederale – Anche i dati record sull’occupazione del 2019 vanno letti in questa chiave”. Se non ci si ferma alla superficie quei numeri non disegnano infatti un’inversione di rotta, anzi. “La verità è che sono diminuite le ore lavorate ed è peggiorata la qualità dell’occupazione”. L’export italiano ha continuato a tirare nel 2019 e nel 2020 è previsto che superi i 500 miliardi. È chiaro che se la crescita resta asfittica il problema sta nella domanda interna. Ma per far ripartire la domanda interna l’unica soluzione è “far ripartire le infrastrutture, ci sono 130 miliardi già stanziati e la possibilità di creare 260mila posti di lavoro. Ma manca il coraggio di sbloccare i cantieri”.

Che fare, allora? Per Graziani la risposta è solo una: “La stagione della mobilitazione non è finita”. Il che significa che si riprende da dove si è iniziato, vale a dire dalla piattaforma unitaria messa a punto con Cgil e Uil. “Noi non ci accontentiamo del miglioramento, che è indubbio, delle relazioni con il governo. Né possiamo accontentarci di quel che è stato finora”. Tra le richieste dei sindacati, in primo piano resta quella di un tavolo per la riforma fiscale: “Vanno alleggerite le tasse sul lavoro e per farlo, insieme al recupero dell’evasione fiscale, è necessario concentrarsi sulle grandi rendite”. Fondamentale resta anche il nodo pensioni. La proposta, ribadisce Graziani, è che “si possa uscire a 62 anni o con 41 anni di contributi”. Ma lo sguardo non è rivolto solo a chi si avvicina al momento di ritirarsi dal lavoro; c’è anche chi sta muovendo i primi passi e quel traguardo lo guarda da lontano: “Continueremo a insistere per la pensione di garanzia per i giovani”.